Recensione Steve Canyon vol. 9 – Free Books
Pubblicato il 6 Ottobre 2010 alle 12:02
Autore: Milton Caniff (testi e disegni)
Casa Editrice: Free Books
Provenienza: USA
Prezzo: € 8,90 19,5 x 26,5, pp. 88
L’ho già scritto quando ho recensito il Cap di Jack Kirby o lo Spirit di Will Eisner: spesso non si ha memoria storica e, per quanto concerne il fumetto americano, la ricerca a tutti i costi della novità spinge lettori ed editori a trascurare autori fondamentali per ciò che concerne l’evoluzione della comic art a stelle e strisce. E non mi riferisco solo a Kirby o ad Eisner; ma anche, per esempio, a Chester Gould, Frank Frazetta, Harold Foster, Jerry Grandenetti… e la lista potrebbe continuare.
Non voglio, però, fare di tutta l’erba un fascio e sono consapevole che esistono lettori pronti a farsi conquistare dal materiale d’annata, se solo lo conoscessero e se sapessero che è disponibile nelle fumetterie; e ci sono anche editori coraggiosi che, per ciò che concerne questo tipo di produzioni, hanno svolto e svolgono un’attività encomiabile.
Tra gli autori fondamentali del fumetto americano c’è pure il grande Milton Caniff, autentico maestro dello story-telling, valido sia dal punto di vista grafico sia da quello narrativo, e noto soprattutto per due capolavori: Terry e I Pirati e Steve Canyon, che la Free Books sta meritoriamente proponendo in una serie di volumi.
Le storie di Steve Canyon furono pubblicate sui quotidiani e in seguito, considerando il successo ottenuto, ristampate prevalentemente sulla rivista Steve Canyon Magazine, varata dallo stesso Caniff (ricordiamo che fu uno dei pochi cartoonists dell’epoca a mettersi in proprio detenendo il copyright del personaggio). Le storie attualmente in corso di pubblicazione in Italia si basano sulla ristampa realizzata in America dalla Checker. E, nella fattispecie di questo nono volume, l’editore ha riunito due episodi celeberrimi, realizzati nel 1951.
Innanzitutto, chi è Steve Canyon? È un capitano veterano della Seconda Guerra Mondiale che ha fondato una compagnia area privata con l’ausilio di altri veterani. E, come è facile intuire, vive avventure in luoghi disparati, quasi sempre afflitti dal pericolo ‘rosso’ che, specie negli anni cinquanta, in pieno maccartismo, ossessionava l’opinione pubblica americana.
Il primo episodio del volume, ‘Operazione Foo Ling’è un’avvincente thriller, con influssi della spy-story, che vede Steve Canyon confrontarsi con insidiosi nemici orientali e non mancano cinesi trasformisti, belle infermiere con qualche segreto da nascondere e pericoli di vario tipo. Con un riuscito mix di pathos e ironia, Caniff riesce a costruire una storia certamente datata nei dialoghi e in alcune situazioni ma avvincente come non mai. Il secondo episodio, ‘La Duchessa di Denver’, oltre a presentare le consuete atmosfere che i fans di Steve Canyon apprezzavano, affronta un tema piuttosto scottante per gli standard dell’epoca: quello del traffico di schiave.
Indubbiamente, nel fumetto c’è un elemento di forte propaganda (ma bisogna tenere presente l’epoca storica in cui fu realizzato) e questo, forse, potrebbe infastidire qualcuno. Ma, a mio avviso, tale elemento passa in secondo piano se pensiamo alla cinematicità dei disegni di Caniff, dettagliatissimi e complessi pur nella loro apparente semplicità (basta ammirare la tavola ‘onirica’ in cui Steve sogna, in una specie di allucinazione, tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita!); e alla vivacità dei dialoghi (anche se a tratti c’è qualche ingenuità). In ogni caso, stiamo ragionando di un fumetto considerato un capolavoro dalla critica fumettistica statunitense e non. E aggiungo, di un vero e proprio pezzo di storia della letteratura disegnata. Provate a leggerlo.
Voto: 8