Swamp Thing 1, la seconda recensione della serie di Brian K. Vaughan

Pubblicato il 13 Febbraio 2014 alle 19:30

La serie inedita, scritta fra il 2000 e il 2001 da Brian K. Vaughan, di Swamp Thing finalmente in Italia!

vertigo_presenta_12_swamp_thing_di_brian_k_vaughan_01Swamp Thing di Brian K. Vaughan n. 1

Autori: Brian K. Vaughan, Jeffrey Rotter (testi), Roger Petersen, Lelio Bonaccorso (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Genere: Horror

Provenienza: USA

Prezzo: € 2,50, 16,8 x 25,6, pp. 32, col.

Data di pubblicazione: gennaio 2014

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Una piccola presentazione per i lettori.
Il volume in esame presenta Al posto dei fiori, il primo numero della serie (fino ad oggi inedita in Italia) del 2000 di Swamp Thing, scritta da Brian K. Vaughan (Y, L’ultimo uomo, Saga) e disegnata da Roger Petersen. In appendice è presente inoltre una storia breve, Un mostro delicatissimo (The Unexpected in originale), scritta da Jeffrey Rotter per i disegni dell’italiano Lelio Bonaccorso (Gli ultimi giorni di Marco Pantani; Peppino Impastato, un giullare contro la mafia).

Al posto dei fiori ha come protagonista la giovane Mary Conway, brillante liceale al suo ultimo giorno di scuola, oramai proiettata verso un promettente futuro di dottoressa alla Stanford University. Figlia modello, genitori amorevoli e moderni, un bravo ragazzo di nome David e Catherine, una migliore “amica per la vita”. Insomma, la ragazza è un fulgido esempio di American way of life, se non fosse per degli strani incubi notturni riguardanti salici che le strappano la pelle e frequenti deja vù (uno in particolare, se siete fan Vertigo, vi strapperà più di un sorriso), da Mary stessa imputati a dei nuovi farmaci da lei assunti di recente per ovviare alla terapia post coma.

Con l’avanzare della storia, varie vicissitudini (che non rivelerò, pena svariati spoiler) porteranno la protagonista a scoprire che la sua vita presente e soprattutto il suo passato, altro non sono che un fragile castello di carte.

I testi brillanti di Vaughan presentano una commistione fra due differenti stili, uno secco e diretto che si manifesta attraverso i dialoghi taglienti ed ironici fra i personaggi, ed uno più riflessivo e poetico, il quale si manifesta attraverso una sorta di “voce fuori campo” o “narratore oscuro” che scopriremo essere in realtà pensieri e riflessioni della madre di Tefe, Abigail, la quale è partita a sua volta a cercare la figlia.

I disegni di Petersen, impeccabili ed essenziali, riescono a trasmettere le giuste atmosfere horror in ogni occasione e, coadiuvati dal particolare uso dei colori di Alex Sinclair e dalle chine di Joe Rubinstein, riescono a farci percepire con facile empatia le emozioni provate dai personaggi durante la narrazione.

Vaughan non è Alan Moore. Questo non è da considerarsi nè un pregio nè un difetto, è semplicemente una differenza. Vaughan mantiene lo standard di Swamp Thing assolutamente alto, importando dalla mitologia creata da Moore i concetti relativi alla condizione della Natura e l’utilizzo della narrativa come strumento per analizzare ed esplorare i concetti di etica e moralità. Il tutto però, alle volte, appare “alleggerito”, quasi come una sorta di “Swamp Thing” per le nuove generazioni.

Detto questo, se siete fan del buon Vaughan e del leggendario “Swamp Thing”, potete acquistare questo volume ad occhi chiusi, non ve ne pentirete; per tutti gli altri,invece, può essere un buon punto di partenza per avvicinare con leggerezza questo particolare personaggio per poi avviarsi in futuro alla lettura dei volumi scritti da Moore, vero e proprio autore dei principali mythos che caratterizzano con forza anche questa nuova serie.

Voto: 7,5

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