Almost Human: Pilot – Recensione
Pubblicato il 25 Novembre 2013 alle 08:29
Anno 2048. Scienza e tecnologia si evolvono a ritmo incontrollabile. Droghe e armi sconosciute inondano strade e scuole. Il contrabbando viene controllato e gestito da organizzazioni criminali misteriose e violente. Il tasso di criminalità è aumentato del 400%. Numericamente inferiori e surclassate, le forze dell’ordine mettono in atto una nuova strategia: ogni agente è affiancato da un droide da combattimento tecnologicamente avanzato.
Almost Human
Genere: Fantascienza, Action, Poliziesco
Regia: Brad Anderson
Interpreti: Karl Urban, Michael Ealy, Minka Kelly, Lili Taylor, Mackenzie Crook
Provenienza: USA
Durata: 44 min.
Casa di produzione: Frequency Films, Bad Robots, Warner Bros. TV
Emittente (USA): 20th Century Fox
Data di messa in onda (USA): 17 novembre 2013
Hollywood sembra aver riscoperto i buddy movies, quegli action con due protagonisti complementari, perlopiù poliziotti, l’uno l’opposto dell’altro, costretti ad agire insieme fino a diventare immancabilmente dei compagnoni. Molti dei film del genere visti in questi ultimi mesi sono tratti da fumetti, quali Jimmy Bobo – Bullet to the Head con Sylvester Stallone, il pessimo R.I.P.D. con Ryan Reynolds e Jeff Bridges, Cani Sciolti con Denzel Washington e Mark Wahlberg e anche Iron Man 3 è stato trasformato, in maniera piuttosto illegittima, in un buddy movie dal regista Shane Black, sceneggiatore di Arma Letale e L’Ultimo Boy Scout, due pietre miliari del genere.
Lo stesso concept viene riproposto in chiave fantascientifica in questa nuova serie tv creata da J.H. Wyman, già all’opera su Fringe, e prodotta da J.J. Abrams, alle redini delle saghe cinematografiche di Star Trek e Star Wars. Karl Urban, veterano dei cinecomics e icona nerd (Il Signore degli Anelli, Star Trek, Riddick, Doom, Pathfinder, Red, Priest, Dredd) è John Kennex, un agente che ha commesso un errore facendo cadere in un’imboscata la sua squadra. Unico superstite dell’attacco, afflitto dai sensi di colpa, John ha ora una protesi bionica al posto della gamba ed è affetto da un’amnesia che cerca di curare attraverso una terapia illegale.
Lo affianca Dorian, un droide particolare programmato per sviluppare emozioni che ha gli occhi azzurri del bravo Michael Ealy. E’ evidente dunque la dicotomia tra il poliziotto umano, chiuso in se stesso e con una componente robotica e il droide che ha un lato umano, vuole provare sentimenti ma contrappone processi logici inoppugnabili alle fragilità emotive del compagno.
Tuttavia, la relazione tra i due protagonisti, che dovrebbe reggere la serie, denota qualche debolezza. Il lato umano del droide Dorian prende troppo il sopravvento sulla sua identità di robot e pare di vedere semplicemente due normali poliziotti, con le rispettive personalità, che interagiscono tra le consuete dinamiche bromance venate da un’ironia appena accennata e mai fuori luogo. Per farla breve, Dorian è troppo uomo e poco robot ma è un difetto a cui si può rimediare con il prosieguo della serie.
I personaggi secondari sono tutti piuttosto stereotipati. La bellissima Minka Kelly è la detective Valerie, il cui unico compito sembra quello di intrecciare una relazione sentimentale col protagonista. C’è il nerd Rudy, progettista di androidi, l’agente Richard che ha in disprezzo John mentre una materna Lily Taylor (Haunting, The Conjuring) è il capo del dipartimento.
Va un pochino meglio sul fronte investigativo. Gli elementi fantascientifici sono usati bene e con buona inventiva, sostenuti da effetti visivi di ottimo livello per gli standard televisivi. La scenografia è un mix tra Blade Runner e Minority Report e non mancano suggestioni alla Philip K. Dick. Molto bene anche le sequenze action. Attenzione alla primissima inquadratura dell’episodio che si rifà ai videogames sparatutto in soggettiva alla Doom.
Siamo solo all’inizio e la serie ha ampi margini di crescita. E’ ancora debole per quel che riguarda l’approfondimento dei personaggi e il concept di base mentre sembra più ricca di idee sotto il profilo crime, una sorta di C.S.I. in versione fantascientifica. Si lascia guardare ma, con un lavoro di scrittura migliore, può diventare davvero una serie di ottimo livello.