Need for Speed – Recensione
Pubblicato il 25 Marzo 2014 alle 23:37
Tobey Marshall è un ex-pilota professionista che gareggia in corse clandestine e gestisce un garage a New York. Dopo aver stipulato un accordo con il suo scorretto ex-rivale Dino Brewster per costruire e vendere una Ford Mustang, Tobey accetta di affrontarlo in una corsa nella quale il suo migliore amico Pete resta ucciso. Scontati due anni di carcere, Tobey vuole fare giustizia affrontando di nuovo l’avversario in gara con l’aiuto della sua squadra e della bella Julia.
Titolo originale: Need for Speed
Genere: Azione
Regia: Scott Waugh
Interpreti: Aaron Paul, Dominic Cooper, Imogen Poots, Michael Keaton
Provenienza: USA
Durata: 132 min.
Casa di produzione: Dreamworks Pictures, Reliance Entertainment, Electronic Arts, Bandito Brothers
Distribuzione (Italia): 01 Distribution
Data di uscita: 13 marzo 2014 (Italia), 14 marzo 2014 (USA)
Need for Speed, celebre saga videoludica prodotta da Electronic Arts, nata nel ’94 e che conta ad oggi più di venti titoli per tutte le piattaforme, giunge sul grande schermo in una trasposizione firmata da Scott Waugh, che si era fatto conoscere con Act of Valor, film di forte propaganda militarista. Questa volta il regista realizza una sorta di Fast & Furious dei poveri, senza truzzi muscolosi, belle ragazze discinte o scene d’azione esageratissime.
La trama, come prevedibile, è un puro pretesto per una serie di corse automobilistiche. Aaron Paul, che si è messo in luce come co-protagonista della serie tv Breaking Bad, qui non riesce a dare carisma ad un protagonista stereotipato che denota un arco narrativo prevedibile e poco credibile. In particolare, esce dal carcere dopo due anni di reclusione e sembra che siano trascorse due ore. Imogen Poots, la bella del film, sta lì solo per far vedere gli occhi azzurro e nient’altro. Curiosamente, i due attori sono co-protagonisti anche in Non buttiamoci giù, attualmente nelle sale.
Dominic Cooper, padre di Tony Stark nella saga cinematografica Marvel, è il villain della situazione. Motore emotivo della storia dovrebbe essere la morte di Pete, amico del protagonista nonché fratello della fidanzata del cattivo. Peccato che quest’intreccio venga sfruttato malissimo, è forzoso e non riesce a dare profondità ai personaggi. I compagni di squadra di Tobey servono più che altro come diversivo comico mentre Michael Keaton, dopo la marchetta di RoboCop, ha poco più di un cameo, sempre gigioneggiante, nel ruolo di telecronista e organizzatore di una gara clandestina.
Le corse automobilistiche sono congegnate e girate in maniera molto classica e convenzionale, senza l’uso di computer-grafica, e con qualche buona idea qua e là. Nei momenti più spettacolari si passa all’inquadratura in soggettiva all’interno dell’abitacolo per richiamare le suggestioni del videogame. Il lieto fine è scontato ed assicurato e le due ore e dieci di durata sono eccessive.
Una storiella risaputa con interpreti male utilizzati per personaggi monodimensionali. L’unico motivo d’interesse è la parte più ludica che potrebbe anche soddisfare i fans del videogame. Ma in un periodo in cui le esagerazioni di Fast & Furious trionfano al botteghino, difficilmente un film così compassato potrà soddisfare le esigenze del grande pubblico. Le auto sfrecciano veloci, il film no.