Animal Man di Tom Veitch, la recensione del volume 1
Pubblicato il 6 Marzo 2014 alle 19:10
RW-Lion propone un ciclo inedito di Animal Man scritto da Tom Veitch, uno degli autori più anticonvenzionali dei comics americani! Cosa succede al supereroe animalista quando il suo legame con il campo morfogenetico inizia a deteriorarsi? Scopritelo in questo tp disegnato da Steve Dillon!
Animal Man di Tom Veitch n. 1
Autori: Tom Veitch (testi), Steve Dillon (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 12,95, 16,8 x 25,6, pp. 128, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2014
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Animal Man è uno dei personaggi che la DC ha riproposto con il reboot e il suo attuale serial scritto dal bravo Jeff Lemire è in corso di pubblicazione anche in Italia. Ma la RW-Lion ha deciso di tradurre pure le storie inedite della serie precedente; in pratica, quelle successive alla leggendaria run di Grant Morrison. A sostituire il folle genio di Glasgow fu Peter Milligan che delineò una story-line stravagante, ispirata all’estetica di William Burroughs; e quando l’autore di Shade concluse la sua gestione, fu il turno di Tom Veitch.
In questo tp che include i nn. 33-37 della testata originale avrete modo di leggere il materiale scritto dal fratello di Rick che qualcuno forse ricorda come sodale di Alan Moore nel capolavoro Swamp Thing. Tom aveva una fama più underground, avendo incominciato la carriera negli anni settanta nell’ambito dell’editoria indipendente. Consapevole della peculiarità del mensile di Animal Man, ritenne di doversi concentrare sugli aspetti tipici di Buddy Baker: l’animalismo, ovviamente; la profonda empatia che l’eroe prova nei confronti degli animali e il suo profondo legame con la moglie Ellen e i figli Cliff e Maxine.
All’inizio del volume sembra che l’esistenza di Buddy sia serena. Ha trovato lavoro come stunt-man, la sua attività di supereroe funziona e la vita in famiglia è tranquilla. Ma è la calma che precede la tempesta. Buddy è infatti costretto a confrontarsi con un vicino che potrebbe essere responsabile dell’uccisione di molti uccelli. Per giunta, ha ferito Cliff e le circostanze fanno pensare che si tratti di un pericoloso psicopatico. Ma la situazione è più complicata e forse la causa di tutti i problemi è da attribuire non tanto all’uomo quanto allo stesso Buddy. Del resto, il suo comportamento si fa sempre più irrazionale, ha inspiegabili sbalzi d’umore e, particolare più preoccupante, il collegamento al campo morfogenetico che gli dona superpoteri si è deteriorato.
Inoltre, Maxine si sta rivelando aggressiva e, per una serie di ragioni enigmatiche, è Buddy a influenzarla. E che ruolo giocano alcuni sciamani indiani che possiedono la chiave di tutti questi misteri? Veitch gioca con la suspense, partendo da un contesto domestico e quotidiano da soap opera, apparentemente rassicurante, per avvicinarsi a situazioni narrative visionarie. L’autore si fa influenzare dalle teorie di Sheldrake, rifacendosi alle storie di Morrison, e imbastisce un thriller intrigante, con la tematica ecologista sempre in evidenza. Peraltro, questi episodi sono importanti perché è qui che la piccola Maxine incomincerà a sviluppare le sue doti meta-umane e, come sanno coloro che leggono le storie odierne, è un dettaglio determinante.
I testi di Veitch sono meno trasgressivi di quelli di Morrison e Milligan ma bisogna considerare che questi albi furono pubblicati in un periodo in cui la divisione editoriale Vertigo non esisteva e perciò la lettura potrà risultare mainstream. Ma Veitch sa come narrare un’avventura e i fan di Buddy non rimarranno delusi. Alle matite c’è Steve Dillon, osannato penciler di Preacher e altri gioielli. In questo caso, il suo stile elegante giova alla serie, specialmente se ricordiamo che prima di lui c’era stato il non eccelso Chas Truog. Tuttavia, il suo tratto, pur valido, è parzialmente grezzo e legnoso e gli esiti creativi migliori del penciler emergeranno proprio con Preacher. In ogni caso, Steve realizza belle versioni di Buddy, Ellen e gli altri character e la fluidità dell’azione da una vignetta all’altra è encomiabile. Insomma, il tp è da tenere d’occhio.