Recensione Giant Robot Il giorno in cui la Terra bruciò vol. 1-4 – Ronin Manga

Pubblicato il 15 Settembre 2010 alle 10:00

Autori: Mitsuteru Yokoyama (soggetto originale), Yasuhiro Imagawa (sceneggiatura), Yasunari Toda (disegni)
Casa Editrice: Ronin Manga
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 5,90 (12×18, 192 pp, b/n)


Durante il volo che lo sta riportando a casa dopo anni trascorsi all’estero, Daisaku Kusama, dieci anni, è vittima di un attentato che solo l’intervento di una bella e misteriosa ragazza riesce a sventare.
Sceso dall’aereo, i problemi continuano, questa volta con le forze di polizia, e solo l’intervento dello zio gli salva la vita.
Daisaku si ritrova così nel bel mezzo delle intricate trame che oppongono l’Organizzazione di Polizia Internazionale e la società segreta Big Fire, di cui suo zio è membro, l’una preposta a salvaguardare la pace mondiale l’altra intenzionata a imporre il proprio ordine criminale.
Ma perché un bambino di appena dieci anni diventa l’ago della bilancia delle sorti del mondo? La risposta risiede nel robot più grande in assoluto, Giant Robot, che solo la voce di Daisaku è in grado di comandare!
Il gigante d’acciaio, infatti, ha in sé il potere di distruggere il mondo, essendo testimonianza tangibile di quella spaventosa tecnologia che dieci anni prima portò il pianeta sull’orlo della catastrofe, e solo Daisaku può impedire che il giorno in cui la Terra Bruciò non diventi realtà.
A complicare la situazione, interviene una terza fazione, il Clan Murasame, composta da ex-membri dell’Organizzazione di Polizia, che vorrebbe Giant per sconfiggere la Big Fire.

Da qui in poi si è trasportati in un appassionante viaggio sulle montagne russe più spericolate, grazie all’abilità del regista e sceneggiatore Yasuhiro Imagawa, il quale confeziona come suo solito una trama intricata dal ritmo serrato costruita su inaspettati ribaltamenti di fronte, doppi e tripli giochi, colpi di scena e misteri a incastro che come in un puzzle vanno a inserirsi e a comporre lo scenario generale capitolo dopo capitolo.
Lo stesso Imagawa scrisse e diresse tra il 1992 e il 1998 la serie capolavoro in sette OVA, vista anche in Italia in vhs, Giant Robo: The Day the Earth stood still, di cui questo manga presenta buona parte del cast di personaggi in un contesto del tutto nuovo che non sembra per ora avere legami di continuità narrativa con l‘opera precedente.
Un cast di personaggi da far girare la testa per numero, e che trova nel compianto maestro Mitsuteru Yokoyama il proprio denominatore comune: Yokoyama, padre dei robot giganti la cui influenza continua fino ai giorni nostri, creò infatti l’originale Giant Robot alla fine degli anni sessanta; tuttavia quando si discusse, vent’anni dopo, un suo remake animato, Imagawa si trovò a non poter utilizzare gran parte del cast dell’opera originale a causa di problemi di copyright legati al telefilm. Decise allora, con il benestare del Maestro, di prendere i suoi protagonisti dai più disparati manga di Yokoyama e di farli recitare nella sua opera: da Tetsujin 28go a Mars, da Babil Nisei a Sally La Maga, a Doki, a La Storia dei Tre Regni, creando un amalgama tanto ben riuscito e assortito da credere che  fossero personaggi creati per l’occasione, e a maggior ragione in un Italia di inizio Anni Novanta che di Yokoyama non conosceva che poche trasposizioni animate!
A quelli già visti nella versione animata da un lato se ne aggiungono degli altri di grande carisma, dall’altro quelli che negli OVA erano relegati al ruolo di cameo vedono la propria parte ampliata e diventano protagonisti di lunghi e importanti archi narrativi. Non occorre comunque alcuna conoscenza pregressa della storia dei personaggi e delle opere da cui provengono, dal momento che viene spiegato tutto quello che c’è da sapere mano a mano che la trama si dipana, come se fossero personaggi nuovi di zecca. 

Un’altra particolarità che entusiasmò gli spettatori fu la felice intuizione di Imagawa di mescolare il genere cappa e spada con quello robotico: così i personaggi umani vennero dotati di spettacolari tecniche marziali e super poteri, e non di rado si assisteva a scontri tra mecha e super guerrieri.
La medesima miscela è presente anche nel manga, anzi si può ben dire che in questi quattro tankobon usciti la componente di cappa e spada è persino maggiore, e permette al regista di sbizzarrirsi in furiose ed epiche battaglie tra i membri delle varie fazioni sullo sfondo suggestivo dei panorami cinesi ammirati in tante pellicole di wu xia.

Il mecha design è più simile all’originale di Yokoyama di quanto realizzato all’epoca dei video, e anche qui i robot provengono dalle tante serie del sensei: se avete letto le poche pubblicazioni in lingua italiana, curate da d/visual (che dovrebbe pubblicare anche il Giant Robot originale), riconoscerete senza dubbio i mecha di Mars e Babil Junior.
Lo stile grafico presenta personaggi umani corposi dal look retrò, le cui espressioni e pose dal dinamismo esasperato ricordano la lezione di Hirohiko Araki; le tavole sono molto curate, cariche di soggetti, e percorse da una tensione pronta a esplodere nella frenesia delle sequenze di azione, dalla regia comunque ben ragionata e non colpevole di poco chiari virtuosismi fini a se stessi.

Per quanto riguarda l’edizione italiana, i volumi presentano una rilegatura solida e una carta spessa che trattiene bene l’inchiostro; l’adattamento italiano ripristina da un lato i nomi che nell’edizione video erano stati sbagliati, presentando la corretta dizione cinese anche dei titoli militari, dall’altro “inquina” il bel lavoro svolto utilizzando volontariamente degli adattamenti non fedeli per l’Organizzazione di Polizia e per i Dieci della Big Fire, con una giustificazione espressa nell’editoriale del primo numero che risulta poco convincente: una volta cambiati, secondo la corretta traduzione, i nomi di buona parte dei protagonisti più famosi quale ulteriore problema di disorientamento avrebbe arrecato cambiare un’altra manciata di nomi così da avere un adattamento completamente fedele all’originale?
Gli adattamenti grafici, sia di ricostruzione della tavole che di traduzione delle onomatopee, sono spesso ben al di sotto degli standard degli editori da fumetteria e coprono una porzione di disegno maggiore di quanto dovrebbero.

In definitiva Giant Robot: Il giorno in cui la Terra bruciò si conferma, numero dopo numero, una serie in continuo crescendo, in grado di coinvolgere e tenere col fiato sospeso come poche altri manga sanno fare: senza dubbio uno degli esordi più validi dell’anno, è un acquisto obbligato per gli appassionati della fantascienza robotica più avventurosa e genuina e per gli estimatori dell’immensa eredità artistica del sensei Yokoyama.


Voto: 8

Articoli Correlati

Tra i giganti indiscussi del cinema d’animazione giapponese, Akira si colloca senza dubbio tra le opere più influenti e...

23/12/2024 •

15:00

L’universo di Shonen Jump potrebbe presto espandersi su Netflix con due delle sue serie manga più amate, Kagurabachi e...

23/12/2024 •

14:15

TOHO Animation, già un gigante nell’industria dell’animazione giapponese, sta continuando la sua strategia di espansione...

23/12/2024 •

13:30