Jonathan Cartland, la recensione della serie Cosmo a colori
Pubblicato il 9 Marzo 2014 alle 11:30
Editoriale Cosmo propone il primo episodio inedito di Jonathan Cartland, il western di Laurence Harlé e Michel Blanc-Dumont, in un albo formato gigante a colori! Non perdete l’inizio delle avventure del più amato trapper del fumetto bd!
Jonathan Cartland
Cosmo Color n. 6
Autori: Laurence Harlé (testi), Michel Blanc-Dumont (disegni)
Casa Editrice: Editoriale Cosmo
Genere: Western
Provenienza: Francia
Prezzo: € 4,20, pp. 64, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2014
Come ho scritto in numerose occasioni, l’Editoriale Cosmo si sta guadagnando il consenso dei lettori con la pubblicazione di capolavori di area bd proposti in formato bonellide e in bianco e nero a un prezzo più che accessibile. Ma la casa editrice ha riservato liete sorprese, proponendo pure materiale italiano e altri fumetti di provenienza francofona nella versione a colori. È il caso della collana Cosmo Color, appunto, che nei primi cinque numeri ha presentato Wanted, l’ottimo western di Simon Rocca e Thierry Girod. Ma le sorprese continuano e in questo sesto numero è il turno della storia iniziale di Jonathan Cartland, altro serial western di grande valore.
Il personaggio è noto al pubblico nostrano ma in passato il primo albo che introduceva il malinconico trapper ideato da Laurence Harlé era rimasto inedito per ragioni, sinceramente, a me ignote. L’Editoriale Cosmo ha quindi deciso meritoriamente di colmare la lacuna e i fan potranno finalmente leggere in italiano il primo capitolo della saga e per giunta a colori. Harlé inserisce quindi il personaggio in pieno Far West, con le autorità americane che controllano vasti territori statunitensi e le tribù pellerossa che, loro malgrado, sono costrette ad accettare la situazione. Trattandosi di un western, non mancano gli elementi tipici di questo genere narrativo: cowboys, indiani, praterie, saloons e così via.
Jonathan Cartland non è però un western alla John Ford e nello spirito è più assimilabile a pellicole revisioniste del calibro di Soldato Blu e Corvo Rosso Non Avrai Il Mio Scalpo e ciò è palese soprattutto nella rappresentazione degli indiani. Sono eticamente migliori dei bianchi, nonché vittime del razzismo, e la civiltà dei pellerossa è descritta con rispetto. La contrapposizione tra questi due mondi e i differenti stili di vita è il dettaglio più importante della vicenda ma lo sceneggiatore non rinuncia all’azione e all’avventura. Jonathan è in buoni rapporti sia con i bianchi che con gli indiani e, per una serie di vicissitudini, si mette in testa di scoprire il colpevole di un efferato crimine. Alcuni bianchi, però, per ragioni che saranno spiegate nell’albo, cercano di far cadere la colpa sugli indiani.
Harlé ha uno stile di scrittura che è tutto tranne che verboso e sia i testi che i dialoghi hanno una stringatezza quasi hard-boiled che contribuisce a rendere cruda e spiazzante, specialmente dal punto di vista psicologico, la story-line. Riesce a creare abilmente un’atmosfera di suspense e il ritmo della narrazione è veloce e di impostazione cinematografica. I personaggi sono ben delineati e Jonathan con le sue conversazioni ma pure con gli improvvisi silenzi cattura l’attenzione; ma non sono trascurabili gli indiani, saggi e carismatici, e in particolare una squaw destinata a diventare la compagna del trapper.
La serie è valida anche per i disegni di Michel Blanc-Dumont. Il suo tratto è stilizzato e apparentemente grezzo; ma, in realtà, è molto espressivo ed efficace e il dinamismo del penciler è evidente nelle sequenze degli inseguimenti e delle sparatorie. Il suo stile è inoltre valorizzato dai colori tenui e autunnali di Claudine Blanc-Dumont che risultano particolarmente indovinati per il tono riflessivo della vicenda. Gli estimatori di Jonathan Cartland e, in generale, del western saranno quindi soddisfatti e questa proposta è senz’altro da prendere in considerazione.