The Wolf of Wall Street – Recensione
Pubblicato il 30 Gennaio 2014 alle 20:55
Nel 1987, il giovane Jordan Belfort intraprende una carriera di agente di borsa imparando in fretta a mettere a segno truffe a danno dei clienti. Dopo il fallimento della sua compagnia, nel fatidico Lunedì Nero, Jordan è costretto a ripartire da un call center che tratta la vendita di azioni da quattro soldi ma, grazie alle sua abilità, la scalata al successo riparte in fretta in una spirale autodistruttiva di disonestà, sesso e droga.
The Wolf of Wall Street
Titolo originale: The Wolf of Wall Street
Genere: Biografico, commedia, drammatico
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Jean Dujardin
Provenienza: USA
Durata: 180 min.
Casa di produzione: Red Granite Pictures, Sikelia Prod., Appian Way, EMJAG Prod., TWOWS
Distribuzione (Italia): 01distribution
Data di uscita: 25 dicembre 2013 (USA); 23 gennaio 2014 (Italia)
A Hollywood la truffa sembra andare forte. Dopo American Hustle di David O. Russell, arriva sui grandi schermi la vicenda di Jordan Belfort, truffatore miliardario di successo, dipendente da droga e sesso, incriminato dall’FBI col quale ha poi collaborato scontando così solo 22 mesi di carcere ma costretto a risarcire i clienti raggirati. Belfort ha raccontato la sua storia in un’autobiografia trasposta da Martin Scorsese in tre ore di film che vanno giù come un bicchiere d’acqua.
Il regista opta per una chiave di lettura tra la commedia nera e il dramma firmando la sua quinta collaborazione con Leonardo DiCaprio, capace di una performance magnetica costruendo un personaggio d’indubbio fascino non lontano da Frank Abagnale, altro ex-truffatore realmente esistente interpretato da lui in Prova a prendermi di Steven Spielberg. Se Abagnale dimostrava, nonostante tutto, un senso della morale più radicato, Belfort scivola subito in un baratro di dissolutezza.
Compagno di malefatte è Jonah Hill, uno dei maggiori talenti comici degli ultimi anni, su cui Scorsese scarica tutte le gag più estreme e macchiettistiche lasciando a DiCaprio i risvolti maggiormente drammatici ed intimisti. In tal senso è fondamentale la moglie Naomi, interpretata dalla bellissima e talentuosa australiana Margot Robbie, che intreccia con lui una relazione vacua e superficiale fatta più che altro di sesso e litigi.
Dopo Argo e Zero Dark Thirty, Kyle Chandler sembra aver fatto l’abitudine al ruolo di figura istituzionale tutta d’un pezzo, qui nei panni dell’incorruttibile agente dell’FBI che darà filo da torcere al protagonista. Nel film ci sono poi camei a sorpresa, alcuni dei quali di altissimo livello. Fondamentale il dialogo iniziale di DiCaprio con Matthew McConaughey, proprio l’attore che gli contenderà l’Oscar come protagonista di Dallas Buyers Club, questa settimana nelle sale italiane.
Il francese Jean Dujardin, vincitore della statuetta come Miglior Attore nel 2012 per The Artist, è un corrotto e viscido banchiere svizzero. Jon Bernthal, che abbiamo conosciuto in The Walking Dead e abbiamo appena visto ne Il Grande Match, è un altro dei complici di Belfort che ha una serie di esilaranti battibecchi con Jonah Hill. Curiose le comparsate dei registi Rob Reiner e Spike Jonze. Quest’ultimo contenderà proprio a Scorsese l’Oscar per il Miglior Film con il suo bellissimo Her.
Quello che stupisce di Scorsese è la sua continua capacità di rinnovarsi, di reinventarsi e di sperimentare ricorrendo ai più svariati espedienti di regia, sfondando più volte la quarta parete e conferendo gran ritmo alla narrazione che scivola in un divertente clima grottesco, satirico e surreale, in una serie interminabile di gag comiche politicamente scorrette al limite del demenziale che fanno apparire costantemente i protagonisti come gli idioti che sono. In questo senso può ricordare il recente Pain & Gain di Michael Bay.
Sublimi prove attoriali con tanta improvvisazione, risate agrodolci che si alternano a momenti di riflessione e qualche sequenza d’antologia. Pur non scoperchiando alcun vaso di Pandora, Scorsese ci mostra il potere spaventoso che Wall Street può esercitare e il lato oscuro dell’alta finanza americana attraverso un ritratto sontuoso, beffardo e cinico. Graffia e lascia il segno.