Judge vol. 1 di Yoshiki Tonogai – Recensione J-POP
Pubblicato il 14 Ottobre 2013 alle 15:00
Dopo Doubt un’altra perla thriller di Tonogai, intrisa di violenza e mistero.
Judge vol.1
Storia e Disegni: Yoshiki Tonogai
Casa Editrice: J-Pop
Provenienza: Giappone 2010. ( volumi 6, serie completa)
Target: Shounen
Genere: Horror, Mistero Psicologico
Prezzo: € 5,90 12 x 18 cm, brossurat0 con sovraccoperta, b/n + col., 244 pp.
Data di pubblicazione: settembre 2013
Nove ragazzi, con la testa ben camuffata da una maschera a forma di animale, si ritrovano bloccati all’interno delle aule disastrate di un tribunale ormai in disuso. Ognuno di essi ha commesso uno dei sette peccati capitali e per aver salva la vita, sarà costretto a giudicare una persona del gruppo che sarà poi eliminata.
Judge, sorta di sequel di Doubt, opera manga di Yokishi Tonogai, maestro del thriller psicologico è l’ennesima rivisitazione dell’ormai saccheggiatissimo giallo della Christie, Dieci piccoli indiani. Ritroviamo il gioco dell’eliminazione del compagno, il nastro che spiega le regole, il misterioso mandante.
Si apre con un primo capitolo che non fa presagire assolutamente la svolta thriller che prenderà la storia: Hiro è uno studente di scuola superiore infatuato di Hikari,amica d’infanzia, ma la ragazza ama, ricambiata, Atsuya il fratello di lui. Quando Hiro decide di dichiarare i suoi veri sentimenti a Hikari si trova costretto a ingannare il fratello che pagherà questo tranello con la vita.
Il secondo capitolo scombina tutte le dinamiche del precedente; i bei disegni, i dialoghi serrati e l’intreccio narrativo sono sostituiti da un’ambientazione scarna, primi piani ossessivi e un’atmosfera misteriosa. Due anni dopo la tragedia occorsa al fratello, Hiro si risveglia ammanettato, con la testa coperta da un’enorme maschera a forma di coniglio, all’interno di quello che poi si scoprirà essere stato un palazzo di giustizia. I suoi ricordi sono confusi: non riesce a capacitarsi di come sia finito in quel luogo e soprattutto del perché. Le sue azioni e i pensieri sono rallentati, così come la narrazione che s’inceppa, incespica sui suoi interrogativi e sembra ristagnare.
Poi la svolta: dopo aver scoperto il corpo senza vita di un ragazzo, Hiro viene raggiunto da un gruppo di otto persone con il volto celato come il suo da una maschera a forma di testa d’animale. All’inizio crede di essere caduto vittima di uno scherzo di cattivo gusto, ma purtroppo per lui e per gli altri, questo scherzo si rivelerà essere di natura mortale.
Dopo aver ascoltato il contenuto di un nastro il gruppo infatti scopre di essere caduto nella rete di Judge: un gioco crudele a eliminazione; ognuno dei presenti, colpevole di essersi macchiato di uno dei sette peccati capitali, dovrà ergersi a giudice e condannare a morte un compagno. Chi otterrà più voti verrà dunque giustiziato. Il gioco continuerà finché il gruppo non si ridurrà a quattro elementi. Dopo le iniziali titubanze, Hiro e i ragazzi si liberano delle mascherone e si presentano. Hiro stringe subito amicizia con Kazu, giovane dal passato tormentato e con lui escogita un piano per salvare tutti dal giudizio mortale. Ci riuscirà?
Le premesse per un buon thriller psicologico ci sono tutte: l’ambientazione misteriosa, la trovata del tribunale giudicante, le maschere giganti, i burattinai del gioco ben celati e inquadrati solo di spalle davanti ai loro pc. I protagonisti, tutti peccatori e colpevoli sono messi di fronte a innumerevoli possibilità di scelte comportamentali, come gli immancabili tradimenti, i patti d’amicizia, i più disparati generi di rapporti che possono nascere tra persone sconosciute ma accomunate da un tremendo destino.
L’escamotage del gioco a eliminazione è uno spunto eccellente per approfondire l’indagine psicologica su quali siano i limiti oltre i quali può spingersi un uomo per la sopravvivenza. C’è chi tradisce tutto e tutti pur di aver salva la pelle, chi preferisce seguire i dettami di un leader, chi farla finita per la troppa paura e chi s’impegnerà per trovare la soluzione più giusta e indolore possibile.
I fatti raccontati nel primo volume sono troppo frammentati per poter dare un’opinione complessiva alla nuova opera thriller di Tonogai; gli interrogativi e i dubbi che la lettura lascia in sospeso sono infatti molti: perché dovranno restare in vita proprio quattro persone? Chi sono i rapitori e come fanno a conoscere il passato dei ragazzi? Di quali peccati si sono davvero macchiati?
Il tratto lineare, i dettagli ridotti all’osso anche per le esigenze della narrazione, Judge scorre bene: buona la prima.