Jack Cross di Warren Ellis, la recensione
Pubblicato il 24 Febbraio 2014 alle 18:31
Una superspia Hippie al servizio della contestazione con una sanità mentale quantomeno discutibile. E se vi sembra poco aspettate di vederlo in azione!
Jack Cross
Autori: Warren Ellis, Gary Erskine
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Thriller
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,95, 16,8 x 25,6, pp. 160, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2014
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Che Warren Ellis sia un’iconoclasta di prim’ordine ormai è noto. Nulla si salva dalla sua penna dissacrante e violenta, e la cosa ormai non dovrebbe più stupire. Eppure, c’è sempre un po’di meraviglia nella lettura di un suo nuovo, albo, qualcosa di inaspettato e folle che ti fa pensare: “ma stavolta è impazzito del tutto!”
Il fatto è che non basta essere irridenti e selvaggi per essere grandi autori iconoclasti, come Ellis senza dubbio è. Non basta accostare qualche scena splatter e qualche dialogo volgare, innestandoli su temi considerati tabù per creare sensazioni forti e durature, per scrivere opere valide. Quel che serve, che serve realmente per essere dei veri iconoclasti, è la lucidità nel trattare il tema prescelto in modo innovativo, immergendo elementi classici in schemi innovativi, distruggendo luoghi comuni per creare nuove prospettive. Per dissacrare senza scadere nella stucchevolezza, bisogna rompere gli schemi. Bisogna essere degli innovatori.E l’innovazione per sua stessa natura, stupisce.
Un tradimento mette in seria difficoltà il “dipartimento per la sicurezza interna” degli Stati Uniti d’America. I mali estremi richiedono rimedi estremi, così le indagini vengono affidate a Jack Cross, un agente esterno di cui si sa molto poco e che attualmente è schierato a favore dei movimenti di contestazione della politica americana; proprio quei movimenti che il dipartimento per la sicurezza monitora e controlla incessantemente. L’indagine di Cross, condotta con metodi non proprio ortodossi, porta in breve alla scoperta di una cospirazione su vasta scala, tutta interna all’intelligence americana.
Ellis affronta senza mezzi termini e con la consueta efficacia la spinosa questione del contrasto fra sicurezza e libertà negli Sati Uniti, definitivamente esplosa con i fatti dell’11 settembre e da allora in fondo mai sopitasi. Qual è il compito dell’intelligence? E dove essa deve fermarsi? Garantire la sicurezza implica la soppressione dei diritti e della libertà di espressione? Jack Cross risponde chiaramente e fermamente di no, che una cosa è il lavoro di contrasto al terrorismo, un’altra e ben diversa, la repressione del dissenso politico e sociale.
Cross rimane in ogni momento un personaggio in bilico fra due anime, fra due mondi. Il conflitto ideologico che serpeggia attraverso tutta la miniserie non cessa di farsi sentire, esplodendo periodicamente nella psicologia del protagonista. Cross odia violentemente quelli per cui lavora, e odia se stesso per ciò che è costretto a fare, fino a costringersi a ricordarlo perennemente, nel modo più intimo e indelebile.
Grazie ad un impostazione delle tavole molto dinamica e cinematografica, Ellis ed Erskine riescono a concentrare una trama abbastanza complessa, tutta fatta di riferimenti politici all’attualità, in una miniserie dal ritmo incalzante e dall’azione adrenalinica.
Sul lato delle trovate grafiche, trovo particolarmente felice quella che potremmo chiamare la resa grafica del “bullet time”, cioè alcune sequenze che sembrano descrivere al ralenty piccoli particolari di scene che, al contrario, sono nel complesso estremamente veloci ( ad esempio una pallottola che esce dalla pistola di Jack durante una sparatoria in auto). In generale il tratto realistico ma vorticosamente accelerato di Erskine, riesce a dare verosimiglianza e spettacolarità alle tavole rendendo abbastanza credibili anche le scene più assurde (e credetemi, ce ne sono).
Jack Cross è insomma un perfetto film a fumetti; contiene tutti gli elementi classici del blockbuster d’azione/thriller, ma con qualcosa in più: la vera, rabbiosa, distruttiva e innovativa iconoclastia di Warren Ellis.