Sandman Mystery Theatre n. 1 – Recensione Lion Comics
Pubblicato il 13 Settembre 2013 alle 17:00
Arriva una delle serie più celebrate della Vertigo: Sandman Mystery Theatre! Non perdete le inquietanti vicende di Wesley Dodds, il Sandman della Golden Age, narrate dal leggendario autore di Grendel, l’unico e solo Matt Wagner, e disegnate dall’ombroso Guy Davis!
Sandman Mystery Theatre n. 1
Vertigo Classic n. 21
Autori: Matt Wagner (testi), Guy Davis, John Watkiss (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Noir
Provenienza: USA
Prezzo: € 17,95, 16,5 x 25,2, pp. 208, col.
Data di pubblicazione: settembre 2013
Si possono dire tante cose sulla Lion ma le va riconosciuto il merito di proporre serie che hanno fatto la differenza nel comicdom americano: Shade The Changing Man di Milligan; Doom Patrol di Morrison; Green Arrow di Mike Grell; o Sandman Mystery Theatre di Matt Wagner. Quest’ultima nacque in un periodo caratterizzato da una tendenza precisa: prendere cioè personaggi minori dei comics e riproporli in chiave trasgressiva. Tale tendenza fu sfruttata dalla DC grazie alla lungimiranza e all’intraprendenza di Karen Berger che contribuì a svecchiare il catalogo della casa editrice, assumendo sovente sceneggiatori di area britannica.
Riapparvero quindi lo psichedelico Shade, l’allora dimenticato Animal Man, la bizzarra Doom Patrol e così via. Tra questi personaggi ci fu pure Black Orchid con una miniserie scritta da Neil Gaiman e dipinta da Dave McKean. In quello splendido lavoro lo scrittore fece morire la singolare eroina, sostituendola con una nuova Orchidea Nera. L’opera lasciò il segno e la Berger pensò a una testata dedicata a un altro glorioso eroe del passato: Sandman, vigilante con il viso nascosto da una maschera antigas e membro della JSA. C’erano gli elementi per impostare un comic-book for mature readers e la Berger propose l’idea a Gaiman.
Il resto è storia. Gaiman optò per un altro Sandman, personificazione del mondo dei sogni, e quando il mensile uscì divenne nel giro di poco tempo un fenomeno editoriale, fumettistico e mediatico senza precedenti. Il riscontro di Sandman diede il via a varie iniziative editoriali e alla nascita della Vertigo pochi si stupirono apprendendo che tra le proposte c’era un albo intitolato Sandman Mystery Theatre. Parecchi pensarono che si sarebbe trattato di un mensile collegato all’universo di Morfeo ma non fu così. La serie infatti era dedicata a Wesley Dodds, il vigilante della Golden Age che agiva negli anni trenta e viveva avventure dai toni noir e pulp. L’idea originaria di Karen Berger era dunque realtà.
E i testi furono affidati a un autore decisamente poco convenzionale: Matt Wagner, mente della memorabile saga di Grendel (attualmente pubblicata da Panini Comics). Lo scrittore era adatto per le atmosfere cupe, drammatiche e inquietanti del mensile che solo per comodità è definito noir. Infatti, questo elemento non è l’unico e le storie possono essere lette a più livelli e cioè come thriller intriganti e coinvolgenti ma anche come lucide e spietate riflessioni sulla devianza insita nella società americana e più in generale occidentale.
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Sandman Mystery Theatre è reputato uno dei capolavori Vertigo e basta leggere questo tp che include i primi otto numeri della serie per accorgersene. Wagner si concentra quindi sulla New York degli anni trenta popolata da gangster e contrabbandieri. L’atmosfera delle trame fa pensare ai romanzi di Hammett, Spillane e Chandler e a certe pellicole di Coppola; ma il crimine descritto da Wagner è di natura psicologica, legato alla repressione sessuale; e la corruzione non manca di coinvolgere alcuni rappresentanti delle autorità e delle forze dell’ordine.
In una New York concepita come un crogiolo di razze (non ci sono solo bianchi ma pure neri e cinesi), non esente da pulsioni discriminatorie e razziste, vero e proprio specchio dell’America, si muove il giovane Wesley Dodds, elegante, benestante, nonché timido e impacciato. Wesley ha una spiccata sensibilità che contrasta con lo stereotipo dell’americano aggressivo e macho propagandato dai divi di celluloide (si rilevano riferimenti all’immaginario hollywoodiano); e questa sensibilità viene notata dalla bella Diane Belmont, importante co-protagonista della serie, ragazza forte, indipendente, intelligente e sicura di sé, autentica rappresentante delle ‘flappers’ rese immortali da Fitzgerald nei suoi racconti e propensa a passare la notte nei locali. Diane è inoltre figlia del procuratore distrettuale di New York che, pur amandola teneramente, non approva il suo stile di vita.
Diane è attratta dal carattere di Wesley ma esiste un altro lato della sua personalità. Di notte infatti costui indossa i panni dello spietato giustiziere Sandman e si confronta con crimini che è un eufemismo definire agghiaccianti. La prima sequenza del comic-book è imperniata sul terribile Tarantola, un assassino che uccide donne infierendo su di loro. Le indagini della polizia conducono gli inquirenti sulle tracce di un gangster che ha fatto fortuna ma forse non è lui l’omicida e la risposta è più sconvolgente, riguardante le perversioni e i segreti di una famiglia discutibile. Wagner affronta tematiche scottanti che difficilmente avrebbero trovato posto in un albo mainstream: l’erotismo deviato, per esempio, e l’orrore dell’incesto, e scrive testi intensi, introspettivi, lirici ma valorizzati da una lucidità maniacale e da un distacco degno di un patologo. E i dialoghi sono magistrali.
Lo stesso discorso va fatto per la seconda story-line in cui Sandman dovrà vedersela con il letale mondo di Chinatown e le feroci Tong, associazioni cinesi che si occupano di attività criminose. Tra teste mozzate, inseguimenti, enigmi e abili depistaggi, Wagner costruisce una trama avvincente, veloce, alla stregua dei migliori polizieschi. Anche in questo caso Diane gioca un ruolo importante nella storia e l’analisi psicologica della ragazza è uno dei punti di forza della sceneggiatura. Sandman Mystery Theatre è valido anche per ciò che concerne i disegni.
L’ombroso Guy Davis è perfetto per la rappresentazione degli interni delle case avvolte nella penombra degne di un film di Hitchcok, dei bassifondi, dei vicoli malfamati e scarsamente illuminati, degli scantinati in cui sadici torturano ragazze, delle squallide stanze ad ore occupate dalle prostitute, delle claustrofobiche centrali di polizia. Interessanti i primi piani di impostazione cinematografica nonché l’impalpabile tratteggio, appropriato soprattutto per le sequenze oniriche.
Anche John Watkiss è efficace, sebbene meno incisivo di Davis, e i suoi inchiostri carichi rendono giustizia allo script di Wagner e va sottolineata la capacità del penciler di caratterizzare soprattutto i cattivi orientali con pochi, ma decisivi, dettagli: la piega delle labbra, gli sguardi algidi e intimidenti, la postura dei corpi e così via. Insomma, ignorare Sandman Mystery Theatre sarebbe un errore. Parliamo di una serie al livello di Hellblazer, Sandman o Preacher. Coloro che l’hanno letta lo sanno bene e quelli che ancora non la conoscono avranno l’opportunità di apprezzarla.