Capitan America – Ricordi di Guerra Supereroi Il Mito n. 23: Recensione
Pubblicato il 26 Aprile 2014 alle 11:30
Ritornano le classiche avventure di Capitan America realizzate da Roger Stern e John Byrne! Non perdete le vicende di Cap alle prese con Batroc, Machinesmith e altri criminali e addirittura con le elezioni presidenziali!
Capitan America – Ricordi di Guerra
Supereroi Il Mito n. 23
Autori: Roger Stern (testi), John Byrne (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,99, pp. 208, col.
Data di pubblicazione: aprile 2014
Nel corso dei decenni il comic-book di Capitan America ha subito alti e bassi qualitativi, analogamente ad altre serie Marvel. Tra i momenti migliori si possono citare i classici episodi di Stan Lee e Jack Kirby, le storiche sequenze a sfondo socio-politico di Steve Englehart, la leggendaria run di J.M. De Matteis negli anni ottanta o quella più recente del bravo Ed Brubaker. Ma la lista potrebbe continuare e andrebbero incluse anche le storie scritte da Roger Stern e disegnate dal mitico penciler di Uncanny X-Men, Fantastic Four, il Superman post-Crisis e altri capolavori, vale a dire John Byrne.
La collana Supereroi Il Mito propone con questo volume proprio quei lavori e nello specifico i nn. 247-255 della testata originale. Si tratta di materiale che risente delle convenzioni narrative degli eighties e forse i lettori abituati alle atmosfere cupe e noir di Brubaker potrebbero in un primo momento provare perplessità. Ma in realtà queste storie non hanno perso nulla del loro fascino e sono senz’altro importanti, anche dal punto di vista della continuity.
Quando Stern giunse al timone del mensile sapeva che la situazione di Cap era complessa. Le origini del personaggio, per esempio, risultavano confuse poiché parecchi autori negli anni le avevano narrate con palesi contraddizioni. Uno dei meriti di Stern, coadiuvato da Byrne, fu proprio quello di impostare l’origine del Vendicatore in una versione da considerare ufficiale e definitiva. Inoltre, lo delineò in maniera precisa. Steve Rogers era un soldato che amava il suo paese ma non ne avallava la politica, preferendo rappresentare un ideale di nazione e non i governi. Stern lo evidenziò in una delle storie più celebri della saga di Cap, quella in cui a Rogers viene offerta la possibilità di candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti.
E l’azione non manca. Del resto, Simon e Kirby avevano dato il via alla serie di Cap con intenti propagandistici ma pure con l’intenzione di realizzare un fumetto contrassegnato dal ritmo e dall’azione adrenalinica. Stern quindi usa villain come il Barone Strucker, l’inquietante Machinesmith, il mostruoso Dragon Man, il francese Batroc e l’aggressivo Mister Hyde per complicare l’esistenza dell’eroe. Vanno inoltre tenuti d’occhio i numeri ambientati in Gran Bretagna. È qui che Stern e Byrne fanno un omaggio a un’altra amata serie Marvel, Invaders, dedicata alle vicissitudini di Cap e di altri eroi durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo molti anni, Cap dovrà vedersela con il Barone Sangue, presenza ricorrente nel mensile degli Invasori, ed è qui che farà il suo esordio il nuovo Union Jack.
C’è poi la storia in cui Stern rinarra appunto le origini del Capitano con logica e coerenza e che non può essere ignorata dai fan. I testi di Stern non hanno un’impostazione sperimentale o trasgressiva. Lo stile di scrittura è nel solco della tradizione Marvel a suo tempo impostata da Stan Lee, nonché piacevole. Bisogna tenere presente che Stern, autore forse sottovalutato, faceva parte di quella schiera di scrittori che negli anni ottanta non si fecero influenzare dalle innovazioni di Miller e soci, realizzando comunque ottimi prodotti (basti pensare alle sue quasi contemporanee gestioni di Avengers ed Amazing Spider-Man).
Dal punto di vista dei disegni, Byrne fa un lavoro eccellente, grazie alla plasticità del tratto. Capitan America nelle sue mani diventa una specie di culturista; Dragon Man è enorme e intimidente; e in generale ogni personaggio è ben caratterizzato. Inoltre, pur illustrando le storie in maniera personale, non dimentica mai di collegarsi ai maestri del passato, fedele al motto ‘back to the basics’. Di conseguenza, nel suo Cap si può notare qualcosa di Kirby, per esempio; nel Barone Sangue ci sono dettagli che rimandano alla versione originale di Frank Robbins e così via. Insomma, questo numero della collana Supereroi Il Mito è valido e va tenuto d’occhio.