Suicide Squad n. 3, la recensione del volume Lion
Pubblicato il 5 Febbraio 2014 alle 15:30
Tornano le avventure pulp della Suicide Squad! Cosa succede quando la schizoide Harley Quinn incontra il suo ex boyfriend? Di tutto, se consideriamo che il boyfriend in questione è il Joker! Non perdete questo nuovo tp scritto da Adam Glass e disegnato da Fernando Dagnino e Henrik Jonsson!
Suicide Squad n. 3
Autori: Adam Glass (testi), Fernando Dagnino, Henrik Jonsson (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,95, 16,8 x 25,6, pp.96, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2014
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Con l’operazione New52 la DC ha deciso di varare un nuovo mensile dedicato alla Suicide Squad, la squadra di anti-eroi, se non di veri e propri supercriminali, al soldo del governo statunitense. Ovviamente, trattandosi del reboot, c’è un nuovo team e la formazione ha già subito parecchi cambiamenti, poiché diversi componenti, in ossequio al nome, hanno perso la vita nel corso di missioni che è un eufemismo definire pericolose. Prima dell’uscita di Suicide Squad non mi aspettavo molto, sinceramente; ma dopo averla letta, a mio parere, va considerata come una delle più interessanti pubblicate dalla casa editrice di Superman e Batman. Pensavo di dovermi sorbire un comic-book incentrato su sparatorie, stragi e scazzottate di ogni tipo, elementi certamente presenti nelle story-line; ma i testi ironici, sopra le righe e pulp del bravo Adam Glass la rendono peculiare.
Lo sceneggiatore ha inoltre delineato la psicologia dei personaggi in maniera approfondita, a cominciare dalla sexy Harley Quinn, uno dei fulcri narrativi delle vicende. Ma anche la leader, Amanda Waller, è ben costruita, e lo stesso discorso vale per El Diablo, Deadshot, Capitan Boomerang e gli altri. In questo terzo tp che include i nn. 14-17 del comic-book originale non mancano intrighi e complotti e la situazione si fa complicata. La Suicide Squad ha debellato l’organizzazione denominata Basilisco, guidata dal terribile Regulus, che dovrebbe essere morto. Anche Deadshot, l’ultimo boyfriend di Harley Quinn, parrebbe passato a miglior vita e la letale assassina sta quindi passando un brutto periodo. Uso il condizionale perché, come avranno modo di scoprire i lettori, Glass si diverte a modificare i presupposti della trama.
Il fatto che l’agenzia guidata dalla Waller sia infatti entrata in possesso della mano di Resurrection Man forse dovrebbe spiegare qualcosa ma, almeno per il momento, non è dato saperne di più. Mentre nel team ritorna il redivivo Yo Yo ed El Diablo subisce una strana, sconcertante mutazione, Harley dovrà vedersela con il Joker, il suo primo, grande amore, colui che in un certo senso l’ha creata. Un incontro tra i due era nell’aria ma Glass non è prevedibile e il meeting tra i due pazzoidi è spiazzante. Anche in questo caso l’autore analizza le psicologie dei character in maniera dettagliata e verranno alla luce verità impensabili sui due. Harley, dietro la patina di ragazza spietata e aggressiva, è intimamente fragile; ma nemmeno il Clown del Crimine è privo di debolezze emotive e le sue azioni stavolta sono motivate da un sentimento simile a quello di un innamorato geloso, per quanto deviato, e non di un folle. Glass inoltre collega Suicide Squad alle vicende di Morte in Famiglia e bisognerebbe leggere pure i nn. 14 e 15 di Batman.
Glass non trascura Amanda che diventa sempre più cinica e priva di scrupoli e dà poi il via a una nuova story-line imperniata sulla sorella di Yo Yo, la temibile Orchidea Rossa, e su incredibili colpi di scena relativi a Deadshot e Regulus, in un’atmosfera narrativa che si richiama ai film di Tarantino e in particolare a Kill Bill. Glass scrive testi graffianti e dialoghi sarcastici, impreziositi da un piacevole citazionismo (non bisogna ignorare le battute sui Nirvana, per esempio) e anche questo terzo tp si rivela valido.
I primi due episodi sono disegnati da Fernando Dagnino che con il suo tratto oscuro e tenebroso, di matrice naturalistica, fa un ottimo lavoro, realizzando belle versioni di Harley, di Amanda, del Joker e degli altri character. La costruzione delle tavole è impeccabile e il penciler è inventivo specialmente nelle sequenze d’azione. Gli ultimi due capitoli sono invece appannaggio di Henrik Jonnsson che rispetto a Dagnino ha uno stile meno fluido e più spigoloso, a tratti grezzo, che personalmente trovo meno suggestivo. Pure lui comunque è all’altezza di una serie divertente come Suicide Squad: non un prodotto rivoluzionario ma un bell’esempio di comic-book di intrattenimento. Da tenere d’occhio.