Historica vol. 14: la recensione del volume della collana Mondadori
Pubblicato il 29 Gennaio 2014 alle 19:30
Continua il capolavoro di Simon Rocca e di Jean-Yves Mitton: Vae Victis! Cosa accade a Giulio Cesare, all’etrusco Milone e alla bella Budicca, tutti e tre impegnati in guerre sanguinarie? Scopritelo in questo terzo capitolo della saga presentato nella collana Historica!
Historica vol. 14 – Vae Victis! vol. 3
Autori: Simon Rocca (testi), Jean-Yves Mitton (disegni)
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Avventuroso
Provenienza: Francia
Prezzo: € 12,99, pp. 202, col.
Data di pubblicazione: dicembre 2013
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Si può affermare con un certo margine di sicurezza che la collana Historica della Mondadori un giorno sarà ricordata come una delle proposte fumettistiche migliori dell’editoria italiana. Come è facile intuire dal titolo, la serie presenta opere di provenienza francofona inserite in contesti storici precisi. Si passa quindi da vicende ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale ad altre inserite nel periodo napoleonico, nel Medioevo o, come nel caso di Vae Victis!, al tempo dell’impero romano. Coloro che seguono già questa pregevole iniziativa sanno di quale elevato livello sia Historica. Mentre chi non ha ancora avuto l’opportunità di provarla, dovrebbe fare un tentativo. E si accorgerà che il materiale non è solo eccellente ma è per giunta presentato con un’ottima qualità di stampa e un’impeccabile cura editoriale.
Finora in Historica sono prevalsi lavori che si concludono nell’arco di un volume. Ma non mancano fumetti seriali e Vae Victis! è uno di questi. Il terzo libro della serie include i nn. 9-12 della collana originale, realizzati, come i precedenti, da Simon Rocca, autore dei testi, e da Jean Yves-Mitton, responsabile degli strepitosi disegni. I due hanno delineato una saga eccezionale, avvincente, ricca di azione e pathos. Rocca parte dal De Bello Gallico di Cesare, il celebre resoconto riguardante le conquiste delle terre britanniche da parte di Roma. Rocca rispetta le vicissitudini descritte nel testo ma svolge un’operazione assimilabile a quella del romanzo storico. Accanto infatti a personaggi realmente esistiti come Giulio Cesare o, per esempio, Cicerone, ne inserisce altri di sua invenzione che costituiscono i fulcri narrativi della story-line.
I più importanti sono la splendida Budicca, ex schiava che per una serie di vicissitudini è diventata la fiera regina degli Iceni e si oppone all’esercito di Cesare, che peraltro la desidera ed è pronto a tutto pur di possederla; e il tormentato etrusco Milone, innamorato della ragazza, ma che le circostanze spingono ad agire per conto dell’imperatore romano. In questa sequenza, in effetti, le strade dei due si dividono e Rocca racconta le loro parallele esperienze (ma anticipo che Budicca e Milone saranno destinati a rivedersi). Inoltre, inserisce nel cast l’aggressivo Arnulf che diventerà marito di Budicca, non senza problemi.
Il cuore della trama è rappresentato dalla guerra. Cesare, ansioso di conquistare nuovi territori, decide di invadere la Britannia. Ad attenderlo c’è Cassivellauno, detto Vercingetorice, che viene subito sconfitto. Tuttavia, come scoprirà Cesare a sue spese, i popoli della Britannia non sono facili da sottomettere e non mancheranno scontri sanguinosi e perdite in entrambe le fazioni. Budicca, ovviamente, non intende cedere a Cesare e sarà lei a farsi rappresentante dell’istinto di orgoglio e di ribellione delle popolazioni celtiche. Anche in questo volume Rocca esamina le differenze tra le due culture, senza però ricorrere al luogo comune che vuole Roma esempio di civiltà contrapposta alla presunta barbarie dei celti. Questi ultimi sono anzi trattati con rispetto e Rocca dimostra che la loro era una cultura degna almeno quanto quella romana. E lo fa descrivendo con dovizia di particolari gli usi e i costumi di quelle società.
L’attitudine alla guerra è evidenziata pressoché in ogni pagina, come se si trattasse di un impulso radicato nel genere umano: di conseguenza, romani e celti sono gli uni contro gli altri; ma ci sono contrasti tra mariti e mogli; tra amanti che rivaleggiano per la stessa donna e così via. Inoltre Rocca fa un azzeccato collegamento tra istinto guerrafondaio e istinto sessuale. Fondamentalmente, gli uomini si uccidono a vicenda perché spinti dalla sfrenatezza dei desideri, simboleggiati proprio da Budicca che con la sua innegabile sensualità eccita le passioni. La pulsione di morte va quindi di pari passo con quella vitale, sintetizzata dall’unione carnale tra un uomo e una donna.
I testi e i dialoghi di Rocca sono di grande livello e hanno la profondità e la valenza di un’opera letteraria e la vastità dell’intreccio è degna di un romanzo di ampio respiro. E Vae Victis! va segnalato pure per la parte grafica. Jean-Yves Mitton è bravissimo con il suo tratto naturalistico, di impostazione classicamente marvelliana che fa pensare agli esiti espressivi del leggendario John Buscema (Vitton fu uno dei primi europei a lavorare per la Marvel, realizzando due episodi di Silver Surfer). Il penciler caratterizza egregiamente i personaggi, dimostrandosi certosino e maniacale nella raffigurazione degli sfondi, delle divise, dei costumi, dei paesaggi naturali, con una bravura mozzafiato. I disegni sono altresì valorizzati dai colori di Sophie Balland, cupi, oscuri, crepuscolari, e perciò adatti alle tenebrose e violente situazioni descritte da Rocca. Insomma, anche stavolta Historica ci dona un capolavoro e sarebbe un peccato lasciarselo sfuggire.