Oxid Age – Le Storie Bonelli n. 17 – Recensione

Pubblicato il 4 Marzo 2014 alle 11:00

La vicenda è ambientata in un’Era e in un luogo appositamente indefiniti, tra paesaggi desertici e rottami di tecnologie abbandonate.

Oxid AgeLe Storie n. 17 – Oxid Age

Autore: Gigi Simeoni (testi e disegni).

Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore.

Provenienza: Italia.

Genere: Post-Apocalittico / Avventura.

Prezzo: 3,50 Euro.

Data di pubblicazione: febbraio 2104

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Uno scenario post-apocalittico è quello che caratterizza “Oxid Age”, diciassettesima uscita de Le Storie Bonelli, affidata per intero a Gigi Simeoni, che torna sulla serie antologica dell’editore milanese dopo aver firmato “Amore Nero”.

Si tratta di uno scenario che tante volte e in tante diverse declinazioni è stato utilizzato da autori di ogni medium, non ultimo il fumetto. Ebbene, Simeoni, memore per sua stessa ammissione di Med Max, vi ambienta una storia alla base della quale ci sono diverse buone idee, ma che non sembrano, nel complesso, essere sviluppate appieno.

Ma andiamo con ordine. Ci troviamo a Innland, isola-mondo caratterizzata dalla presenza di due civiltà: da un lato quella di Civilian, dall’altro quella di Lith. I primi hanno il petrolio, ma soffrono di una terribile malattia, l’ossidanza. I secondi non hanno il petrolio, ma hanno nelle vene un sangue capace di curare il morbo degli altri. Per un certo tempo si scambia oro nero per oro rosso, e tutto fila abbastanza bene, poi succede che a Lith scoprono il petrolio e addio scambi. Civilian comincia a espellere gli ossidati, che si rifugiano nel deserto e si organizzano come meglio possono.

Ecco, queste premesse e le prime tavole, caratterizzate da ottimi disegni (che proseguono per quasi tutte le cento e passa tavole dell’albo, sia chiaro) e dalla giusta dose di violenza, adrenalina e costruzione dell’ambientazione, fanno sperare davvero bene, ma al termine della lettura la sensazione che prevale è quella di un’occasione mancata.

Sì, perché la storia prosegue in un misto di azioni efferate e incomprensibile buonismo, tra intriganti ricordi del passato e dubbi lasciati aperti su cosa accadrà in futuro. Alcuni aspetti sono poco approfonditi e su tutto grava la sensazione di fretta, come se l’autore avesse avuto bisogno di molte più pagine per sviluppare appieno la vicenda. Insomma, troppa carne a cuocere per un pranzo inaspettatamente parco. Sì, perché da Simeoni ci si aspetta sempre tanto, e l’odore di tutta quella carne aveva fatto venire l’acquolina in bocca.

Voto: 6

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