Lucca 2013 – Don’t stop believin’

Pubblicato il 18 Novembre 2013 alle 12:00

Anche quest’anno vi portiamo a fare un giro per il Lucca Comics & Games con un lungo reportage che, più che farne la cronaca, ve ne racconta lo spirito. Allora prendete una valigia, mettete le cuffie e partiamo!

manifesto-questione-di-stile-lcg2013“How many roads must a man walk down / before they call him a man”.

Comincia sulle note di Bob Dylan il mio viaggio per il Lucca Comics & Games 2013, mentre nel mattino di giovedì Milano si sveglia, frenetica come al solito, ma negli occhi delle persone già si legge una certa soddisfazione da clima prefestivo.

Ed eccomi ancora su quel treno veloce che sono così spesso abituato a prendere perché il mio cuore, o la mia professione, mi portano in giro per il Paese.

Di giovedì, la maggior parte è in viaggio per lavoro, ma per me, un fine settimana all’anno (in questo caso anche un po’ più lungo), gli impegni possono aspettare, perché le passioni che abbiamo e che con determinazione continuiamo a coltivare, malgrado tutto, sono qualcosa di importante, direi di essenziale per la nostra vita. Quelle passioni per le quali a volte veniamo scherniti o guardati come degli alieni: ormai quando mi chiedono, con un sorriso ironico, se i fumetti non siano una cosa per bambini, rispondo che il bambino è una componente essenziale dell’uomo che non bisogna mai tradire. “Bella, non ho mica vent’anni, ne ho molti di meno / e questo vuol dire, capirai, responsabilità” canta Fossati mentre scendo, con tutta la tempestività di cui è capace la funzione random del mio iPod.

Ci incontriamo a Firenze, io e la mia futura sposa, con la quale condivido, tra le altre, anche questa passione che dal 2009, salvo un’unica eccezione, ci porta a Lucca tutti gli anni.

Al volo prendiamo un treno che in poco più di un’ora ci porta a destinazione.

Appena arrivati passiamo per la sala stampa, efficiente come al solito, anzi più del solito, nella nuova e suggestiva location del foyer del teatro del Giglio, e poi dritti verso l’appartamento che abbiamo affittato nella zona nord (piacevole anche nel bel mezzo della massima affluenza): una mansarda deliziosa con vista, dall’interno, sulle mura.

Il tempo di sistemarci e subito alla Camera di Commercio, nuova ed efficiente sede (seppur meno bella) del polo conferenze per la tavola rotonda “Verticalismi e Webcomics” con gli interventi del CEO Mirko Oliveri, di Sara Pichelli (uno degli orgogli fumettistici italiani alla Marvel nonché realizzatrice, insieme a Laura Zuccheri, del manifesto del Lucca Comics & Games dello scorso anno) e David Messina (il cui talento, parimenti apprezzato oltreoceano non ha bisogno di presentazioni). Verticalismi è una delle fucine culturali del fumetto più attive degli ultimi anni. Partiti praticamente per gioco, propugnando una visione originale della nona arte che si avvale delle nuove tecnologie che da un lato valorizzano le tavole (ad esempio con l’innovativa lettura in HD) e dall’altro aprono enormi spazi alla creatività che si confronta con la narrazione “in verticale” (a proposito, non dimenticate la “ComicBattle” Verticalismi vs Mammaiuto il 9 dicembre prossimo: ne vedremo delle belle!).

verticalismi

Ci spostiamo poi nei padiglioni degli editori, un po’ per salutare gli amici che sono lì agli stand e un po’ per curiosare e sbirciare le novità di cui Lucca Comics & Games è sempre foriera. Si passeggia piacevolmente (complice forse anche lo spostamento intelligente in un padiglione a parte di RW/Alastor e Panini): le persone ci sono, e molte, ma si respira. Gli editori di maggior successo sono già presi d’assalto, ma, forse anche per il bel tempo che invoglia a passeggiare per la città, è possibile fare con calma i propri acquisti e fermarsi a scambiare quattro chiacchiere con gli autori.

Ho fisse in mente diverse immagini (alcune raccolte nelle “Cartoline da Lucca” che trovate qui) che fanno bene al cuore e che mi ricordano quanto questo sia un mondo di una bellezza coinvolgente. Quello che percepisco in ognuna di queste occasioni è il valore, l’umanità, oltre che la bravura degli artisti che realizzando qualcosa di graficamente bello, migliorano l’ambiente che li circonda. Autori generosi e cordiali, che hanno caratterizzato questa fiera come la più “intensa” a cui abbia partecipato. Dalle grandi realtà alle piccole, da professionisti affermati agli esordienti, si percepisce, in particolare quest’anno, la forza di chi resiste, continuando a dare agli appassionati, ai lettori, storie con cui sognare, su cui riflettere, per cui indignarsi, da cui trarre conforto o semplicemente diletto, da guardare perché semplicemente belle.

Ci sono professionisti di livello internazionale che, nel duplice ruolo di autori e insegnanti, facevano lunghi debriefing con dei ragazzi appena usciti dagli appuntamenti con gli editor.

Ci sono piccoli editori che con orgoglio curano anche le edizioni straniere dei loro volumi (è il caso ad esempio di Pavesio con Bacon di Marco Natale) o che hanno il coraggio di spiccare il volo per qualcosa in cui credono (penso a Kleiner Flug, che traspone a fumetti opere liriche o biografie di italiani illustri).

C’è un Camper che per quanto folle o scalcinato possa sembrare, per fortuna morde ancora la strada.

C’è il fan club di Rat Man che realizza iniziative senza scopo di lucro (nella fattispecie per finanziare “Changamano Onlus”) con la complicità in primis del buon Leo Ortolani ma anche di altri fumettisti italiani e stranieri di chiara fama.

Ci sono autori che ti ringraziano in varie lingue del mondo, per aver acquistato un loro volume, e dai loro occhi si capisce che non lo fanno per le royalty che gli spettano, ma semplicemente perché è bello e gratificante sapere che il proprio lavoro è piaciuto e ha emozionato il lettore creando quella condivisione speciale e unica che lo lega all’autore.

Non manca certo la corsa all’ultimo manga blockbuster in anteprima o al volume da collezionismo, ma anche ciò  fa parte di questo mondo che ha molte facce, molteplici nature, e che ciascuno, a seconda dei propri gusti, sostiene come vuole e come può.

E comunque, visto che la componente affettuosamente “nerd” esiste in tutti noi, permettetemi qualche menzione d’onore tra le più varie:

  • la “cage” di Saldapress in cui si sono avvicendati cosplayers di The Walking Dead (zombie compresi) mentre allo stand i lettori del bestseller di Robert Kirkman si accaparravano questo o quel volume della serie (presenti per la fiera il nuovo inedito della serie regolare ed il n.1 a colori) oppure qualcuna delle altre pubblicazioni dell’editore emiliano tra cui Witch Doctor e Rocketeer;
  • David Lloyd (allo stand Edizioni NPE) che parla del futuro digitale del fumetto e del suo progetto Aces Weekly mentre tratteggia un profilo di “V”.
  • Orgoglio Nerd ed il suo “L’occhio del rinoceronte”, gdr applicato alla vita reale, pubblicato in collaborazione con Edizioni BD.
  • La voce di Cristina D’Avena che sembra un’eco d’infanzia, così in lontananza dall’altra parte della città, che ci accompagna a casa una sera.
  • La gigante riproduzione del martello di Thor con tanto di pavimento della piazza infranto e di nastro SHIELD per circoscrivere l’area d’impatto.

È ormai sera,

la sera del 31 ottobre, cioè di Halloween. A Lucca per tutto il weekend ci sono persone in costume, quindi questa ricorrenza si percepisce meno, anche perché le iniziative all’uopo organizzate dallo staff della fiera non sono poi molte, ed infatti potranno essere notevolmente implementate nelle future edizioni, considerato il potenziale del Lucca Comics & Games.

Quello che invece migliora in maniera esponenziale ogni anno è il settore cinema, che in quest’edizione ha presentato, tra le altre, l’anteprima nazionale di Thor 2 (che è spettacolare!) alla quale sono stati perfino consegnati degli occhiali 3d personalizzati con i colori dei personaggi del film. Ma ci sono state numerose proiezioni suddivise nei vari cinema della città, tra le quali diversi cortometraggi d’animazione giapponese (in collaborazione con il Japan Media Arts Festival ), la maratona Wolverine ed il bellissimo film d’animazione “L’arte della felicità” di Alessandro Rak, il cui maggior merito, a mio avviso, è quello di mostrare che in questo Paese, per chi ci crede, è ancora possibile creare qualcosa di bello nonostante le avversità ed il dilagante degrado con cui ci affliggono quotidianamente i media (ma, se volete saperne di più, vi rimando alla relativa “cartolina”).

Di riflessione in riflessione questo mi porta alla conferenza di Bao Publishing e alle parole di Michele Foschini che, insieme a Caterina Marietti, tra un bilancio quinquennale dell’editore milanese e gli sfolgoranti annunci (da Brian K. Vaughan e Fiona Staples, autori di Saga, che porteranno a Lucca l’anno prossimo alle opere di prossima pubblicazione che più dettagliatamente vi racconteremo), riflette sul concetto di normalità e sulla percezione del lettore di fumetti da parte della società. Le riflessioni sono proprio quelle che accennavo poc’anzi: il tentativo di sfondare il muro di gomma creato dalla superficialità e dal filisteismo dilagante per cui il lettore di fumetto è un soggetto da considerarsi “anormale”, e che per assurdo, e non di rado, viene addirittura sbeffeggiato perché legge i “giornaletti”, magari dalla zia che guarda solo telenovelas.

La dignità di un mezzo d’espressione, di una forma d’arte se volete, va propugnata con costanza e determinazione e ribadita sia con le parole che con i fatti. Proporre anche libri come “Feynman” o “Per gli oscuri sentieri” (ma il catalogo Bao fornisce molti di questi esempi) è un modo per far questo, e per intaccare anche quello che io chiamo il “razzismo culturale” dell’intellettual(oid)e che considera il fumetto mero intrattenimento. Certo che c’è anche quello, ma non c’è solo quello.

Siamo al punto in cui siamo anche perché in questo paese ci sono molti che si credono letterati per aver letto “Cinquanta sfumature di grigio” mentre io dovrei sentirmi un ragazzino se sotto l’ombrellone leggo un fumetto, anche se si tratta dei “Quaderni Ucraini” o di “Portugal”. Ma questo non scoraggerà me così come non scoraggia persone come Michele, Caterina, e diversi loro colleghi, che quotidianamente dimostrano che è vero l’esatto contrario e lo fanno producendo libri che, a parte tutto, sono belli, nel senso più elevato del termine.

Non dobbiamo aver vergogna di affermare queste verità, e sono anche convinto che, rivalutando l’estetica, ritroveremo parte dell’etica perduta.

Forse ho perso il filo della narrazione cronologica,

ma i ricordi dei giorni si confondono, perché il Lucca Comics & Games è come un grande e lungo giorno fatto di mattine, pomeriggi e notti, alcune delle quali passate nella piazza dell’anfiteatro, il luogo dove, dopo cena, si potevano incontrare autori, standisti, editori, giornalisti e persone più o meno legate all’organizzazione che, dopo un’intensa giornata, mossi da quella strana euforia che conosce solo chi l’ha provata, trovavano ancora la forza di vivere fino in fondo quella che più che una fiera è un importante momento di aggregazione, ludico e culturale.

Di questo sono convinti anche i negozianti lucchesi, che oltre al rilievo economico, che comunque c’è, sono partecipi della festa ciascuno a suo modo, ma il più delle volte in maniera positiva e spesso anche autoironica, dalle vetrine a tema ai volumi esposti sugli scaffali di un panificio in una via laterale (in cui, a parte me, gli avventori erano tutti lucchesi) fino ai camerieri di una paninoteca vestiti da banda bassotti.

Ci fermiamo in una boutique che vende delle splendide cravatte dipinte a mano: piccole opere d’arte che vanno da una riproduzione della Amerigo Vespucci a scene de “La dolce vita” passando ovviamente per i beniamini del fumetto tra cui Batman, Tex, l’Uomo Ragno e Diabolik. I due proprietari, marito e moglie, ce ne fanno vedere circa un centinaio, e per loro (malgrado abbiano da tempo passato la sessantina) quella con la veduta aerea di Lucca ha lo stesso valore “artistico” di quella con Jessica Rabbit perché sono entrambe esteticamente belle. Alla faccia dei pregiudizi.

Questo non vuol dire però che non abbia visto volti cupi di lucchesi in auto che sfrecciavano per qualche via laterale un po’ fuori dal centro o che non ci siano gli speculatori (trai quali, se mi permettete, non ritengo vi siano quelli che aprono un temporary store quanto piuttosto quelli che vendono un panino a cinque euro quando ne vale uno), ma nei giorni del Lucca Comics & Games si respira ovunque un’aria diversa e piacevole, un clima generalmente cordiale anche da parte di chi con i fumetti non ha niente a che fare, come una simpatica signora che abbiamo conosciuto e che realizza a mano candele con inclusi fiori secchi “rigorosamente locali”, come sottolinea facendosene vanto.

Facciamo delle brevi incursioni per la città (che ci piace vivere anche all’esterno, soprattutto negli anni in cui, come questo, per la maggior parte della fiera il tempo è buono) e nei momenti di massima affluenza ci rifugiamo a vedere le mostre, sempre poco affollate. Divertenti gli allestimenti di Dress Code (mostra dedicata a sette eroine del fumetto mondiale Eva Kant, Catwoman, Satanik, Sue Storm, Fujiko, Wonder Woman e Valentina); notevoli le tavole di Hermann, del nostro Giulio De Vita e di Terry Moore (ospite di Bao Publishing in fiera in occasione, tra le altre, dei 20 anni di Strangers in Paradise); spettacolari i lavori di  Stephan Martinière. Complessivamente tuttavia il settore mostre è sembrato un po’ sotto tono rispetto allo scorso anno, forse per il non facile tema scelto per quest’edizione.

La sera a cena, forse perché ormai abbiamo imparato come organizzarci, invece di accontentarci di quello che capita (prendendo anche qualche fregatura) abbiamo cominciato ad approfondire anche la nostra conoscenza dell’offerta gourmet di Lucca. Tra bugigattoli che assomigliano alle friterie di Bruxelles (che ricordo è la capitale europea del fumetto) e locande/ristoranti tipici, il miglior posto dove abbiamo cenato è senza dubbio “L’imbuto”, dello Chef Cristiano Tomei, da poco trasferitosi a Lucca da Viareggio: cena di altissimo livello, per materia prima e tecnica, nella singolare e splendida cornice del LU.C.C.A. (Lucca Center of Contemporary Art). Che cos’hanno in comune questo ristorante con il fumetto e lo spirito Lucca Comics & Games, potete scoprirlo nelle mie “Cartoline da Lucca”.

Ultimo giorno,

siamo alla resa dei conti, al momento in cui parte già la nostalgia ma c’è l’euforia del fare che ti possiede, quel desiderio di prolungare il più possibile questi momenti.

Puntata al Japan Palace, che è d’obbligo, dove alle 10 del mattino già ci sono diverse decine di persone in fila per entrare. Tra gli usuali “spacciatori” di gadget (in un’altra vita sono un collezionista di action figure ed ho un appartamento di 300 mq pieno di vetrine, ma in questa le tre o quattro che possiedo accumulano più polvere di quanta ne riesca a togliere settimanalmente e questo mi basta) ed i venditori di oggetti più o meno provenienti dal Giappone (i migliori erano dei ragazzi parigini che proponevano abbigliamento orientaleggiante), abbiamo visto delle graziose signore in kimono che traducono nomi e li scrivono con il pennello, una bella mostra di quadri e diverse conferenze, cui noi non abbiamo partecipato ma che alcuni amici e colleghi di Mangaforever ci assicurano essere state davvero ben organizzate.

japan

Qualche altro passo in città, dove girano stranamente meno cosplayers degli altri anni (o forse è solo che si concentrano in aree diverse), per arrivare ai Games la cui fila ci ha spaventato, facendoci optare per una passeggiata in Self Area ed un altro passaggio nei padiglioni di antiquari, collezionisti ed editori.

Forse potrebbe valutarsi, per le prossime edizioni, di dividere le aree di gioco per macrotemi (videogames, giochi tradizionali, giochi da tavolo, GCC, GDR, etc.). A mio avviso ciò gioverebbe sia agli standisti che all’utente medio il quale, se non ha grandi motivazioni tipo un torneo, rischia di essere privato del piacere di poter provare un gioco nuovo o di socializzare al tavolino.

Premessa questa riflessione (che so essere assolutamente personale, io sono un amante dei giochi ma preferisco provarli in ludoteca e giocarli a casa con gli amici nelle sere d’inverno), gli amici che ci sono stati, anche per diversi giorni di seguito, ne sono stati entusiasti. E non stento a credervi visto che, oltre alla stellare offerta ludica e videoludica, nella zona Games hanno lavorato persone con una consolidata esperienza in questo settore come lo staff de “La Taverna del Gargoyle”, realtà partenopea in continua espansione nonché ulteriore simbolo del fatto che chi ha capacità e determinazione riesce ad andare lontano, nonostante quello che ci raccontano ogni giorno solo per farci smettere di lottare.

Finisce così, dopo i saluti (che più che “d’obbligo” sono un modo per ringraziare quelli che hanno reso per noi speciale, anche quest’anno, il Lucca Comics & Games) ed una passeggiata sulle mura da cui si gode una vista bellissima su Lucca, che a mio avviso è una città splendida anche dal punto di vista architettonico.

Finisce sul binario affollato di una stazione fatta per accogliere poche migliaia di passeggeri al giorno e che invece ne ha visti passare duecentomila in questo lungo weekend. Pessima (mi hanno detto obbligata, ma mi rifiuto di credere che non ce ne siano altre) la soluzione logistica che ci ha costretto a fare i biglietti in stazione e poi a girare un chilometro in tondo (comprensivo di una scalinata interminabile, soprattutto con le valigie, sopra un passaggio a livello) per arrivare al binario giusto. Il treno è in ritardo, e si discute con le forze dell’ordine sulla logistica e sull’affluenza. Io chiedo se ci siano stati dei disagi dovuti a qualche indisciplinato (ce ne sono ovunque) ed il poliziotto mi risponde con un sorriso: “nessuno di loro è indisciplinato, sono tutti bravi ragazzi che coltivano una passione”. É l’ennesima conferma dello spirito nobile di quest’iniziativa e di quelli che vi partecipano.

Sembra finita, ma non finisce: il mio treno parte da Firenze poco dopo le otto di sera, e nel mio vagone, zeppo di pendolari di ritorno dal ponte dei morti, ci sono ragazzi e ragazze con il braccialetto ancora indosso. Ci riconosciamo senza conoscerci, e ci raccontiamo a vicenda impressioni, sensazioni e storie di questa Lucca.

Divertente e quasi surreale uno scompartimento del frecciarossa in cui, oltre ad una coppia distinta sulla cinquantina ed un ragazzo emigrante mio conterraneo (che non è stato alla fiera ma è ferratissimo sui film della Marvel), ci siamo io, un signore che dice di aver portato la figlia piccola “a vedere i ragazzi in costume” (ma i pacchi che porta con sé tradiscono le sue vere intenzioni), due ragazze che hanno lavorato agli stand dei Games per 4 giorni, una delle quali si sente in dovere di parteciparci del suo amore per gli X-men (e ci racconta gli ultimi 10 anni di storie che ormai non leggo più) mentre con l’altra discutiamo una classifica di romanzi Fantasy. Al mio fianco, un poco più che ventenne con una shopper piena di giochi di ruolo e di società ad un certo punto solleva una specie di riflessione sociologica sul Risiko che alla fine coinvolge tutti, ma proprio tutti, gli otto passeggeri.

Arrivo a Milano qualche ora dopo. Saluto i miei simpatici ed inaspettati compagni di viaggio ed esco dalla stazione. Davanti a me, alla fermata del tram una coppia di ragazzi ha una borsa “Bao’stache” mentre poco lontano un signore sulla cinquantina entra in un taxi e, prima che chiuda la portiera, scorgo una shopper con Ratolik.

Pochi minuti e sono a casa, faccio l’inventario degli acquisti e, come al solito (e come avete visto), penso di aver esagerato e mi riprometto di moderarmi il prossimo anno. So già che non lo farò e che esclamerò, per tutta la vita, la stessa frase: “Ale, mi sa che anche quest’anno abbiamo esagerato”.

Sistemo i volumi sul tavolo, li guardo, li apro per rivedere i disegni e le dediche, li annuso, ne accarezzo le copertine. Ripenso a quattro giorni bellissimi, a questo lungo weekend che, oltre al divertimento e a tutto il resto, mi ha lascia un senso di orgoglio e di speranza per il futuro di questo mondo e di coloro che ne fanno parte.

Metto su “Don’t stop believin” dei Journey (live in Huston), e consiglio anche a voi di farlo, e di mettervi bene in mente queste parole, perché i sogni, le passioni e le speranze non tramonteranno mai finché ci crederemo così forte, finché tutti faremo la nostra parte per preservarli.

Parte che il Lucca Comics & Games, che ringrazio anche a nome di tutta la redazione di Mangaforever, svolge egregiamente ogni anno.

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