Last Man: la seconda recensione del volume 1
Pubblicato il 14 Marzo 2014 alle 11:20
Bastien Vivès ci porta al centro di un turbine di lotta e sentimenti: Last Man è la storia di un torneo ma soprattutto dei suoi protagonisti!!
Last Man 1
Autori: Bastien Vivès, Michaël Sanlaville, Balak
Formato: Brossurato 15 x 21, 216 pp
Genere: arti marziali
Prezzo: 16 euro
Data di Pubblicazione: febbraio 2014
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Bao Publishing porta in Italia un fumetto che è tutto un esperimento. Dalla Francia siamo abituati a leggere un certo tipo di storie con un certo tipo di formato, ma questo Last Man vuole provare a sorprendere il lettore in tutti i sensi. Bastien Vivès riesce ad adattarsi ad un genere che ricorda più il manga che la graphic novel, infatti.
Last Man è un fumetto veloce, senza una trama complessa, che parla di combattimenti e ruota intorno ad un torneo di lotta: Adrian è un dodicenne piccolo e gracile, che vive con la madre, determinato in tutto e per tutto a partecipare a questo torneo.
Ma poco prima dell’inizio si trova senza un partner, condizione essenziale per partecipare e lottare: solo squadre di lottatori sono ammessi. Sarà il fato a farlo incontrare con un misterioso straniero, che sembra per una misteriosa ragione voler partecipare a tutti i costi, pur di fatto non conoscendo quasi le regole.
E già le regole di questo torneo sembrano quasi una parodia di tutti i manga di lotta, anche se affettuosa. L’autore infatti ci saprà dare, come in ogni fumetto di lotta che si rispetti, un’anticipazione minacciosa dei futuri rivali dei due protagonisti.
Il primo numero non perde molto tempo ad introdurre i personaggi, e ci getta in mezzo alla mischia facendoci assistere a parecchi combattimenti. Ma comunque le cose da scoprire sul mondo di Last Man sono molte: dal passato della madre di Adrian a quello dello straniero, a i misteri dietro l’organizzazione del torneo. Il tutto quindi fornendo una versione “occidentalizzata” degli shonen che fanno tanto successo in Giappone ( e anche qui in Italia).
Al comparto grafico Balak, esperto di decoupage e teorico dell’animazione, e Michael Sanlaville. Non aspettiamoci grande ricchezza anatomica o dettagli: solo le prime pagine sono colorate, e i disegni sono volutamente stilizzati: una precisa scelta, probabilmente, di ricalcare lo stile talvolta abbozzato dai mangaka per soddisfare la consegna del capitolo settimanale. L’uso dei grigi ricalca invece l’abbondante uso dei retini fatto dagli stessi autori giapponesi per rendere i chiaro-scuri e togliere piattezza al fumetto senza dover ricorrere al colore.
Un prodotto sicuramente da provare, arricchito dalla presenza di adesivi nelle pagine finali.