Capo Horn vol. 1, la recensione della nuova serie Lineachiara
Pubblicato il 3 Marzo 2014 alle 13:30
Nella Terra del Fuoco, alla fine del XIX secolo, esiste un’isola pericolosa, piena di natura incontaminata e storie da scoprire: benvenuti nel mondo di Capo Horn!!!
Autori: Christian Perrissin, Enea Riboldi
Editore: Rw edizioni – Lineachiara
Provenienza: Francia
Genere: avventura
Formato: 19×26, B+al, col., 112 p
Prezzo: 13.95 euro
Ormai Lineachiara è sinonimo di qualità: RW edizioni porta nelle fumetterie un altro ottimo prodotto: Capo Horn, che vede Christian Perissin alla scrittura e il milanese Enea Riboldi alle matite.
E’ quasi impossibile tratteggiare una trama generale di Capo Horn: si tratta infatti di moltissime trame e sottotrame che si legano tra loro con il proseguire del volume.
I personaggi sono molti, e inizialmente il lettore può rimanere frastornato, anche se già dopo la prima metà la situazione di delinea più chiaramente. Cosa lega allora tutte queste storie? Il luogo ovviamente: l’isola di Capo Horn, la terra del fuoco. Siamo alla fine del 1800, in un America del Sud esplorata ma non ancora civilizzata. Un luogo che diventa un crocevia di missionari, cercatori d’oro, militari e ovviamente indigeni originari, trattati alla stregua degli animali dai colonizzatori.
I personaggi che vediamo sono personaggi tormentati, che spesso non hanno trovato spazio nella loro terra d’origine, ma che a Capo Horn potranno soltanto vivere tra mille difficoltà.
Troveremo quindi il marinaio che scrive alla fidanzata, il militare spietato con gli indigeni, l’uomo in fuga dal suo passato in Europa, la missionaria troppo tenera che rimarrà disgustata da questo mondo violento ed egoista.
Una serie di personaggi ben scritti, ben disegnati, ben caratterizzati, che fanno proseguire la storia in maniera scorrevole, complice anche il continuo cambio di scena e di situazione che non rende mai la storia troppo stagnante. Il tratto di Riboldi è morbido e si esalta soprattutto nelle rappresentazioni di navi e paesaggi: sono numerose infatti le tavole senza alcuna vignetta, alcune davvero notevoli e quanto mai appropriate in un fumetto che più che narrare sembra intenzionato a descrivere.
Non ci si deve quindi aspettare grandi colpi di scena (anche se la seconda storia è più cruda e movimentata), quanto piuttosto una ripresa di atmosfere già magari viste in altre opere, fumettistiche e non, qui rappresentate con un alto standard qualitativo.
Capo Horn non si propone comunque esclusivamente per appassionati del fumetto storico: la parte storica infatti è giusto accennata, in quanto come già detto l’interesse dell’autore è rappresentare una storia fatta di uomini e paesaggi, più che di eventi.