Young Black Jack Vol. 2, la recensione del prequel del manga di Osamu Tezuka

Pubblicato il 10 Febbraio 2014 alle 10:30

Tornano in fumetteria con il secondo volume le avventure di Kuroo Hazama, futuro Black Jack

young black jack 2Young Black Jack vol. 2

Storia e Disegni: Osamu Tezuka, Yoshiaki Tabata, Yu-go Okima

Casa Editrice: Star Comics

Provenienza: Giappone 2011 (5 volumi serie in corso)

Target: Seinen Genere: Drammatico, psicologico

Prezzo: € 5,90, 13×18, 224  pp, b/n e col, sovrac.

Data di pubblicazione: Dicembre 2103

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Tornano in un secondo volume, dai contenuti ancora più intensi del primo, le avventure del talentuoso ed enigmatico studente di medicina Kuroo Hazama coinvolto stavolta fino a rischiare la vita nel conflitto del Vietnam, dove si  reca per avere notizie dell’amico Yabu con il quale non è più in contatto da parecchio tempo.

La guerra dipinge di rosso sangue e inchiostro nero la vita di Kuroo e le pagine del volume, che non tradisce la sua matrice didascalico/ intellettuale e di denuncia sociale, immergono il lettore ancora più in quell’orrore senza senso che fu la guerra del Vietnam: conflitto combattuto tra il 1960 e il 30 aprile 1975  prevalentemente nel territorio del Vietnam del Sud, tra le forze insurrezionali filo-comuniste – sorte in opposizione al governo autoritario filo-americano costituito nel Vietnam del Sud – e le forze governative di questo stato, creato nel 1954 dopo la Conferenza di Ginevra.

Kuroo si ritrova coinvolto in questo clima esplosivo e non appena mette piede in territorio vietnamita è vittima assieme ai suoi compagni di viaggio – l’interprete Phan, il reporter Takayanagi e i soldati americano Bob e Steve – di un attacco durante il quale si ritrova a dover ricucire sotto i colpi di mitra la carotide dello sfortunato Steve. Viene quindi fatto prigioniero con gli altri dai vietcong e torturato, pratica quella della tortura che l’autore sottolinea essere fuori legge, poiché proibita dal 1950 a livello internazionale.

Grazie al doppio gioco dell’interprete Pha, Kuroo e il gruppo riescono però a fuggire anche se la giungla vietnamita si rivelerà ancora più pericolosa degli aguzzini filocomunisti. Miracolosamente  Yabu, l’amico per cui Kuroo ha intrapreso questo pericoloso viaggio, riesce a salvarli e a metterli al sicuro nel suo ospedale da campo. Lì, fa la sua comparsa un nuovo personaggio: un medico eccentrico che entra in scena lanciandosi da un paracadute, un uomo che sulle prime sembra snobbare Kuroo e il suo operato ma che, dopo aver salvato Steve con un delicato intervento di ricostruzione della carotide, ammette che la prima operazione praticata dallo studente è stata decisiva per scongiurare la morte del paziente. Tra Kuroo e l’originale medico militare si scatenano scintille e una sfida contro il tempo – sospesa tra un punto di sutura e una bomba al napalm- renderà il loro rapporto molto intrigante…

Chiusa la parentesi vietnamita, gli ultimi cinque capitoli del manga si focalizzano sulla lotta studentesca, soprattutto dei movimenti pacifisti sorti contro la politica d’invasione americana; viene quindi introdotto il personaggio di Eri Imagami, una fervente rivoluzionaria sulla quale Kuroo aveva praticato la sua prima operazione di sutura.

Le ottime premesse del primo volume  non vengono disattese in questo secondo numero dell’opera, prequel del manga originale di Osamu Tezuka, sceneggiato da Yoshiaki Tabata e disegnato da Yu-go Okuma, che predilige  lo spaccato sociale alla sala operatoria e mette sotto la lente di ingrandimento altre sfaccettature del protagonista – qui più sorridente, meno tormentato e disposto alla lotta e meno alla sopportazione. Si va sempre più delineando quel chirurgo illegale che con il suo bisturi miracoloso in un futuro non lontano si farà chiamare Black Jack. Esilarante l’incontro/scontro con il medico militare Kiriko che resta intrigato dalla sfacciata sicumera di Kuroo nonché dalla miriade di cicatrici di cui è ricoperto il suo corpo; se agli occhi di un profano Kuroo può sembrare la creatura di Frankenstein, un medico illuminato come Kiriko non può che vederlo come una sorta di capolavoro e miracolo della chirurgia ricostruttiva.

Molto interessante la denuncia sociale che l’autore muove tra le pagine del manga, creando spunti di riflessione politica, tramite pennellate di chiaro- scuro su ciò che animò le rivolte sessantottine e rivoluzionò il mondo.

Cosa ha in serbo l’autore per Kuroo nel prossimo volume?  Un appuntamento in fumetteria da non perdere.

Voto 8

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