Supereroi Il Mito n. 22 – Capitan America, la Minaccia Rossa: recensione
Pubblicato il 22 Aprile 2014 alle 11:30
Capitan America deve affrontare le macchinazioni dell’A.I.M. e del Teschio Rosso! E cosa c’è di nuovo? Tutto, se a scrivere le storie c’è Ed Brubaker! Non perdete gli episodi ideati da uno degli autori di punta del fumetto americano in un nuovo volume della collana Supereroi Il Mito!
Capitan America – La Minaccia Rossa
Supereroi Il Mito n. 22
Autori: Ed Brubaker (testi), Steve Epting, Mike Perkins, Javier Pulido (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,99, pp. 208, col.
Data di pubblicazione: aprile 2014
Capitan America non è facile da scrivere a causa della sua valenza iconica. Creato negli anni quaranta da Joe Simon e Jack Kirby, ebbe sin dal principio una funzione propagandistica. Cap infatti combatteva i nazisti e nelle storie c’era un forte impulso patriottico. Quando però Stan Lee lo riprese negli anni sessanta, inserendolo nel contesto contemporaneo del Marvel Universe, le cose cambiarono. Steve Rogers amava il suo paese ma non era al soldo dei governi e non ne avallava la politica. Lui era il simbolo di un ideale: quello di un paese in cui chiunque può realizzarsi e concretizzare il suo sogno.
Gli autori successivi nel corso degli anni hanno tenuto presente questo dettaglio e Captain America è stato un comic-book che ha spesso evitato la retorica. Scrittori come Steve Englehart, per esempio, usarono il Vendicatore a stelle e strisce come pretesto per denunciare le storture, le devianze e le magagne della società e della politica statunitensi, così come J.M. De Matteis e altri. Tale elemento è apparso non solo nell’albo di Cap e persino un autore non progressista come Frank Miller fece dire a Steve nel capolavoro Born Again: ‘Io sono fedele solo al Sogno’, quando si rifiutò di coprire le losche attività del sistema militare americano.
Ciò non toglie che durante gli anni ottanta il comic-book di Cap fu piuttosto stereotipato. Il compianto Mark Gruenwald scrisse infatti tantissimi episodi che presentarono innovazioni relative al cast della serie; ma le vicende erano commerciali e basta. Gru si limitò a delineare trame mainstream che non si discostavano da quelle imperanti in tante altre serie. Dopo la sua morte, la testata subì alti e bassi qualitativi ma quando Joe Quesada divenne editor in chief della Marvel comprese che Cap meritava molto di più.
Nel paese c’era un clima di tensione, conseguenza della situazione post-undici settembre, e Quesada ritenne Cap perfetto per l’analisi di una nazione ossessionata dall’atmosfera di ‘guerra di civiltà’ dilagante. Con Steve Rogers si sarebbero potuti affrontare argomenti come il terrorismo, l’ambiguità morale dei servizi di intelligence, lo scontro non più tra ideologie ma tra religioni e concezioni di vita. Queste tematiche erano apparse di tanto in tanto in passato ma ci voleva maggiore profondità. In poche parole, Captain America necessitava di uno scrittore adulto nei toni. E quello scrittore fu Ed Brubaker, oggi uno dei nomi di punta della Marvel.
Con Cap Brubaker ha fatto un miracolo e ve ne potrete rendere conto leggendo questo volume della collana Supereroi Il Mito che include i nn. 15-21 del comic-book originale e lo speciale del 65° Anniversario. Bru non rinuncia all’azione; anzi, da questo punto di vista, le storie hanno un ritmo adrenalinico e serrato che non concede tregua al lettore. Ma non manca l’introspezione. Cap agisce in un mondo cupo e desolato; un mondo che può finire da un momento all’altro non tanto per colpa di qualche farsesco supercriminale ma di un fanatico dall’aspetto qualsiasi. Un mondo dominato dall’odio e dal conflitto. Ci sono i consueti cliché delle storie di Cap: Nick Fury, lo SHIELD, Sharon Carter e così via; ma Bru li rende più credibili e realistici. Il Teschio Rosso, per esempio, tra le altre cose, manipola e controlla una banda di naziskin (e tutto sommato questi ultimi fanno più paura del Teschio perché sembrano venuti fuori dalle cronache dei nostri giorni). I membri di gruppi eversivi come l’A.I.M e l’Hydra non si esprimono diversamente dai fanatici neo nazi che oggi infestano l’Europa e in generale l’occidente. Sharon Carter è splendida e sexy come non mai e ha un atteggiamento meno ingenuo e più disincantato di quella del periodo classico e lo stesso rapporto tra lei e Steve è più adulto. Cattivi come Sin, la figlia del Teschio, e Crossbones, da villiain convenzionali che erano, si trasformano in agghiaccianti psicopatici che paiono usciti da Natural Born Killers di Oliver Stone e non sono dissimili dai miliziani alla David Koresh che oggi spaventano i cittadini americani.
Bru gioca con il noir e la spy-story delineando una run avvincente e a lunga portata che sarà caratterizzata da colpi di scena e situazioni impensabili ed entusiasmanti. Ripesca addirittura Bucky, rivelando che è vivo; ma la sua versione del sidekick di Cap (il futuro Soldato d’Inverno) è privo della solarità della Golden Age. In poche parole, Captain America diventa, grazie a Bru, uno dei mensili più sofisticati della Casa delle Idee. Ai disegni si avvicendano gli ottimi Steve Epting e Mike Perkins che con il loro tratto realistico, cupo ed evocativo risultano adatti al tono dark delle vicende e costituiscono un ulteriore punto di forza della serie. Il 65th Anniversary Special è invece illustrato da Javier Pulido che cerca, in una riuscita operazione post-moderna, di avvicinarsi alla sensibilità della Golden Age giocando di contrappunto con l’impostazione cruda e hard-boiled dei testi di Brubaker. Coloro che hanno già avuto modo di leggere questo materiale sono consapevoli della sua qualità. Ma chi per svariati motivi non ha avuto la possibilità di provarlo avrà una bella sorpresa. Da non perdere.