X-Men – Speciale 50° Anniversario, recensione Panini Comics
Pubblicato il 13 Novembre 2013 alle 11:40
Festeggiate il cinquantesimo anniversario degli X-Men con tre storie d’annata scritte da Roy Thomas e disegnate dal leggendario Neal Adams! E non perdete l’esordio dei mutanti della Terra Selvaggia in uno speciale albo celebrativo!
X-Men – Speciale 50° Anniversario
Autori: Roy Thomas, Dennis O’Neill (testi), Neal Adams (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 4,00, 17 x 26, pp. 72, col.
Data di pubblicazione: novembre 2013
Può sembrare incredibile ma c’è stato un periodo in cui la serie degli X-Men non aveva successo e la Marvel la considerava di secondaria importanza rispetto a quelle dell’Uomo Ragno o dei Fantastici Quattro. Accadeva negli anni sessanta e il comic-book dei mutanti X a livello di vendite arrancava, tanto che a un certo punto la Casa delle Idee smise di produrne le storie limitandosi a ristampare vecchi episodi. Bisognò attendere la nascita della seconda formazione degli X-Men creata da Len Wein sul finire degli anni settanta e l’avvento di Chris Claremont per un cambio di rotta. Il resto è storia. Grazie a Chris Uncanny X-Men fu per anni la serie più amata degli Stati Uniti e diede vita a una pletora di mensili targati X; e ancora oggi il fenomeno mutante è di tutto rispetto.
Panini Comics, come nel caso dei Vendicatori, ha deciso di pubblicare un albo speciale per festeggiare i cinquant’anni del team e lo fa presentando i nn. 62, 63 e 65 della serie. Si tratta di materiale del 1969 che si colloca in un contesto particolare. Gli episodi sono tra i conclusivi della prima stagione editoriale degli X-Men e vengono ricordati per le matite di Neal Adams. Ma procediamo con ordine. Quando Stan Lee e Jack Kirby vararono il mensile, fu subito chiaro che nelle loro intenzioni le storie degli X-Men dovevano essere differenti dal solito. Con il pretesto dell’isteria anti-mutante, infatti, Lee e Kirby intendevano denunciare il razzismo presente negli USA e affrontare tematiche complesse. Perciò Lee scrisse testi e dialoghi più ricercati rispetto a quelli di altri comic-book Marvel. Tuttavia, dopo un iniziale interesse, il mensile non decollò e l’abbandono di Lee e Kirby non fu d’aiuto.
A sostituire il Sorridente furono chiamati Arnold Drake, creatore di Deadman e della Doom Patrol, e Roy Thomas che cercarono di approfondire i concetti accennati da Lee e di inventare situazioni narrative intriganti. Alle matite si impegnarono artisti come Don Heck, storico penciler di Iron Man, e Werner Roth che però non andarono al di là degli standard espressivi all’epoca imperanti. Per giunta, se Roy Thomas fu giustamente celebrato per la sua run di Avengers, contemporanea a quella degli X-Men, non lo fu per i mutanti e in effetti, pur interessante, la sua gestione non regge il confronto con quella del gruppo di supereroi più potenti della terra.
Malgrado ciò, però, Thomas inserì idee e novità che in epoca claremontiana avranno fortuna e inoltre arrivò poi Neal Adams, uno dei maestri indiscussi del fumetto a stelle e strisce. Vi parrà assurdo, ma negli anni sessanta Adams non era universalmente celebrato. Aveva riscontri in casa DC, certo, ma il suo stile era considerato troppo strano e all’avanguardia e gli editor scoraggiavano gli aspiranti penciler dall’imitarlo e benché oggi gli episodi degli X-Men da lui illustrati siano apprezzati, all’epoca passarono quasi inosservati e nemmeno l’apporto adamsiano contribuì quindi a risollevare le sorti del mensile.
Nelle storie di questo albo avrete a che fare con la classica formazione degli X-Men composta da Ciclope, Marvel Girl, l’Angelo, l’Uomo Ghiaccio e la Bestia (il Professor Xavier è ritenuto morto). Ci sono pure Alex Summers, il fratello di Ciclope, alias Havok, e Lorna Dane, la futura Polaris. Buona parte della trama ideata da Thomas si svolge nella Terra Selvaggia di Ka-Zar, character nato proprio nella serie degli X-Men, ed esordiscono i terribili Mutati capitanati dal perfido Brainchild nonché il nemico per eccellenza del team, Magneto, nella sua prima apparizione senza elmetto. È proprio il Signore del Magnetismo l’ideatore di un piano diabolico che coinvolge appunto i Mutati, Lorna Dane, Ka-Zar e gli stessi X-Men, e Thomas imbastisce una trama piacevole ma che risente delle convenzioni espressive del tempo. E sono i disegni di Adams l’elemento più interessante di questi episodi.
Ciò vale anche per il n. 65, scritto invece da Dennis O’Neill e imperniato su una battaglia tra il team e uno dei nemici ricorrenti della prima formazione X e cioè Changeling. La storia è senza infamia e senza lode e va segnalata perché si inizia a parlare degli alieni Z’Noxx, dettaglio che Claremont anni dopo riprenderà per introdurre la principessa Lilandra e il popolo degli Shi’ar. Sono i disegni di Adams a fare la differenza e le sue figure carismatiche e maestose e lo stile ombroso e inquietante da lui sfoggiato è sopraffino. Magneto emana crudeltà; l’Angelo dalle ali spiegate evoca fluidità e cineticità; Lorna e Marvel Girl hanno una bellezza dedicata; Ka-Zar esprime vigore e forza fisica pressoché in ogni postura. E non sono da trascurare le ambientazioni della Terra Selvaggia dalla valenza perturbante. Insomma, l’albo non è consigliabile per le trame che sono sì di buona fattura ma non eccezionali. Ma se volete ammirare le tavole di Adams allora lo speciale è ciò che fa per voi.