Supereroi Il Mito n. 1: Assedio, la recensione

Pubblicato il 13 Gennaio 2014 alle 11:30

Arriva una nuova serie di volumi Panini Comics dedicati alle più importanti saghe Marvel degli ultimi anni e si inizia con Assedio. Cosa succede quando il terribile Norman Orborn decide di invadere la dimora degli dei norvegesi, Asgard? Ce lo racconteranno Brian Michael Bendis e Olivier Coipel.

supereroi il mito 1 recensioneSupereroi Il Mito n. 1 – Assedio

Autori: Brian Michael Bendis, Kieron Gillen, Jonathan Hickman, Brian Reed, Sean McKeever, Christos Gage, Paul Jenkins (testi), Olivier Coipel, Michael Lark, Lucio Parrillo, Jackie McKelvie, Alessandro Vitti, Marco Santucci, Mahmud A. Asrar, Federico Dall’Occhio, Tom Raney (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 9,99, 18 x 28, pp. 288, col.

Data di pubblicazione: novembre 2013

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Dopo il successo di analoghe iniziative, Panini Comics propone una nuova collana di volumi in abbinamento al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport imperniati sulle saghe Marvel più significative degli ultimi anni, anche se non mancheranno uscite con materiale più classico. Come molti sanno, non sono un fan della produzione marvelliana dell’era Quesada, così come di quella successiva. Non nego che l’ormai ex editor in chief della Casa delle Idee sia stato capace di innovare e sperimentare, specialmente nei primi tempi, dando l’opportunità ad autori provenienti da disparate aree creative di cercare nuove modalità narrative e grafiche.

Tuttavia, l’esasperato uso di colpi di scena, morti e resurrezioni, lotte rutilanti, tragedie e sconvolgimenti del Marvel Universe ha spinto parecchi cartoonist a privilegiare l’apparenza a scapito della sostanza. Esemplare in questo senso è Brian Michael Bendis, osannato deus ex machina della Marvel attuale (che Fabio Licari nell’introduzione di questo volume definisce maldestramente lo Stan Lee contemporaneo) che, pur dotato di un ottimo stile di scrittura, spesso realizza saghe ridondanti, lunghe e arzigogolate, senza curarsi di rispettare le caratteristiche psicologiche dei personaggi storici. Un altro punto debole della Marvel è dato poi dall’influenza delle pellicole cinematografiche, contrassegnate da script inconsistenti ed effetti digitali capaci di attirare un pubblico di bambinoni come quello americano. E i fumetti ne hanno risentito, riducendosi ad essere semplici versioni cartacee dei blockbuster da grande schermo.

Siege, saga che inaugura la collana, è senz’altro rappresentativa di tale trend. La story-line costituisce la logica conclusione di una lunga serie di eventi impostati da Bendis in diversi comic-book dei Vendicatori. Dopo l’esito della Guerra Civile, è stato varato l’Atto di Registrazione dei Supereroi che obbliga ogni superumano, buono o cattivo che sia, a fornire le proprie generalità alle autorità e ad agire per conto del governo federale. Ciò ha modificato radicalmente il Marvel Universe e all’inizio di Siege è accaduto di tutto: Capitan America è scomparso e al suo posto c’è il redivivo Bucky; Asgard, dimora degli dei norvegesi, è stata trasferita sulla Terra ed è governata da Balder; e il terribile Norman Osborn lavora per gli  USA, dopo aver preso il posto di Tony Stark.

Si tratta di una improbabile idea di Bendis, cioè far diventare uno degli psicopatici peggiori della Marvel leader della comunità supereroica e che per giunta indossa un’armatura simile a quella di Iron Man e si fa chiamare Iron Patriot mentre coordina i Dark Avengers, versione aggiornata dei temibili Thunderbolts. Osborn non gradisce la presenza di Asgard sul nostro pianeta e si allea con Loki, perfido fratellastro di Thor, per cercare di modificare la situazione. Dopo un dissidio con il Dottor Destino, Osborn, sobillato dal dio della menzogna, architetta un piano che dovrebbe spingere gli Stati Uniti a dichiarare guerra ad Asgard, permettendogli di invaderla. Vollstagg, uno dei Tre Guerrieri, rimane coinvolto nella macchinazione e, suo malgrado, provoca la nascita del conflitto.

Dopo un prologo di per sé interessante, in cui Bendis racconta un tenebroso meeting tra Osborn, Destino e altri villain, con dialoghi intriganti, si concede una sequela di lotte da orbi, esplosioni, scazzottate e testi risibili. Siege è banale e risaputa, nonché ridicola (basti pensare ad Osborne che arringa una folla mimando lo stile di Bush Jr. che si rivolgeva agli americani di fronte alle macerie delle Torri Gemelle), poco accurato per ciò che concerne la psicologia dei character (il pavido Vollstagg qui è descritto come un guerriero coraggioso… ma quando mai???); altri character risultano appena abbozzati (per esempio, gli U-foes), altri utilizzati in maniera stereotipata come Ares, o inconcludente ed è sufficiente ragionare su Sentry per accorgersene. Insomma, Siege è di poche pretese, commerciale nel senso deteriore della definizione e in definitiva scadente. La parte grafica è ottima e il bravo Olivier Coipel realizza versioni maestose e carismatiche dei vari eroi Marvel e lo stesso vale per Michael Lark e Lucio Parrillo che firmano belle sequenze. Ma i disegni non sono sufficienti a promuovere Siege.

Il giudizio non cambia sui diversi one-shot collegati alla saga principale, anch’essi inclusi nel volume. Kieron Gillen scrive una storia su Loki senza infamia e senza lode, disegnata da Jamie McKelvie, funzionale ma non eccezionale.  Jonathan Hickman si concentra su Alexander, il figlio di Ares, ma la trama lascia il tempo che trova e solo le matite di Alessandro Vitti la rendono accettabile. Brian Reed si diverte con l’Uomo Ragno e Miss Marvel alle prese con Venom, non l’attuale Flash Thompson, ma McGargan, l’ex Scorpione.  Le matite di Marco Santucci sono sopraffine ma il contributo è esile. Sean McKeever si occupa degli Young Avengers, coadiuvato alle matite da Mahmud A. Asrar, con risultati non memorabili. Va meglio Christos Gage che scrive un’avventura del ritrovato Steve Rogers e di Bucky, drammatica, intensa e valorizzata dai disegni del grande Federico Dall’Occhio. E Paul Jenkins conclude la story-line con un affrettato epilogo illustrato da Tom Raney.

Siege ha avuto comunque una funzione importante, quella di eliminare l’Atto di Registrazione dei Supereroi e di porre le basi per ulteriori presupposti narrativi riguardanti il variegato mondo dei Vendicatori. Ma, come scrivevo in precedenza, è privo di sostanza nonché la prova della pochezza e della mancanza di idee della Marvel odierna e Panini Comics, inaugurando questa collana, avrebbe dovuto forse cercare di compiere una scelta migliore.

Voto: 5

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