K racconti, la recensione dell’antologia capolavoro di Tosaki e Taniguchi

Pubblicato il 30 Gennaio 2014 alle 15:30

Un nuovo splendido titolo della collana Collection Maxi dedicata a Jiro Taniguchi edito da Planet Manga

K

Storia e Disegni: Shiro Tosaki e Jiro Taniguchi

Casa Editrice:Planet Manga

Provenienza: Giappone 1993 (volume unico)

Target e Genere: Seinen, Avventura, Drammatico

Prezzo: €16,90,  17×23, B, 296 pp., b/n

Data di pubblicazione: Novembre 2013

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K agisce in armonia con i grandi cicli divini: ha un intuito animalesco proprio di chi vive in montagna seguendo le leggi della natura e la propria forza di volontà.  Dove non c’è una strada lui la costruisce: K è un ponte tra il terreno e il Divino; non è Dio ma gli parla, lo sente, lo sfiora.

K, straordinario scalatore giapponese, è il protagonista di questa bellissima antologia di racconti scritta da Shiro Tosaki e illustrata da Jiro Taniguchi, tra i migliori e più premiati fumettisti giapponesi. Il volume, che si compone di sei racconti ognuno dei quali dedicato a un gigante della montagna partendo dal mitico K2, è un omaggio al coraggio degli scalatori di montagne inaccessibili, così impervie e misteriose da essere accostate a capricciose divinità.

Quelle narrate in K, sono storie di scalate al limite del possibile, di salvataggi sul filo del rasoio, compiuti da K, un misterioso personaggio la cui reale identità sarà svelata in uno dei capitoli – forse più belli – di tutto il volume. Ogni racconto prende il titolo da un vetta, che sarà poi quella che K dovrà scalare per salvare una vita, sfidare le volontà divine o recuperare il corpo di un compagno. Sono tutte storie mozzafiato, che provocano le vertigini, sospese tra cielo e terra, in bilico su di un precario equilibrio, su quei lastroni di parete rocciosa che K scala, piano piano, attimo dopo attimo con un piede sull’abisso e lo sguardo rivolto all’immensità.

Più che la precisione millimetrica con cui Tosaki descrive i salvataggi e i dettagli tecnici delle scalate, a stupire il lettore  è la potenza espressiva e illustrativa con cui viene descritto il rapporto tra l’uomo e la montagna. Attraverso i disegni di Taniguchi la montagna prende vita: ha una storia, una volontà propria, la capacità di miracolarti o condannarti. E, più alto di ogni cima, svetta K che incarna flora e fauna, che è un tutt’uno con ciò che lo circonda, che sfida e vince la montagna perché anche lui è parte di essa. La sua estrema umiltà è la sua forza, la forza di Dio; uno degli uomini che salva, descrive le sue mani più dure del ferro e calde come raggi di sole in primavera, in uno dei passi più belli dell’antologia.

K accetta una nuova sfida, il salvataggio di un compagno o il recupero di un corpo, mai per denaro, ma solo perché mosso a compassione: seguendo una sorta di rito scaramantico si rade e poi va, lasciandosi alle spalle sospiri di ansia e speranza. E inizia il viaggio su quelle vette rese in modo talmente realistico che il lettore sentirà persino l’alito gelido del vento soffiargli sul collo e dovrà assicurarsi a un appiglio tanto vertiginose saranno le scalate. Attorno a K ruotano ora personaggi  di dubbia moralità sottomessi al dio denaro, ora comunità di sherpa che vivono in simbiosi con le montagne, definite come la faccia di Allah, o sentieri di Dio…

Una cosa è certa: chi leggerà K non potrà più guardare le montagne con gli occhi e il cuore di prima perché imparerà che ognuna di esse ha un palpito, un respiro e che quando si affronta l’importante è amarla e che per tornare vivo è importante essere amato da lei.

Voto 9

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