Fury L’Uomo che Amava la Guerra, la recensione del fumetto di Garth Ennis

Pubblicato il 11 Febbraio 2014 alle 14:30

Torna una delle più incisive produzioni targate Max Comics: Fury! Cosa succede quando il più famoso agente segreto della Marvel diventa protagonista di una storia di Garth Ennis, il trasgressivo autore di Preacher? Scopritelo in questo albo!

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Max Best Seller 3

Autori: Garth Ennis (testi), Darick Robertson (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Genere: Guerra

Provenienza: USA

Prezzo: € 6,00, 17 x 26, pp. 144, col.

Data di pubblicazione: gennaio 2014

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Nick Fury è uno dei personaggi più peculiari della Marvel e, benché non appartenga alla schiera dei supereroi, ha avuto e continua ad avere rilevanza nell’ambito dell’universo narrativo a suo tempo ideato da Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko. Furono proprio Lee e Kirby a crearlo negli anni sessanta, quando la casa editrice stava conquistando il favore dei lettori con le entusiasmanti vicissitudini dei Fantastici Quattro, dell’Uomo Ragno, di Thor e degli altri Marvel heroes. Tuttavia, all’epoca il genere supereroico era da poco tornato di moda e non c’erano certezze su un suo eventuale consolidamento. Di conseguenza, il Sorridente decise di varare un comic-book di guerra allo scopo di conquistare differenti fasce di mercato. Il serial in questione fu Sgt. Fury & His Howling Commandos che ottenne un successo strepitoso.

Ancora oggi ricordato come una delle migliori serie Marvel, catturò l’attenzione di molti anche grazie al carattere del protagonista. Fury era un soldato coraggioso e aggressivo che lottava contro i nazisti durante il Secondo Conflitto Mondiale, assai poco edulcorato rispetto a tanti altri eroi dei comics. La popolarità della serie crebbe tanto che le vendite non furono inferiori a quelle dei mensili dei supereroi. Dato che Lee considerava comunque il Marvel Universe qualcosa di coeso, fece apparire Nick in un episodio di Fantastic Four che rappresentò il suo esordio in era moderna. In tale occasione si scoprì che Fury, alla fine della guerra, era divenuto agente della CIA e nella storia apparve pure il Seminatore d’Odio/Adolf Hitler che lascerà un segno nelle saghe future.

Il pubblico si incuriosì e Lee quindi affiancò alla testata di Nick un altro mensile, intitolato Nick Fury Agent of SHIELD, inserito nel Marvel Universe propriamente detto. Fury divenne leader dell’agenzia spionistica SHIELD, combattendo gruppi terroristici come l’Hydra e l’A.I.M. nonché criminali del calibro di Scorpio. E quando il serial fu scritto e disegnato dallo psichedelico Jim Steranko il successo fu clamoroso. Quella fenomenale run dallo stile pop e trasgressivo è ancora oggi reputata rivoluzionaria. Tuttavia, dopo l’abbandono di Steranko, il comic-book perse fascino e fu presto chiuso; ma, come sanno i Marvel fan, Nick Fury è apparso in continuazione in tantissimi albi, ricoprendo sovente un ruolo importante negli sviluppi del Marvel Universe, sia da solo che con lo SHIELD.

Negli ultimi anni la Casa delle Idee ha ripreso il personaggio con alcune miniserie e ora con un mensile regolare inserito nella divisione Max, scritto da Garth Ennis, eccentrico autore di Preacher. Ma Garth si era già occupato di lui e Panini Comics ristampa un’intrigante mini Max che piacerà agli estimatori dello scrittore irlandese e a quelli del più tosto agente segreto degli Stati Uniti. Bisogna puntualizzare che Ennis è notoriamente amante delle war stories e ne ha realizzate parecchie per molte case editrici e qui delinea il ritratto di un uomo, Nick, appunto, che è innanzitutto un soldato.

È ormai maturo e disincantato. La guerra fredda è finita, le minacce come l’Hydra forse non sono più tanto temibili e lo SHIELD si è trasformato in un enorme baraccone burocratico che un uomo d’azione del suo livello non può ovviamente apprezzare. Ha ormai una carica onoraria ed è costretto a sopportare cavilli e problemi di natura diplomatica, forse appositamente provocati da elementi interni allo SHIELD, con la complicità di settori deviati dell’ONU e del governo federale. Per giunta, i vecchi Howling Commandos sono solo un ricordo; gli agenti che avevano fatto grande lo SHIELD si sono ritirati (è il caso del fido Dum Dum Dugan). E a Nick rimangono solo la compagnia irritante di Wendell, figlio sfigato di un ex commilitone che Nick tiene sotto la sua tutela, e di qualche escort compiacente.

Ma che succede se Gagarin, ex membro dell’Hydra e antico avversario di Fury, decidesse di tornare alla vita di un tempo? Anche a lui manca l’azione e non comprende il mondo contemporaneo. A modo suo, è legato a Fury, ama la guerra e architetta un piano inquietante che coinvolge un paese sudamericano e, potenzialmente, potrebbe dare vita a un conflitto globale. E se c’è un rischio del genere, Nick non può rimanere con le mani in mano, malgrado i superiori non facciano i salti di gioia per questo, trovando difficile controllare un soldato insofferente alle regole.

Il risultato è scontato: Fury va a combattere in prima linea, coadiuvato da un gruppo di abili militari, ed Ennis si sbizzarrisce con una sequela di esplosioni, stragi, combattimenti, sangue, imbastendo una story-line ricca di violenza adrenalinica (resa più sconvolgente dopo un incedere narrativo lento e articolato che contribuisce ad accentuare la suspense). Puntualizzo che i fan di Preacher avranno di che essere soddisfatti. Il Fury di Ennis è fetente, si esprime come uno scaricatore di porto, è un bastardo e non va per il sottile. È un uomo di guerra; ma non un guerrafondaio. La distinzione è importante: Fury adora le missioni ad alto rischio ma non le compie per mero sadismo. Uccide i nemici per evitare ulteriori morti che potrebbero essere provocate da conflitti di portata più vasta. Ciò lo differenzia da Gagarin che invece ammazza solo perché ama ammazzare. E, in definitiva, Ennis non si esime dal denunciare la tragedia delle guerre, la corruzione del potere e il perbenismo politically correct della società americana (basti pensare alle riflessioni relative al divieto di fumare nei locali pubblici).

Lo fa però descrivendo situazioni grottesche, acremente umoristiche e sopra le righe. Un personaggio si chiama Faccia di Cazzo, per esempio (chiaro omaggio al Faccia di Culo di Preacher che peraltro viene preso in giro con una frase allusiva pronunciata da uno dei personaggi), è mostruoso e sembra uscito da un film trash. Ci sono leader sudamericani farseschi, ragazze facili, burocrati effeminati e i dialoghi sono sarcastici. Alle matite c’è l’ottimo Darick Robertson che caratterizza egregiamente i personaggi e concepisce il lay-out in maniera sopraffina e ciò vale specialmente per le sequenze d’azione, e non rinuncia ad illustrare con dovizia di particolari il sangue, le mutilazioni e, in generale, gli orrori della guerra. Vanno segnalate, inoltre, le splendide cover del grande Bill Sienkiewicz. Insomma, se volete scoprire o riscoprire uno dei personaggi storici della Marvel, questa è un’ottima occasione. Da tenere d’occhio.

Voto: 8

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