I, Frankenstein – Recensione
Pubblicato il 28 Gennaio 2014 alle 23:15
Dopo la morte del suo creatore, il mostro di Frankenstein viene braccato dai Demoni e tratto in salvo dai Gargoyles della Regina Leonore. Ribattezzato Adam e sopravvissuto fino ai nostri giorni, il mostro dovrà affrontare la battaglia decisiva per le sorti dell’umanità e per riscattare la propria anima.
I, Frankenstein
Titolo originale: I, Frankenstein
Genere: Fantasy, action
Regia: Stuart Beattie
Interpreti: Aaron Eckhart, Bill Nighy, Yvonne Strahovski, Miranda Otto, Jai Courtney
Provenienza: USA, Australia
Durata: 92 min.
Casa di produzione: Hopscotch Features, Lakeshore Entertainment
Distribuzione (Italia): Koch Media
Data di uscita: 23 gennaio 2014 (Italia); 24 gennaio 2014 (USA)
Co-creatore di Underworld, nel quale la bellissima Selene si trovava nel bel mezzo di una faida tra vampiri e licantropi, Kevin Grevioux sembra non averne mai abbastanza di mostri classici riletti in chiave moderna che si scontrano tra di loro. Ha infatti realizzato il graphic novel I, Frankenstein per i Darkstorm Studios e si è occupato di riscriverne l’adattamento cinematografico. Nel fumetto, il mostro di Frankenstein è un investigatore privato dei giorni nostri che deve vedersela con Dracula, signore del crimine. Compaiono anche altri personaggi celebri come Quasimodo e l’Uomo Invisibile.
Il film è tutt’altra storia e si avvicina di più al modello di Underworld sostituendo succhiasangue e Lycan con Gargoyles e Demoni e ponendo Aaron Eckhart al centro della contesa al posto di Kate Beckinsale. Alla regia troviamo Stuart Beattie che si è fatto le ossa come sceneggiatore con il primo I Pirati dei Caraibi, con Collateral, il secondo G.I. Joe e già all’opera sui cinecomics Punisher – War Zone e 30 Giorni di buio.
Il film è il risultato di quanto di peggio Hollywood possa offrire in questo momento. I personaggi sono tutti monodimensionali e appena accennati. Eckhart dovrebbe mostrare i conflitti interiori di una creatura che lotta col proprio lato mostruoso ma ha due dialoghi in tutto il film e sta sullo schermo più che altro per dar vita a combattimenti coreografati senza uno straccio di idea e dettati dai peggiori effetti digitali che si siano visti negli ultimi dieci anni.
Bill Nighy, il Viktor di Underworld, qui veste i panni del villain intenzionato a creare nientemeno che un esercito di zombi posseduti dai demoni. Roba che neanche in un film tv di serie z. Tra i comprimari, Miranda Otto, la Eowyn de Il Signore degli Anelli, è una Regina Leonore che si fa rapire e salvare e punto. Yvonne Strahovski è la bella scienziata che sta lì solo a mostrare gli occhi azzurri, mentre Jai Courtney, co-protagonista in Die Hard 5, è un guerriero Gargoyle che fa il minimo sindacale.
Un’opera assolutamente vuota, inutile ed insignificante. La creatura letteraria di Mary Shelley diviene davvero un’aberrazione attraverso una sceneggiatura pasticciata, tirata via alla buona, priva di spunti e sviluppata attraverso una regia sciatta che si preoccupa solo di proporre un derivato di Underworld. Dopo robaccia come World Invasion e Attacco al Potere, Eckhart dovrebbe rivedere le proprie priorità nel valutare gli script.