Yukito, la recensione dei primi due volumi del poliziesco di Arimasa Osawa
Pubblicato il 26 Marzo 2014 alle 14:30
Acclamato come uno dei seinen di maggior successo degli ultimi anni arriva in edicola per Star Comics, Yukito
Yukito vol. 1 e 2
Storia e Disegni: Arisama Osawa e Akiko Monden
Casa Editrice: Star Comics
Provenienza: Giappone 2011 (5 volumi serie conclusa)
Target e Genere: Seinen, Thriller, Poliziesco
Prezzo: € 4,90, 13×18, B, 224 pp, b/n, Sovracoperta
Data di pubblicazione: Dicembre 2013
Yukito è un’opera manga di genere poliziesco scritto dal maestro Arisama Osawa e disegnato da Akiko Monden, mangaka molto raffinata. La storia presenta tutti i tratti caratteristici del genere hard-boiled di cui Osawa è un geniale maestro. Il genere si distingue dal tipico poliziesco a sfondo deduttivo per una rappresentazione esplicita del crimine e gli spunti noir. La storia, complessa e ambigua, immerge il lettore in un mondo oscuro e sotterraneo: Shinjuku il quartiere di Kabukicho dove è ambientata è infatti descritto dall’autore come un mare profondo in cui vige la legge dei predatori. È qui che Yukito, il protagonista del manga, muove i passi alla ricerca di una scomoda verità.
Yukito Kaji buca la scena al primo pannello: è bello da togliere il fiato, i suoi occhi sono profondi e misteriosi e quando aprirà bocca non farà che stupire il lettore una pagina dopo l’altra: perché Yukito è un cacciatore. Sembra un campagnolo sprovveduto quando, appena arrivato a Kabukicho dalle montagne innevate di Akita, viene attirato da due ragazze in una trappola, ma nelle sue vene scorre il sangue di un matagi – uomini di montagna che vivono ancora di caccia – ed è un gioco da ragazzi per lui sfuggire all’inganno. I suoi modi, a volte affettati e remissivi, altre duri e da tipico “macho”, lo rendono un personaggio unico e affascinante. Sembra che nulla riesca a intimidirlo: che si trovi al cospetto di un esponente della yakuza, di un poliziotto o di un losco figuro, Yukito non si scompone mai, e a chiunque entri in contatto con lui pone sempre la stessa domanda: “Conosci il clan Tashiro?“.
All’inizio, nessuno tra le persone che incontra sembra avere una risposta al suo interrogativo, ma la verità salirà a galla quasi naturalmente: dodici anni prima in un centro commerciale di Akita, Koji Karibe, un esponente del clan Yakuza Tashiro venne coinvolto in un caso di ferimento e successivamente fu arrestato a Shinjuku per un crimine diverso. Il commissariato di polizia di Akita inviò due ispettori a prelevarlo ma furono uccisi entrambi, di Karibe si perse ogni traccia e il caso rimase irrisolto. Yukito è proprio sulle tracce di Karibe, ma arrivato a Kabukicho, scopre che il clan Tashiro non esiste più.
I personaggi che lo accompagnano lungo un percorso che si rivelerà irto di ostacoli e misteri sono: Miyamoto, un ex membro del clan Tashiro oggi parte di un’organizzazione criminale affiliata allo Shinkyo-Kai, personaggio ambiguo ma intrigante e Sae – ispettore di polizia che dopo aver scoperto l’obiettivo di Yukito decide di aiutarlo. È legato a Miyamoto da uno strano rapporto di stima benché siano nemici naturali. Poi c’è An, fragile personaggio femminile che si innamora a prima vista di Yukito e si pente subito di averlo adescato. Infine Nijma, losco presta soldi in possesso di ingenti capitali, che fa sparire denaro dai conti del clan Shinkyo- Kai e che si scoprirà legato a Karibe.
Se il primo volume getta le basi di una trama che si rivelerà intricata e coinvolgente, svelando per gradi la reale identità di Yukito, nel secondo con l’approfondimento e l’introduzione di altri personaggi come Chikamatsu – factotum dello Shinkyo-Kai – , Tamao – bellissima sorella di Karibe – e Kamoshita, giovane imprenditore che rivende automobili usate, altri nodi verranno al pettine e i più esperti del genere poliziesco riusciranno a riavvolgere il filo che lega tutti i protagonisti e a intuire il mistero che si cela dietro la scomparsa di Karibe, il protagonista invisibile delle vicende.
Yukito è un seinen eccezionale: la storia scritta da un genio del genere poliziesco come Osawa è solida, ben strutturata, a tratti forse un po’ macchinosa, ma coinvolgente. Il fatto che sia illustrata da una mangaka rinomata e dal tratto molto raffinato come Akiko Monden rende la lettura un piacere per gli occhi oltre che per la mente. Yukito è bello e aitante ma è Miyamoto, boss gentiluomo affascinate e tenebroso, a spiccare sugli altri per l’eleganza innata dei modi e dei gesti. Un mix assolutamente vincente quello di Osama con la Monden.
Imperdibile.