Omac di Dan Didio e Keith Giffen, la recensione Lion Comics
Pubblicato il 20 Novembre 2013 alle 14:30
Torna uno dei classici personaggi inventati dal leggendario Jack Kirby. Omac! Chi è Kevin Kho, cos’è l’enigmatico Brother Eye e quali sono le finalità dell’organizzazione Checkmate guidata dall’infido Maxwell Lord? Scopritelo nella serie che ha reintrodotto Omac nel DCU post-reboot!
Omac – Attivato
Autori: Dan Didio (testi), Keith Giffen, Scott Kolins (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 15,95, 16,8 x 25,6, pp. 192, col.
Data di pubblicazione: ottobre 2013
Quando alla fine degli anni sessanta Jack Kirby abbandonò la Marvel per dissapori con Stan Lee, andò a lavorare alla DC che fu felice di accogliere il leggendario co-creatore di Capitan America e il penciler acclamato di Fantastic Four, Mighty Thor e altri gioielli della Casa delle Idee. Jack, con l’atteggiamento spavaldo che lo contraddistingueva, chiese ai boss DC di occuparsi del comic-book meno venduto, nella fattispecie quello di Jimmy Olsen. Il Re intendeva dimostrare che il suo apporto sarebbe stato sufficiente a risollevare le vendite di qualsiasi testata.
E così fu. Con le storie di Jimmy Olsen, tuttavia, Jack iniziò a delineare un complesso intreccio narrativo che avrebbe formato il monumentale affresco della cosiddetta Saga del Quarto Mondo con mensili come Mr. Miracle, New Gods e Forever People. Questi serial furono considerati capolavori ma un po’ datati dal punto di vista dei testi. Però è innegabile che con quelle storie Kirby ideò personaggi che si rivelarono fondamentali per l’intero DCU, a cominciare dal terribile Darkseid.
Jack realizzò poi altre serie come Sandman (character diverso dal giustiziere pulp con la maschera a gas membro della JSA o del tenebroso Morfeo di Neil Gaiman), Kamandi, Demon e Omac che furono una miniera di idee mirabolanti partorite dalla fervida immaginazione kirbyana. Perciò era ovvio che nell’ambito del reboot la DC non avrebbe rinunciato a riproporre questi personaggi. Il malvagio Darkseid ha avuto un ruolo importante nella run di Geoff Johns relativa alla Justice League; Etrigan è stato protagonista di Demon Knights e il boss Dan Didio ha deciso di dedicare una miniserie ad Omac, guerriero collegato all’enigmatico Brother Eye che alcuni lettori italiani degli albi Corno forse ricorderanno.
Nel DCU post-reboot quindi Dan Didio introduce il giovane Kevin Kho, impiegato alle industrie Cadmus. È un tipo impacciato, ha una relazione con una collega, Jody (peraltro parente di una componente degli Esploratori dell’Ignoto, inventati da Kirby e da Joe Simon) e la sua vita è tranquilla. Ma per una serie di circostanze che verranno spiegate nel corso della strory-line, Kevin entra in contatto con Brother Eye, una specie di intelligenza artificiale che lo monitora in continuazione e all’occorrenza lo spinge a trasformarsi nel mastodontico Omac, un guerriero alla prese con minacce intimidenti. Quali sono gli intenti di Brother Eye? Questi sostiene di voler proteggere l’umanità ma sarà realmente così? E che ruolo svolge l’agenzia Checkmate del Professor Steele?
Per giunta la suddetta agenzia è guidata dall’infido Maxwell Lord che certamente non ha a cuore le sorti del genere umano ed è in combutta con Makkari e altri personaggi che i fan della Saga del Quarto Mondo conoscono bene. Il risultato è scontato: Omac, suo malgrado, dovrà vedersela con mostruosità dilaganti, esseri meccanici, animali parlanti e persino Frankenstein, l’agente dello S.H.A.D.E., in un riuscito crossover con il suo serial. Dulcis in fundo: farà un’apparizione pure Superman e coloro che amano i classici scontri tra supereroi avranno pane per i loro denti.
Classico è in effetti il termine adatto per l’attuale versione di Omac. Dan Didio scrive una trama dai toni fantascientifici con testi ironici in perfetto stile anni settanta (oserei affermare quasi Marvel nell’impostazione, dati gli insistiti ammiccamenti nei confronti del lettore) e ha il merito di aver ripreso le visionarie invenzioni kirbyane dimostrandone l’attualità. Nell’episodio relativo al team-up con Frankenstein c’è anche Jeff Lemire alla tastiera e nel complesso il tp, dal punto di vista delle sceneggiature, è valido.
E la parte grafica è altresì pregevole, appannaggio dell’ottimo Keith Giffen che si avvicina allo stile rutilante e adrenalinico di Kirby rielaborandolo in maniera personale. L’omaggio a Jack è evidente soprattutto nelle espressioni facciali dei character che fanno chiaramente pensare alle immortali produzioni del Re. In un numero c’è Scott Kolins e anche lui svolge un buon lavoro. Insomma, Omac è tornato in pianta stabile nel DCU (si è inoltre unito alla Justice League International) e intende restarci. Da provare.