Supereroi Il Mito n. 20 – Devil Shadowland: Recensione
Pubblicato il 4 Aprile 2014 alle 17:30
Cosa succede quando Devil decide di governare il quartiere di Hell’s Kitchen a capo della setta della Mano? Ce lo spiega Andy Diggle con Shadowland, una delle sequenze narrative più controverse della gloriosa vita editoriale del Diavolo Rosso.
Supereroi Il Mito n. 20 – Devil Shadowland
Autori: Andy Diggle, Anthony Johnston (testi), Billy Tan, Roberto De La Torre, Marco Checchetto (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: €9,99, pp. 272, col.
Data di pubblicazione: aprile 2014
Non sono un fan della Marvel contemporanea. Non sarò certo io a negare che nell’arco degli ultimi dieci anni, più o meno, l’universo narrativo ideato da Stan Lee è stato rinnovato, spesso con risultati interessanti. Ma non sono mancati gli esiti discutibili, dato che, a mio avviso, molti sceneggiatori hanno cercato facili colpi di scena a scapito della profondità delle storie, concentrandosi su eventi rutilanti privi di costrutto, ignorando anni e anni di continuity e, peggio ancora, stravolgendo le psicologie di tanti personaggi storici. L’influenza dei blockbuster cinematografici degli eroi Marvel ha poi ulteriormente contribuito ad abbassare il livello di diversi comic-book che in fondo si sono ridotti ad essere brutte copie delle pellicole tutte effetti speciali e stop.
Certo, lo ribadisco, ci sono state e ci sono eccezioni ma il giudizio complessivo che mi sento di dare nei confronti della Marvel non è positivo. E accade specialmente quando mi capita di leggere opere come Shadowland. La story-line in questione si è dipanata in una miniserie di cinque numeri dallo stesso titolo e nei nn. 508-512 di Daredevil. Ad essi va aggiunto l’epilogo, pubblicato in un one-shot intitolato Shadowland: After The Fall. Come è facile intuire, il protagonista è uno degli eroi storici della casa editrice, Devil.
La serie del Diavolo Rosso è da sempre una delle più mature e sofisticate della Marvel, perlomeno a cominciare dalla memorabile run di Frank Miller degli anni ottanta che aveva trasformato il comic-book di Devil in un gioiello noir e hard-boiled. E dopo di lui, autori come Ann Nocenti, D.G. Chichester, J.M. De Matteis e altri avevano contribuito a tenere alto il livello del mensile. Alla fine della celebrata gestione di Bendis, la testata fu affidata all’ottimo Ed Brubaker che aveva proposto storie intriganti e avvincenti. Quando però si concluse pure l’era di Bru giunse l’inglese Andy Diggle, in precedenza messosi in luce alla DC con The Losers, diversi episodi di Hellblazer e qualcos’altro. Diggle, in effetti, sembrava appropriato per un personaggio cupo e tormentato come Devil.
Del resto, alla Marvel Diggle si è in effetti occupato di character borderline come i Thunderbolts e quelli western inseriti in un contesto attuale (è il caso di Six Guns) e, lo ripeto, potrebbe a prima vista sembrare adatto al Diavolo Rosso. Ma di quale Diavolo Rosso parliamo? Sì, perché quello di Shadowland è irriconoscibile e assurdo. La trama inizia in un punto preciso della storiografia Marvel, quello relativo alla caduta di Norman Osborn. Il perfido Goblin ha perso il potere e il prestigio e in seguito agli eventi di Assedio è di nuovo in manicomio. Tuttavia, aveva cercato di eliminare Devil assoldando il perfido Bullseye e, benché Matt Murdock sia riuscito a salvarsi, non ha potuto impedire la morte di molte persone. Ed è qui che, traumatizzato, prende una decisione discutibile: si unisce al gruppo di ninja della Mano e decide di guidarli.
Ora, è già incredibile che un personaggio come Devil, da sempre dotato di un forte senso della legalità, collabori con un gruppo di letali assassini; ma che arrivi addirittura ad autonominarsi reggente del quartiere di Hell’s Kitchen è il massimo della demenzialità. Ma tant’è. Di conseguenza, Devil è il leader di quella zona e non si fa scrupolo di usare qualsiasi mezzo per combattere i criminali, facendosi circondare da tipi discutibili come Tarantula Nera, tanto per fare un esempio, o Typhoyd Mary. E uccide persino Bullseye, salvo poi cercare di resuscitarlo tramite uno dei rituali ninja della Mano.
A questo aggiungiamo vari eroi che si recano da Matt per convincerlo a desistere con il suo atteggiamento, rivolgendosi a lui come se si trattasse di un bambino; oppure Kingpin che addirittura evoca Ghost Rider con un rito esoterico e altre scemenze assortite e si comprende qual è il risultato: Shadowland è un’accozzaglia di situazioni strampalate e senza senso e ogni momento della trama è il pretesto per presentare lotte senza esclusione di colpi tra centinaia di personaggi. Non manca nessuno o quasi: Luke Cage, Pugno d’Acciaio, Shang-Chi, il Punitore, Elektra, Moon Knight, l’Uomo Ragno, Dakota North e così via e Devil che dovrebbe essere il protagonista si riduce a un elemento secondario della trama, perlopiù con la personalità di un frigorifero.
Forse rendendosi conto del pasticcio, a un certo punto Diggle, peraltro coadiuvato da Anthony Johnston, rivela che Matt è in realtà posseduto dalla Bestia, l’entità demoniaca creata da Miller e Sienkiewicz nella miniserie Elektra: Assassin; ma non basta a rendere più accettabile una trama commerciale nel senso deteriorare del termine, discutibile e a conti fatti noiosa, con testi piatti e anonimi e dialoghi banali. La fine della saga, con l’apparizione della Pantera Nera in una nuova, inedita collocazione, è poi insoddisfacente. Insomma, Shadowland, a mio parere, è uno dei momenti più bassi della storia di Daredevil e della stessa Marvel.
Le cose vanno meglio sul versante dei disegni. Billy Tan fa un buon lavoro e si rivela efficace, senz’altro migliore di Roberto De La Torre che invece è meno suggestivo. Ma la parte del leone la fa l’ottimo Marco Checchetto che con il suo stile oscuro e i piacevoli giochi d’ombra è perfetto per le atmosfere tenebrose di Shadowland. Peccato che il suo talento sia al servizio di una story-line risibile. Di conseguenza, questo volume è evitabile e può solo essere consigliato ai fan hard-core di Devil ma non a coloro che cercano la qualità.