Le Storie n. 15: I Fiori del Massacro, la recensione della nuova storia di Roberto Recchioni
Pubblicato il 6 Dicembre 2013 alle 14:30
Giappone feudale. La nobile Jun ha visto il padre suicidarsi per denunciare la corruzione della corte tra le risate di scherno del Daimyo e degli altri dignitari. Afflitta dall’onta del disonore, sul punto di togliersi la vita, Jun riceve l’aiuto di Ichi, anziano samurai cieco che traccia davanti a lei un percorso di sanguinaria vendetta sulla via del meifumado, la discesa all’inferno del guerriero.
I Fiori del Massacro
Autori: Roberto Recchioni (Testi), Andrea Accardi (Disegni), Aldo Di Gennaro (Copertina)
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Genere: Avventura, azione
Paese: Italia
Prezzo: € 3,50
Data di pubblicazione: 12 dicembre 2013
Tra i suoi doveri di curatore di Dylan Dog e di sceneggiatore della miniserie di fantascienza Orfani, Roberto Recchioni, prolifico autore romano, trova il tempo per proseguire quella che ci piace definire la tetralogia del Meifumado, iniziata un anno fa con La Redenzione del Samurai, pubblicata sul numero 2 de Le Storie, la collana di graphic novel Bonelli. In questo secondo episodio, Recchioni ci porta nel mondo delle kunoichi, le ninja femminili, firmando la sua miglior sceneggiatura dai tempi di Mater Morbi.
Dal capitolo precedente ritorna Ichi, l’anziano samurai cieco a indicare la via della vendetta alla bella Jun, promessa sposa del Daimyo che ha disonorato suo padre. La giovane viene affidata alle cure della severa Lady Mochizuki che alleva e addestra le ragazze al ninjitsu. Divenuta, anima e corpo, proprietà della maestra, l’allieva sarà costretta ad un percorso particolarmente doloroso, non solo costretta a dure sessioni di combattimento e alla servitù ma anche alla prostituzione.
Traumatizzata e ferita dalle risate di scherno dirette a suo padre, Jun mette in atto la sua vendetta indossando la maschera di un demone sorridente e uccide le sue vittime incidendogli un sorriso sul volto. Concettualmente, una sorta di mix tra Batman e il Joker ma sempre in pura salsa chambara. La vicenda regala un epilogo di rara efficacia e di forte impatto emotivo che porta perfettamente a compimento la trasformazione interiore della protagonista.
Ai disegni torna uno straordinario Andrea Accardi la cui opera denota un’incredibile minuzia di particolari nella ricostruzione scenografica. L’artista traduce con notevole ispirazione la sceneggiatura di Recchioni che procede, come di consueto, con ritmo cinematografico tra dialoghi asciutti e intere sequenze mute, suggestive vignette paesaggistiche e scontri violentissimi di grande dinamismo in una tempesta di linee cinetiche e onomatopee. Recchioni si permette anche il lusso di qualche sontuosa splash-page, una delle quali, forse per la prima volta nella storia della Bonelli, è dedicata ad un nudo di donna in una scena intrisa di erotismo saffico.
Storia potentissima sotto ogni punto di vista, di gran lunga superiore al primo capitolo. La sceneggiatura è solida, trascinante e divertente, sostenuta da una componente grafica di altissimo livello, con una protagonista fascinosa in un susseguirsi di eventi che oscillano tra momenti di contemplazione e un’action scatenata. Una discesa negli abissi oscuri dell’animo umano illuminati dal devastante fuoco della vendetta.