Noah – Recensione in anteprima

Pubblicato il 10 Aprile 2014 alle 13:00

Discendente della stirpe di Set, designata per proteggere il mondo, il giovane Noah assiste all’uccisione di suo padre da parte del malvagio Tubal-Cain della dinastia di Caino. Da adulto, Noah vive con la moglie Naameh e con i figli Shem, Ham e Japheth. Attraverso alcuni segni e visioni, il Creatore gli annuncia che un grande Diluvio sta per abbattersi sulla Terra per spazzare via la razza umana divenuta malvagia. Noah dovrà quindi costruire una gigantesca Arca per preservare la sua famiglia e le specie animali ma Tubal-Cain tenterà di impadronirsi della nave.

Noah

Titolo originale: Noah
Genere: Fantasy, avventura, drammatico
Regia: Darren Aronofsky
Interpreti: Russell Crowe, Jennifer Connelly, Anthony Hopkins, Ray Winstone, Emma Watson, Logan Lerman, Nick Nolte
Provenienza: USA
Durata: 138 min.
Casa di produzione: Paramount Pictures, Regency Enterprises
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Data di uscita: 28 marzo 2014 (USA), 10 aprile 2014 (Italia)

Primo vero fantasy nella storia dell’umanità, la Bibbia ha sempre offerto lo spunto per kolossal cinematografici ed è di nuovo fonte d’ispirazione in un momento di scarsa creatività hollywoodiana. In attesa di Exodus, diretto da Ridley Scott e interpretato da Christian Bale, arriva nelle sale Noah del visionario Darren Aronofsky, rilettura della storia del Diluvio Universale che ha già suscitato parecchie polemiche ed è stato bandito dai paesi islamici dove la rappresentazione di un profeta del Vecchio Testamento è proibita.

Oltre alla versione cinematografica, Aronofsky ne ha realizzata anche una a fumetti, splendidamente disegnata da Niko Henrichon. Le differenze tra le due opere sotto il profilo narrativo non sono fondamentali ma il film è lievemente ammorbidito e meno estremizzato nel tono e nei contenuti. Da sempre attento a scavare nell’intima emotività dei suoi protagonisti, come visto in The Wrestler e ne Il Cigno Nero, il regista qui approfondisce la figura di Noah, interpretato da un ossessionato Russell Crowe, che s’incarica di tenere il resto dell’umanità fuori dalla sua Arca condannandola alla distruzione.

Il forte messaggio ecologista del film sembra scaturire dalla concezione filosofica del naturalismo rinascimentale secondo cui Dio si manifesta nella natura e l’uomo può piegare gli elementi naturali alla propria volontà attraverso la magia. Il legame Dio-Natura è sostenuto dalla sequenza che mostra la teoria del creazionismo intrecciarsi con quella dell’evoluzionismo in un tutt’uno.

Noah e la sua nemesi, Tubal-Cain, interpretato da un gretto e bestiale Ray Winstone, sono esponenti di due estremi opposti. Il primo è vegano e maniacale nel rispetto della natura mentre il secondo giunge addirittura al cannibalismo. Anthony Hopkins è Methuselah, nonno del protagonista, più che un profeta un vero e proprio saggio stregone. Le sue capacità e il seme dalle proprietà magiche che dona al nipote sottolineano una volta ancora il legame tra l’elemento naturale e quello esoterico.

Già moglie di Crowe in A Beautiful Mind, un’intensa e combattiva Jennifer Connelly è Naameh, che cerca di essere la voce della ragione per il marito Noah quando le sue convinzioni religiose lo portano in conflitto con la sua famiglia. Emma Watson è la dolce e triste figlia adottiva Ila innamorata del fratellastro Shem mentre Logan Lerman, il Percy Jackson cinematografico, è il fratello Ham. I tre sono il cardine su cui ruota lo sviluppo emotivo finale di Noah che si affranca dal suo ottuso fanatismo per abbracciare la propria umanità e comprendere che il destino della sua specie non dipende da lui ma dall’evolversi della natura stessa nella quale, come detto, Dio viene identificato.

La pellicola può dunque rivelarsi interessante sotto il profilo dei contenuti, discutibili e provocatori finché si vuole, presentati in maniera didascalica e inevitabilmente superficiale per far posto alla componente più ludica del racconto. Aronofsky si trova per la prima volta a dover gestire un budget di 125 milioni di dollari per realizzare un potenziale blockbuster adatto al grande pubblico (lo stesso problema con cui ha dovuto confrontarsi Neill Blomkamp con il mediocre Elysium).

L’elemento più spettacolare sullo schermo sono gli angeli decaduti, giganteschi golem di pietra, il cui leader è doppiato da Nick Nolte, che aiutano Noah nella costruzione e nella difesa dell’Arca, funzionali alla storia ma anche un tantino kitsch. Le scene di battaglia sono brevi e meno cruente rispetto al fumetto che gode di un maggior afflato epico. Il film non scade nel catastrofismo alla Roland Emmerich e non cerca l’action a tutti i costi ma si concentra sempre sui personaggi e sulle loro scelte, divenendo un thriller domestico nella parte conclusiva. Evocative come sempre le musiche di Clint Mansell, fedelissimo di Aronofsky.

Banale e privo di grossi acuti sotto il profilo dell’intrattenimento che risente dell’inesperienza di Aronofsky nei film di genere, l’opera presenta gli spunti più interessanti nel rivestire di tematiche più riconducibili all’attualità un’antica parabola biblica. Noah è un protagonista col quale è difficile, quasi impossibile, empatizzare, ma la sua salvezza e quella dell’umanità si rivela nell’accettare la propria natura anziché rinnegarla o distruggerla cercando così di mediare e conciliare quegli estremismi che da sempre sono fonte di discordia.

Voto: 6,5

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