Sette Naufraghi, la recensione del nuovo volume
Pubblicato il 15 Marzo 2014 alle 15:30
Sette ragazzi un’isola misteriosa, un segreto inconfessabile da svelare. E la luce di uno strano faro da spegnere.
Sette Naufraghi
Autori: Tony Semedo, Gaetan Georges
Casa editrice: RW–Lion
Provenienza: Francia
Genere: Noir-Giallo
Prezzo: € 11,95 20×27, C, col., 64 pp
Data di Pubblicazione: marzo 2014
Su un isola misteriosa sei ragazzi vivono tranquillamente, accuditi da tutti gli abitanti adulti del villaggio. Ma all’arrivo del settimo ragazzo, il giovane Aran, le cose subiscono una rapida mutazione. Ricordi sopiti tornano a galla, venti di tempesta si alzano e l’isola stessa da ameno paradiso sembra assumere i toni inquietanti di una prigione segreta. C’è un mistero da svelare, e la soluzione si trova nella luce del faro che splende all’altro capo dell’isola. Riusciranno i 7 naufraghi a spegnerlo e a scoprire l’inconfessabile segreto che condividono?
Questa volta la collana 7 si cimenta con la metafisica, mettendo in piedi una storia che parte come una piccola avventura infantile per tramutarsi ben presto in qualcosa di più, incrociando ambientazione realistica a letture simboliche ed escatologiche. Visto che il mistero è il cuore di quest’opera, eviterò il più possibile rischi di spoiler. Dunque qualsiasi accenno alla trama si ferma qui.
Nessuno degli elementi del volume, preso singolarmente, è particolarmente innovativo o raffinato, eppure nel complesso il tutto risulta piacevolmente armonico, e la suspence riesce a spingere la lettura. I dialoghi per esempio, pur non essendo brillanti o graffianti risultano appropriati a descrivere le personalità infantili dei protagonisti – che come già detto sono appunti dei ragazzini – così come il tratto cartoonistico e la colorazione chiara e sgargiante trasmettono l’idea di fanciullezza e di altrove metafisico e crepuscolare, appropriate al tema narrativo di fondo.
Peccato per e sproporzioni più o meno evidenti e per la staticità dei movimenti che si può osservare a tratti nei personaggi, che riduce l’eleganza complessiva delle tavole e rende l’azione meno credibile.
Anche il soggetto in realtà non è nuovo, ma vanta precedenti illustri. Vedi ad esempio “Una pura formalità”, film del 1994 firmato da Giuseppe Tornatore con due straordinari Roman Polansky e Gerard Depardieu (che spero non abbiate ancora visto ma che vi consiglio caldamente… dopo aver letto “7 naufraghi” però).
Per farla breve una lettura sufficientemente interessante, armoniosa nei suoi difetti e un buon esercizio di manierismo.