Captain America: The Winter Soldier – Recensione in anteprima
Pubblicato il 21 Marzo 2014 alle 00:09
Dopo aver respinto la minaccia dei Chitauri insieme ai Vendicatori, Steve Rogers, alias Captain America, cerca di vivere una quotidianità normale provando ad adattarsi ad un’epoca che non gli appartiene. In seguito allo scontro con il mercenario francese Batroc per recuperare una nave sequestrata, Captain America si ritrova coinvolto in un enorme complotto che lo vedrà braccato sia dalle forze dello SHIELD che dell’HYDRA. Coadiuvato da Vedova Nera e dal nuovo alleato Falcon, il supereroe dovrà affrontare un nuovo invincibile sicario: il Soldato d’Inverno.
Titolo originale: Captain America – The Winter Soldier
Genere: Azione, thriller, fantascienza
Regia: Anthony e Joe Russo
Interpreti: Chris Evans, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson, Robert Redford, Sebastian Stan, Anthony Mackie, Cobie Smulders
Provenienza: USA
Durata: 136 min.
Casa di produzione: Marvel Studios, Sony Pictures Imageworks
Distribuzione (Italia): Walt Disney Pictures
Data di uscita: 26 marzo 2014 (Italia), 4 aprile 2014 (USA)
Creato da Ed Brubaker e comparso per la prima volta sul n. 1 di Captain America nel 2005, il Soldato d’Inverno rappresenta uno dei più riusciti e sbalorditivi colpi di scena nella storia del fumetto supereroistico. Si tratta infatti del redivivo James Buchanan Barnes, alias Bucky, giovane alleato mascherato di Captain America durante la Seconda Guerra Mondiale, nato sulla scia del Robin di Batman.
I fratelli Anthony e Joe Russo, registi di questo nono episodio della saga cinematografica dei Marvel Studios, e gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely hanno dovuto fare i conti con la banalizzazione operata sul personaggio nel primo film, Captain America – Il Primo Vendicatore, uscito nel 2011 e diretto da Joe Johnston. Sempre migliore amico di Steve Rogers ma privato del suo status di eroe mascherato e ridotto a soldato comune, il Bucky cinematografico non denota la stessa potenza iconografica della controparte cartacea e la sua morte non è stata un momento epocale al pari dell’opera originale.
Questo sequel non può dunque reggere sulla sorpresa costituita dalla vera identità del Soldato d’Inverno che, oltre ad essere già nota ai fans del fumetto, è ovvia anche al pubblico più generalista poiché il personaggio è interpretato di nuovo da Sebastian Stan. I Russo sopperiscono a tale carenza imbastendo però una rutilante spy-story tra action e thriller, con elementi fantascientifici che vanno ben oltre la sospensione dell’incredulità, sorretta da un intreccio piuttosto solido.
Croce principale del film continua ad essere Chris Evans, ancora inespressivo, eccessivamente leggero nella caratterizzazione del protagonista, più un surfer californiano uscito da Baywatch che un veterano ed un eroe di guerra in un’epoca in cui le istituzioni a stelle e strisce vengono messe in discussione e le forze militari statunitensi non godono più dello stesso fulgore che le ha contraddistinte nella Seconda Guerra Mondiale.
Dopo il discutibile costume indossato da Evans nel primo film e quello orrendo sfoggiato in The Avengers, la nuova tenuta di Captain America è molto più elegante, aerodinamica, concreta ed essenziale, a parte le orecchie al vento che sono sì un omaggio al fumetto originale ma non hanno molto senso in una rilettura estetica così realistica. Fatto sta che Evans indossa il nuovo costume solo nella prima scena e non riesce a tenere la maschera sulla faccia troppo a lungo. Per il resto del film combatte in abiti civili. Un puro pretesto per tenere il volto scoperto e una maglietta attillata sui pettorali per accontentare le fans dell’attore. Sull’uniforme indossata nel finale del film non diremo nulla senonché riesce ad avere una certa valenza simbolica.
Il complotto in cui si trova coinvolto il protagonista riguarda da vicino lo SHIELD, l’organizzazione segreta le cui vicende vengono raccontate nella serie tv che fa da spin-off alla saga cinematografica. Compagna d’azione di Captain America è Vedova Nera, di nuovo interpretata da Scarlett Johansson, che alterna pose maliziose a battibecchi in chiave comica con Steve Rogers lasciando alcuni spunti interessanti per quello che può essere il prosieguo del suo arco narrativo nei prossimi film.
A loro si affianca Anthony Mackie nell’armatura volante di Falcon, spinto dentro un po’ a forza e puramente funzionale per le scene action. Samuel L. Jackson torna nel ruolo di Nick Fury, sempre personaggio del mistero che compare e riappare in continuazione, ma i risvolti narrativi che lo riguardano non riescono mai ad ingannare il pubblico fino in fondo. Spazio anche per Maria Hill, di nuovo la bellissima Cobie Smulders, che pure andrà incontro ad una svolta importante nel finale. Appena accennato e rimandato al sequel il personaggio di Sharon Carter, nipote di Peggy, interesse sentimentale di Cap durante la guerra.
Un autoritario Robert Redford è Alexander Pierce, uno dei leader dello SHIELD e amico di vecchia data di Nick Fury. Sul personaggio non vi diremo nulla poiché ha un ruolo fondamentale ma anche intuibile fin dal trailer stesso. Il Soldato d’Inverno risulta una sorta di invincibile Terminator che dà vita alle sequenze di combattimento più belle del film ma viene approfondito a spizzichi e bocconi. Tra gli altri villains, riletti in chiave realistica, quasi nolaniana, il mercenario francese Batroc e l’agente SHIELD Crossbones che darà la caccia al protagonista. Interessante anche la nuova identità di Arnim Zola che si distacca dal più banale androide del fumetto.
Il film procede a gran ritmo, con sequenze d’azione ben congegnate, scene di lotta coreografate a dovere, un catastrofismo finale più ragionato rispetto al destruction porn visto in alcuni blockbuster recenti ed effetti digitali di buona fattura con qualche piccola caduta. Anche il 3D funziona a sprazzi. Il finale è abbastanza efficace anche se non avrebbe guastato un po’ di enfasi epica in più. Durante i titoli di coda, arricchiti da belle animazioni stilizzate, ci sono ben due scene, una delle quali poteva essere tranquillamente inserita nel finale del film.
Un prodotto che funziona bene come mezzo d’intrattenimento, l’uso dei personaggi nella tessitura narrativa è ben equilibrato e il tema di fondo della storia, alla base della grande cospirazione, alza il livello dei contenuti rispetto al tono puerile dei precedenti film Marvel Studios. Peccato per la continua ed eccessiva vaporosità nella caratterizzazione dei personaggi e per quel Chris Evans che non riesce proprio a dare carne e sangue a Captain America.