Il Grande Match – Recensione
Pubblicato il 23 Gennaio 2014 alle 19:42
Henry “Razor” Sharp e Billy “The Kid” McDonnen sono due ex-pugili di Pittsburgh la cui rivalità è divenuta leggendaria. Dopo due incontri che hanno visto trionfare prima l’uno e poi l’altro, lo spareggio saltò a causa del ritiro di Razor. Dopo essersi ritrovati per un incontro in motion-capture, tra i due pugili riesplodono gli antichi rancori e decidono, nonostante l’età avanzata, di tornare sul ring per la resa dei conti finale.
Il Grande Match
Titolo originale: Grudge Match
Genere: Commedia
Regia: Peter Segal
Interpreti: Robert De Niro, Sylvester Stallone, Kim Basinger, Alan Arkin, Kevin Hart, Jon Bernthal
Provenienza: USA
Durata: 113 min.
Casa di produzione: Callahan Filmworks, Gerber Pictures, RatPac-Dune Entertainment, Warner Bros.
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 25 dicembre 2013 (USA); 9 gennaio 2014 (Italia)
La suggestione alla base di questa commedia è chiara: imbastire un match tra due leggende del pugilato cinematografico come Rocky Balboa e Toro Scatenato. Ma non si pensi ad una parodia delle due icone. Il film presenta naturalmente alcune citazioni in chiave comica, soprattutto dalla saga di Rocky, ma Sylvester Stallone e Robert De Niro, già insieme in Cop Land, costruiscono due nuovi personaggi e la storia segue un proprio binario.
La rivalità tra i due protagonisti travalica il campo sportivo e affonda le radici sul piano personale. Sly-Razor è innamorato di Sally, una Kim Basinger ancora bellissima, che pur ricambiando il sentimento ha avuto un figlio da un rapporto occasionale con The Kid-De Niro. Il giovane in questione è interpretato da Jon Bernthal che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni di The Walking Dead.
Se le dinamiche più intimiste della pellicola denotano dei risvolti piuttosto risaputi e prevedibili, la componente comedy funziona meglio grazie a qualche buona gag visiva ma soprattutto ai dialoghi ricchi di frecciatine irriverenti tra Stallone e De Niro. In tal senso, il migliore del cast è uno strepitoso Alan Arkin dai tempi comici perfetti nel ruolo di allenatore e figura paterna di Sly. Più caciarone Kevin Hart che presta il volto all’organizzatore del match.
Tutto verte naturalmente all’incontro finale che sfocia in un epilogo sentimentale e buonista che può anche starci ma poteva essere più pungente sotto il profilo della comicità politicamente scorretta. Assolutamente imperdibili le due scene durante i titoli di coda, soprattutto la seconda. Tutto sommato una commediola gradevole, magari priva di grossi acuti ma trascinata da un cast simpatico che riesce a strappare qualche risata.