La resa dei conti – The Boys vol. 19 – Recensione Panini Comics
Pubblicato il 10 Ottobre 2013 alle 15:00
Dopo 19 volumi si chiude la storia dei Boys. Cosa succederà a Hughie, Butcher, Latte Materno, il Francese e la Femmina?
La resa dei conti – The Boys vol. 19
Autori: Garth Ennis (storia) e Darick Robertson, Russ Braun (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Azione, Thriller
Provenienza: USA
Prezzo: 16,00 euro, 17×26, pp. 168, col.
Data di pubblicazione: Ottobre 2013
A Garth Ennis non sono mai piaciuti i finali in cui la squadra di eroi, dopo una meritata vittoria, ride in un fermo immagine con il tramonto sullo sfondo. Questo volume finale di The Boys non è un’eccezione.
La battaglia contro i supereroi di Piccolo Hughie e degli altri Boys sembrava essersi conclusa con la sconfitta del Patriota ma Butcher, il leader della squadra, non è d’accordo. Questa è la trama de La resa dei conti, il diciannovesimo ed ultimo volume della saga che nello stile di Ennis rispondeva ad una domanda molto di moda negli ultimi anni: come sarebbero i supereroi nel mondo reale?
Per lo sceneggiatore irlandese la risposta non sono simpatici nerd con sgargianti costumi, ma superdrogati in mano alle multinazionali che considerano il mondo come la loro sala giochi. L’unico modo che l’umanità ha per arginare le loro follie è affidarsi a un team di disadattati a cui i super hanno distrutto la vita, ché con ricatti e pestaggi tengano sotto controllo gli indisciplinati eroi.
Quella dei Boys è stata un’avventura lunga e la qualità della storia (e dei disegni) non è stata sempre altissima. Ogni tanto tra un sosia di Batman che violenta a morte un cincillà e scimmie verdi malate di AIDS il gusto di Ennis per il grottesco lo ha portato a esagerare, rendendo il fumetto una raccolta di stranezze ed esseri mostruosi come le camere delle meraviglie dei nobili seicenteschi.
Forse se ne è reso conto lo stesso Ennis, perché ne La resa dei conti non c’è traccia di tutto questo. Il ritmo è serrato, non c’è più tempo per interludi umoristici. Tutti i conflitti interni alla squadra (come quello tra Butcher e Latte Materno) vengono alla luce.
C’è uno sviluppo dei personaggi (magari anche troppo accelerato, come nel caso di Hughie e la sua ragazza Starlight) che era stato “sospeso” nei volumi precedenti. Ma chi beneficia più di tutti della ritrovata serietà della sceneggiatura è Billy Butcher. il leader dei Boys è sicuramente il personaggio meglio scritto della saga. Un personaggio che ha il coraggio di non essere “grigio” come molti protagonisti dei comics americani degli ultimi anni, ma che ha coerentemente seguito i propri obiettivi fin dall’inizio della storia. O bianco o nero. Su il Francese e la Femmina è meglio non svelare molto, ma da un punto di vista totalmente soggettivo sappiate che erano i miei personaggi preferiti e dopo questo volume lo rimangono.
Sul fronte grafico purtroppo la situazione non è migliorata molto. Fortunatamente siamo lontani dai minimi toccati durante Il glorioso piano quinquennale, ma il lavoro di Robertson (e Braun; sarebbe utile capire chi si è occupato di cosa) è sempre troppo semplificato e l’anatomia a volte si prende una pausa. I fasti del primo volume (vedi le immagini qui sopra) non sono tornati.
In definitiva questo è un fumetto da consigliare? Se parliamo solo di questo volume, senz’altro. Considerando tutta la serie… forse.