Dial H n. 2, la recensione della serie più anticonvenzionale e strana dei new 52

Pubblicato il 1 Febbraio 2014 alle 10:30

Torna una delle serie più anticonvenzionali e strane del New52: Dial H! Cosa si nasconde dietro il più strano disco telefonico mai esistito? Ce lo spiega il visionario China Miéville nel secondo volume del comic-book illustrato da Alberto Ponticelli!

dial_h_02_dalla_parte_degli_angeliDial H n. 2

Autori: China Miéville (testi), David Lapham, Alberto Ponticelli (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 12,95, 16,8 x 25,6, pp. 136, col.

Data di pubblicazione: dicembre 2013

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Uno dei meriti del reboot DC è stato quello di aver presentato, oltre ai personaggi storici della casa editrice, anche concetti finiti troppo presto nel dimenticatoio e un comic-book strano e anticonvenzionale come Dial H lo dimostra. La serie è scritta dal visionario China Miéville, romanziere attivo in ambito fantascientifico e fantasy, messosi in luce anni fa con il monumentale Perdido Street Station (disponibile in Italia nel catalogo Fanucci). Il suo esordio in campo fumettistico ha fatto discutere e bisogna puntualizzare che Dial H ha lasciato comunque freddi i lettori statunitensi. Ma non c’è da stupirsi poiché le atmosfere narrative della testata si discostano parecchio da quelle degli albi mainstream, malgrado i protagonisti siano ben inseriti nel DCU propriamente detto. Del resto, l’editor del mensile è la grande Karen Berger, ormai ex responsabile della Vertigo, e quando c’è di mezzo lei è lecito aspettarsi opere non banali.

La serie è imperniata su un quadrante telefonico che dona superpoteri a coloro che compongono il termine Hero. Tuttavia, ogni volta che si fa il numero ci si trasforma in un meta-umano diverso, dotato di una specifica personalità; e man mano che si procede, si rischia di perdere la consapevolezza della propria reale identità. Quali sono le origini del manufatto? Non è dato saperlo ma se lo domandano Nelson e Roxie, protagonisti assoluti dell’albo. Il primo è uno sfigato soprappeso coinvolto in situazioni assurde e pericolose che non comprende. La seconda è una donna anziana che però sembra avere maggiore conoscenza del contesto e ha qualche informazione in più rispetto a Nelson. I due sono costretti a collaborare ed entrambi cercano faticosamente di capire come stanno le cose.

In questo secondo tp che include i nn. 7-12 del comic-book originale tutto si complica poiché entra in gioco una misteriosa organizzazione governativa che intende impadronirsi dell’oggetto e catturare Nelson e Roxie. Inoltre, è in possesso di un altro quadrante dalle proprietà lievemente diverse. Componendo infatti la parola Side si diventa un sidekick, cioè una spalla dei supereroi. Sulle tracce dei due riluttanti vigilanti c’è il perfido Centipede, capace di manipolare il flusso temporale. Ufficialmente lavora per conto dell’agenzia ma persegue obiettivi personali. In questa sequenza Miéville accelera il ritmo della story-line e, rispetto agli episodi inclusi nel primo tp, risulta meno cervellotico. Non rinuncia a inserire enigmi ma lo stile narrativo non è troppo cerebrale.

Delinea inoltre psicologie peculiari e sfaccettate, quando non instabili, e non manca di fare evolvere il rapporto tra Nelson e Roxie che finiscono addirittura a letto insieme con esiti grotteschi. E abbondano invenzioni allucinate e strampalate, degne di un libro di Burroughs. Miéville gioca poi con il DCU collegandosi alle vicende di Flash (bisognerebbe infatti leggere il primo numero dell’antologico Flash/Wonder Woman). E anticipo che l’uomo più veloce del mondo apparirà in un episodio. Ma non è detto che si tratti di Barry Allen e la sua presenza implica uno sconcertante mutamento delle proprietà del quadrante e, tanto per cambiare, incasinerà ancora di più le vite di Nelson e Roxie. I testi di Miéville sono ben impostati con dialoghi molto ironici e le sceneggiature decisamente valide.

Un numero di Dial H è disegnato da David Lapham che utilizza il suo tipico tratto indie senz’altro appropriato per le atmosfere deliranti del serial; mentre gli altri sono invece valorizzati dalle matite del bravo Alberto Ponticelli che riesce a caratterizzare in modo efficace ogni personaggio, dando il meglio di sé soprattutto con le creature mostruose e animalesche partorite dalla mente folle di Miéville. Insomma, Dial H è un prodotto originale nonché diverso dal consueto. Da provare.

Voto: 8

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