Attila, L’invasione dell’Occidente, recensione Historica n. 16

Pubblicato il 25 Febbraio 2014 alle 19:30

La collana Historica prosegue e stavolta si concentra su una delle figure più controverse della storia dell’umanità: il terribile Attila, re degli Unni! Non perdete una pietra miliare di area bd scritta da Jean Yves-Mitton e disegnata da Franck Bonnet!
Historica_16 Attila – L’Invasione dell’Occidente
Historica vol. 16

Autori: Jean Yves-Mitton (testi), Franck Bonnet (disegni)

Casa Editrice: Mondadori Comics

Genere: Avventuroso

Provenienza: Francia

Prezzo: € 12,99, 21 x 28, pp. 152, col.

Data di pubblicazione: febbraio 2014

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Quando ci si concentra sulla collana Historica di Mondadori Comics il rischio di ripetersi è elevato ed è ormai banale scrivere che si tratta di una serie di livello qualitativo notevole. Ma, in tutta franchezza, le opere finora presentate sono state autentici gioielli grafici e narrativi e non si può affermare il contrario. Vale anche per questo sedicesimo volume che include i primi tre episodi di una saga avvincente, Attila Mon Amour, che come è facile intuire dal titolo è imperniata sul famigerato re degli Unni, una delle figure più discusse e controverse della storia.

Sebbene il background storico sia innegabile e la cura dimostrata da Jean Yves-Mitton nella descrizione d’epoca sia palese, il fumetto non è basato sulle autentiche vicissitudini di Attila e non mancano personaggi immaginari, in linea con la gloriosa tradizione del romanzo storico. I lettori che abitualmente seguono Historica hanno già avuto modo di conoscere Jean-Yves Mitton come disegnatore dello splendido Vae Victis! di Simon Rocca. Ma colui che è stato uno dei primi europei a disegnare per la Marvel è pure uno scrittore eccellente e in questo libro ne avrete la dimostrazione.

Ci troviamo quindi nel 449 d.C. e il protagonista della saga è appunto Attila, il Gran Khan degli Unni, accampatosi con il suo esercito sull’estuario del Danubio. Ovviamente le popolazioni limitrofe lo temono, terrorizzate dalla sua fama di conquistatore invincibile e spietato. E pure l’Impero Romano lo considera con timore. La Roma descritta dall’autore sta per tramontare, insidiata dal diffondersi del cristianesimo e dal naturale decadimento tipico di tante società; di conseguenza, le autorità romane, consapevoli della loro crescente crisi, cercano di venire a patti con Attila. Ma è proprio tale tentativo che rischierà di compromettere la potenza di Roma.

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Un giorno infatti giunge nell’accampamento di Attila  una delegazione romana con molti doni. Tra questi c’è una splendida donna, denominata Lupa. Secondo alcune dicerie, non è umana; ma in realtà si tratta di una ragazza aggressiva che si atteggia in maniera ferina e ha parecchie ragioni per odiare Roma. In principio Attila non sembra prenderla in considerazione ma presto è ammaliato dalla sua sensualità. La Lupa, giocando abilmente con la superbia e l’orgoglio di Attila e utilizzando sopraffine arti amatorie, riesce a manipolare il Re degli Unni e le conseguenze saranno potenzialmente devastanti per l’Impero. Quali sono le motivazioni della Lupa? E che ruolo giocheranno il turco Guddur, palesemente innamorato di lei, nonché Ezio, prode comandante romano che forse potrebbe avere un legame con la donna? E quali saranno i comportamenti del consigliere del Khan e di suo figlio?

Giocando con il rigore storico e la fantasia, Jean Yves-Mitton delinea una story-line violenta, contrassegnata da forti passioni ed efferatezze, ricca di azione e pathos e non priva di intrighi. Il mondo di Attila è tormentato dalla guerra e dal desiderio di conquista che vanno di pari passo con la sessualità sfrenata. L’erotismo abbonda nella trama, simboleggiato dai corpi delle splendide e disponibili schiave del Khan, da quello della stessa Lupa e dalla rappresentazione dei convegni carnali basati sulla brama animalesca e sulla sottomissione. Eros, amore, guerra e morte sono quindi elementi tra loro intrecciati che influenzano le azioni di ogni personaggio.

La Lupa rappresenta, a suo modo, anche Roma, benché in versione distorta. Come afferma infatti lo sciamano di Attila, non è il Flagello di Dio a conquistare Roma ma è Roma che sta lentamente conquistando Attila tramite il sesso. Un altro dettaglio metaforico importante è quello degli scacchi. Non solo Attila è ossessionato da tale gioco ma concepisce le guerre come partite a scacchi e ogni guerriero è una pedina, a cominciare da lui. E non è trascurabile il cristianesimo, pensiero destabilizzante che compromette l’equilibrio romano e potrebbe dare filo da torcere allo stesso Khan. Di conseguenza, l’opera è un’incisiva analisi dei conflitti: quelli tra eserciti; quelli tra le popolazioni; quelli di Khan e della Lupa; e quelli delle religioni.

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Uno dei meriti di Jean Yves-Mitton è stato poi quello di aver descritto la società degli Unni senza ricorrere allo stereotipato cliché che la reputa barbara. In verità, la fama di ‘Flagello di Dio’ attribuita ad Attila fu più che altro propagandata dalle sue vittime che, naturalmente, tendevano a considerarlo in chiave negativa. Ma Attila era semplicemente un uomo del suo tempo, dedito alle campagne militari alla stregua dei condottieri romani.

I disegni sono appannaggio del bravissimo Franck Bonnet che con uno stile naturalistico rende giustizia alla sceneggiatura, visualizzando con incredibile dovizia di particolari i paesaggi, gli accampamenti, i costumi d’epoca, le architetture romane e le sequenze di battaglia (è sufficiente ammirare la straordinaria doppia tavola che raffigura il palazzo semovente di Attila trasportato con un enorme palanchino da quattrocento schiavi per accorgersene). Come nel caso di Mitton, Bonnet è influenzato dallo stile grafico americano di impronta supereroica e si rilevano echi di John Buscema e di altri maestri dei comics degli anni settanta. Ma l’influsso statunitense è filtrato da una sensibilità europea e il risultato è dirompente. Così come, tanto per cambiare, è dirompente questa nuova uscita di Historica. Da non perdere.

Voto: 8

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