Stormwatch n. 4, la recensione
Pubblicato il 5 Marzo 2014 alle 19:30
Arriva la nuova formazione di Stormwatch! E con la nuova formazione inizia una run con un nuovo sceneggiatore, il leggendario Jim Starlin di Capitan Marvel e Warlock! Ma siamo sicuri che il cambiamento sia davvero positivo?
Stormwatch n. 4
Autori: Jim Starlin (testi), Yvel Guichet (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,95, 16,8 x 25,6, pp. 96, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2014
Quando la DC ha varato il reboot ha riproposto alcuni interessanti personaggi Wildstorm e tra essi bisogna annoverare Stormwatch, la task-force intergalattica ideata da Jim Lee. I fan del team ricordavano in particolare la celebrata run del trasgressivo Warren Ellis che può essere indubbiamente reputata come una delle migliori della serie. Nell’ambito del New 52, invece, dopo un avvio con il bravo Paul Cornell e un interludio di Paul Jenkins, il comic-book era stato affidato al visionario Peter Milligan che nel complesso ha fatto un buon lavoro, delineando trame fantascientifiche ispirate alla new wave britannica.
Ma il celebre autore di Shade ha concluso la sua esperienza e coloro che hanno letto il tp precedente sanno che la Stormwatch non esiste più, spazzata via dal continuum spazio temporale, e al suo posto c’è una formazione decisamente diversa. E tocca a Jim Starlin raccontarne le gesta. Gli estimatori del fumetto americano lo conoscono e sanno che Starlin è sinonimo di fantascienza, se non altro per le leggendarie e rivoluzionarie saghe di Capitan Marvel e di Warlock. E bisognerebbe altresì citare Dreadstar, Gilgamesh II, la Trilogia dell’Infinito e altre produzioni cosmiche.
Starlin conserva solo la coppia gay Apollo e Midnighter e presenta una nuova Engineer. Ma gli altri componenti di Stormwatch sono al loro esordio: Weird, Jenny Soul ed Hellstrike. Come di consueto, l’enigmatico Governo Ombra monitora le attività del gruppo e in questo volume che include i nn. 19-22 del comic-book originale lo coinvolgerà in uno scontro tra due popolazioni aliene per ragioni che non verranno spiegate subito. Ma un ruolo importante nella trama lo giocherà la razza del Kollettivo. Questi extraterrestri affermano di voler evitare una non meglio specificata catastrofe ma forse mentono e per giunta includono nei loro astrusi schemi una vecchia conoscenza dei DC fan, il terribile Lobo.
Starlin quindi utilizza il folle czarniano che si unirà, suo malgrado, agli Stormwatch; e chiunque lo conosca sa bene che la sua presenza non è certo rassicurante. Jim Starlin si limita ad impostare le premesse di una sequenza che si prevede articolata; tuttavia, almeno a giudicare da questi primi quattro episodi della sua gestione, il risultato è scadente. Starlin ha perso l’ispirazione e lo stile narrativo è una pallida imitazione di quello degli anni settanta. Fa apparire tante razze aliene, si diverte con dimensioni immaginifiche, spazi siderali e tutti i cliché sci-fi, ma la trama è noiosa, con testi verbosi e lenti che lasciano il tempo che trovano. Nemmeno i dialoghi sono un granché e Stormwatch subisce di colpo un clamoroso calo qualitativo.
Peraltro, i personaggi sono poco più che abbozzati dal punto di vista della psicologia. Midnighter e Apollo sembrano la caricatura di se stessi, Engineer è trascurabile e le new entries non sono minimamente approfondite. Persino il violento Lobo è stereotipato, ridotto al livello di uno psicopatico privo dell’acido e crudele sarcasmo a suo tempo delineato da Keith Giffen e Simon Bisley. Insomma, Starlin ha senza dubbio commesso un passo falso e il serial, in precedenza molto intrigante, è ora dozzinale e banale.
Le cose non funzionano nemmeno sul versante dei disegni. Yvel Guichet ha uno stile grezzo e ordinario, in linea con gli standard grafici dei fumetti mainstream ma privo di personalità; senza considerare poi che tante pagine paiono tirate via e si rilevano a volte incertezze anatomiche, benché parzialmente celate da un buon lay-out. Come giudicare quindi Stormwatch? A mio avviso, negativamente. Peccato.