Lo Sguardo di Satana – Carrie: recensione in anteprima

Pubblicato il 16 Gennaio 2014 alle 13:00

A Chamberlain, sobborgo del Maine, vive Carrie, una ragazzina dotata di poteri telecinetici assillata da una madre fanatica religiosa ed emarginata dai coetanei. Pentita di un atto di bullismo nei confronti di Carrie, la bella Sue cerca di farsi perdonare chiedendo al suo fidanzato di portare la compagna di scuola al ballo di fine anno. Ma le cose andranno terribilmente storte.

Lo Sguardo di Satana – Carrie

Titolo originale: Carrie
Genere: Horror
Regia: Kimberly Peirce
Interpreti: Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Gabriella Wilde, Portia Doubleday
Provenienza: USA
Durata: 100 min.
Casa di produzione: MGM, Screen Gems, Misher Films
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 19 dicembre 2013 (Italia); 16 gennaio 2014 (Italia)

Magnifico esordio letterario di Stephen King, datato 1974, Carrie ha goduto di una sontuosa trasposizione cinematografica due anni dopo ad opera di Brian De Palma che ha avuto un trascurabile sequel nel ’99 e un inutile remake televisivo nel 2002. Kimberly Peirce, regista di Boys don’t cry, che valse l’Oscar ad Hilary Swank, si è occupata di questo nuovo rifacimento sbagliando però tutto quello che c’era da sbagliare.

Anzitutto Carrie è una storia che si integra perfettamente nel contesto anni ’70 e non bastano internet e i cellulari a renderla attuale. Inoltre il film non è un horror. Sembra più un episodio di Smallville in cui il teenager di turno sviluppa superpoteri e li utilizza contro i coetanei che lo perseguitano. Tutta la tematica religiosa, fondamentale nel racconto originale, è affrontata in maniera superficiale e poco coraggiosa.

Chloe Grace Moretz, che si è fatta conoscere come Hit-Girl in Kick-Ass, non è credibile come ragazzina trasandata ed emarginata e la sua performance è troppo calcata e sopra le righe. I poteri di Carrie sono troppo esagerati e rasentano addirittura la magia. Julianne Moore ce la mette tutta per dare profondità alla madre folle e fanatica ma è un personaggio che scade nella comicità involontaria, dal parto iniziale che la sorprende come se non avesse avuto un pancione per nove mesi alla scena in cui si prende a schiaffi da sola e Carrie la ferma con la telecinesi. Roba da Scary Movie.

La bellissima Gabriella Wilde, vista ne I Tre Moschettieri di Paul W.S. Anderson, è Sue Snell, personaggio positivo che viene qui evoluto con un patetico buonismo. Anche lei è protagonista di un paio di scene ridicole, ad esempio quando entra in bagno guardandosi nell’unico specchio rotto in mezzo a una decina di specchi perfettamente integri oppure quando corre a scuola per salvare Carrie dallo scherzo delle perfide compagne, una scena girata come se si trattasse di sventare un attentato terroristico.

Lo sfogo finale dei poteri di Carrie non dà lo spettacolo che ci si aspetta, non fa paura ed è insozzato da una serie di effettacci digitali al rallenty. Sotto il profilo narrativo, il film non racconta nulla di più della versione di De Palma ed è privo di autorialità, sciatto, maldestro e, come di consueto per i remake visti di recente, troppo rivolto ai teenagers. Il celebre gavettone con il sangue di maiale subito da Carrie sembra essere una simbolica recensione del film: una porcheria.


Voto: 4

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