La Vetta degli Dei Vol. 3 di Jiro Taniguchi – Recensione Rizzoli Lizard
Pubblicato il 21 Settembre 2013 alle 10:00
Volume centrale per la palpitante saga alpina illustrata da Jiro Taniguchi: quale destino attende il reporter giapponese Fukamachi giunto in Nepal alla ricerca di risposte alle sue indagini?
La Vetta degli Dei – Volume 3 di 5
Autori: Jiro Taniguchi (manga), Baku Yumemakura (romanzo originale)
Casa Editrice: Rizzoli Lizard
Provenienza: Business Jump, Shueisha, Giappone, 2000
Target e Genere: seinen, avventura, drammatico
Prezzo: € 18.00, 17×24, B con alette, 336 pp, b/n + col.
Data di Pubblicazione: 24 Aprile 2013
Fukamachi torna a Katmandu per cercare Habu Joji, lo scalatore “dimenticato” dall’alpinismo ufficiale giapponese capace di risolvere il mistero della macchina fotografica di George Mallory e con esso portare probabilmente alla luce la verità sulla prima conquista dell’Everest tentata negli Anni 20.
Ma la capitale nepalese nasconde più di un’insidia tra i suoi vicoli, soprattutto per uno straniero che va in giro a fare domande in grado di attirare la curiosità di persone disperate allettate dall’idea di poter rivendere quella macchina fotografica per cifre astronomiche.
E così il reporter giapponese si ritrova coinvolto nel caso del rapimento di Ryoko, giunta in Nepal per aiutare l’uomo nella speranza di poter chiarire i punti in sospeso della sua relazione con Habu, per liberare la quale i rapitori esigono una cospicua somma di denaro.
Quale destino attende la donna e quali conseguenze avrà il rapimento sugli sviluppi delle vicende?
Siamo giunti al giro di boa di questa emozionante saga in cinque volumi che Jiro Taniguchi ha tratto dai romanzi di Baku Yumemakura; ecco quindi che molti interrogativi in sospeso trovano risposta, così che si possa fare il punto della situazione e preparare il terreno per l’arco narrativo conclusivo della storia.
Una storia particolarmente concentrata sui personaggi e sui loro demoni personali, che li portano continuamente a mettersi in gioco e a compiere scelte difficili, spesso e volentieri dolorose.
Un racconto reso ancora più suggestivo e un pizzico malinconico dalla cornice di Katmandu, una città labirintica in cui sono ancora vive le tradizioni millenarie ma nelle cui vie convivono e si annidano le contraddizioni tipiche delle capitali moderne.
Un’ambientazione ritratta da Taniguchi con la consueta perizia e attenzione per i dettagli che lo hanno reso celebre; altrettanta cura è riservata alle figure umane, di cui riusciamo immediatamente a carpire sentimenti e stati d’animo.
Formato, confezione e materiali sono i medesimi dei precedenti, quindi abbiamo un volume stampato su carta di ottima qualità, una copertina spessa con bandelle e una brossura resistente che però non inficia la piacevolezza nello sfogliare l’albo.
Sul fronte moiré, nota dolente dei primi due volumi, si segnala che l’effetto è stato decisamente ridotto, tuttavia la resa dei retini resta comunque affetta da sbavature.