Marvel Collection Dr. Strange – Recensione Panini Comics

Pubblicato il 11 Settembre 2013 alle 15:00

Panini Comics propone una delle opere più importanti del fumetto americano: la leggendaria run del Maestro delle Arti Mistiche, Dr. Strange, illustrata dal mitico Steve Ditko! Non perdete uno dei più grandi esempi di grafica pop e psichedelica di tutti i tempi!

MARVEL COLLECTION 25 dr strange 1Marvel Collection – Dr. Strange nn. 1-4

Autori: Stan Lee, Steve Ditko, Roy Thomas, Dennis O’Neill, Raymond Marais, Jim Lawrence (testi), Steve Ditko, Bill Everett, Marie Severin, Dan Adkins, George Tuska (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 6,00, 17 x 26, pp. 144, col.

Data di pubblicazione: 2013

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Il 2013 è stato un anno decisamente positivo per gli amanti del materiale americano classico.

Bao Publishing ha pubblicato lo stupendo Il Meglio di Simon e Kirby, dedicato ai mitici creatori di Capitan America; RW-Lion ha riproposto la story-line fondamentale del Flash dei due mondi illustrata dall’amatissimo Carmine Infantino. E Panini Comics, oltre a stampare regolarmente opere vintage nelle linee editoriali 100% Marvel Gold e Marvel Masterworks, ci delizia con la collana Marvel Collection, imperniata su storiche sequenze dei principali serial della Casa delle Idee. Ma i quattro albi oggetto di questa recensione sono un discorso a parte e sarebbe un delitto ignorarli. Qualunque fan del fumetto a stelle e strisce, infatti, non può permettersi di non avere nella propria libreria le storie del Maestro delle Arti Mistiche, il Dr. Strange, disegnate dal leggendario Steve Ditko.

strange 1

Strange esordì nel n. 110 di Strange Tales del 1963. La rivista aveva un’impostazione antologica e presentava storie auto-conclusive di genere fantascientifico, horror e fantasy e dopo avrebbe ospitato pure le avventure della Torcia Umana prima e di Nick Fury poi. Molte di queste storie furono disegnate da Ditko che negli anni precedenti aveva ottenuto riscontro con fumetti del brivido pubblicati da diverse case editrici.

Il vulcanico Stan Lee, già galvanizzato dal successo dei Fantastici Quattro, dell’Uomo Ragno e degli altri eroi Marvel, ideò un personaggio che combatteva sì il crimine ma era legato all’occulto e alla magia nera. O almeno è questa la versione ufficiale perché non si sa ancora a chi attribuire con certezza la paternità del mago e anche Ditko la rivendica. È probabile che Strange sia stato il frutto dell’unione di due immaginazioni, quelle di Lee e di Ditko, appunto, e in fondo non è essenziale conoscere la verità al riguardo.

Il Dr. Strange si differenziava dagli altri personaggi Marvel. Agiva in contesti immaginifici e visionari ed era meno realistico dell’Uomo Ragno, altro importante eroe disegnato da Ditko, e in principio mancavano le caratteristiche tipiche delle testate Marvel, contrassegnate dalla formula ‘supereroi con superproblemi’.

Lee, coadiuvato ai testi da Ditko, all’inizio scrisse storie brevi e auto-conclusive senza narrare le origini di Strange, cosa che avverrà solo in seguito. Nel primo albo di Marvel Collection che include i nn. 110-128 di Strange Tales, il buon dottore è poco più che abbozzato e le trame risentono dell’influenza dei classici fumetti horror e il lato ‘privato’ e quotidiano di Strange è assente. Appaiono però l’Antico, mistico mentore di Strange, e il terribile Mordo che diverrà uno dei più agguerriti nemici del Mago.

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Le prime storie sono ingenue nei toni e probabilmente gli stessi Lee e Ditko stavano cercando di prendere le misure con il personaggio; ma episodio dopo episodio inserirono vari elementi narrativi: appariranno infatti Incubo, altro nemico storico di Strange, il demoniaco Dormammu e soprattutto la bella Clea che nel corso degli anni sarà la compagna dello stregone.

Queste primissime storie, malgrado i testi un po’ datati, sono da segnalare per i disegni di Ditko.Il penciler era l’opposto di Jack Kirby. Se questi amava disegnare figure maestose e imponenti con un gigantismo visivo e cosmico che esploderà verso la fine dei sixties su Fantastic Four e Mighty Thor, Ditko concepiva figure fragili, quasi dimesse, dall’aura retrò, con tavole impreziosite da atmosfere tenebrose che aveva imparato ad affinare dopo aver realizzato per anni fumetti del brivido.

Leggendo questi episodi si potrebbe persino avere l’impressione che Doc sia completamente estraneo al Marvel Universe propriamente detto, considerando i contesti e gli ambiti in cui operava, e l’unica apparizione di un altro eroe della casa editrice è quella di Thor, adatto a un team-up con Strange a causa della sua natura mitologica e fantasy, impegnato a sventare l’ennesima macchinazione del perfido Loki.

Comunque, malgrado questi timidi esordi, il dottore divenne un personaggio di culto (e le controculture legate al movimento psichedelico lo considereranno un’icona e i Pink Floyd di Syd Barrett lo citeranno nella canzone ‘Cymbaline’).

strange 2

Esaminando il secondo numero di Marvel Collection che include i nn. 129-141 di Strange Tales è facile comprenderne le ragioni. Fu con questi episodi infatti che Ditko si sbizzarrì disegnando tavole caratterizzate da influssi pop e con effetti visivi che possono essere definiti lisergici o psichedelici, perfetti per un trip di LSD.

Steve delineò geometrie astratte, ambientazioni visionarie, specialmente quelle legate ai mondi sconcertanti di Dormammu, e Lee dal canto suo introdusse l’avvenente Victoria Bentley (che negli anni successivi avrà spesso un ruolo importante nelle vicende del Doc), il fido servitore Wong, la perfida maga Shazanna che nei seventies riapparirà su The Defenders, il malvagio Tiboro e il pazzesco Eternità, personificazione dell’immensità dell’esistenza, visualizzato con maestria mozzafiato da Ditko. Se la parte grafica diventa sempre più sperimentale e inventiva, anche le trame subiscono un’evoluzione.

Il Sorridente abbandona pian piano la rigida impostazione auto-conclusiva e incomincerà a concepire story-line a lunga gittata, in perfetto Marvel style, quindi.

Il terzo albo che traduce i nn. 142-155 di Strange Tales rappresenta l’apice ditkiano ed è qui che l’artista realizza forse una delle sue opere più memorabili: la complessa saga di Strange contro Mordo che culmina con le tavole dedicate ad Eternità, capolavori di grafica psichedelica applicata al fumetto che non mancheranno di influenzare talentuosi visionari come Jim Starlin.

Tuttavia qualcosa si incrinò. I rapporti, già di per sé non facili, tra Lee e Ditko si deteriorarono. Sicuramente le questioni economiche ebbero il loro peso, come nel caso di Kirby; ma c’erano pure motivi creativi. Ditko aveva contribuito non poco alle trame e il fatto di non vedersi riconosciuto come sceneggiatore, oltre che come disegnatore, lo spinse a lasciare Spider-Man e Doc Strange nonché la stessa Marvel, proprio alla fine della saga di Eternità (che peraltro segna l’esordio della cattivissima Umar).

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Gli episodi immediatamente successivi risentono di questo clima di transizione ed è significativo notare che non tutti sono scritti da Stan Lee, segno che il mago era più una creatura di Ditko che sua. Alla macchina da scrivere ci sono Roy Thomas, allievo di Lee e già onnipresente negli albi Marvel datati 1966/67, e il veterano Dennis O’Neill. I due fanno un buon lavoro ma si limitano ad utilizzare concetti del vulcanico Ditko.

Alle matite ci sono però Bill Everett, creatore di Sub-Mariner e primo disegnatore di Devil, e l’apprezzata Marie Severin, da molti ricordata per il suo apporto alla testata di Hulk. Per ciò che concerne l’aspetto visivo, non c’è l’estremismo visionario di Ditko ma il risultato è valido.

Ed è altrettanto valido il quarto e conclusivo numero di Marvel Collection che comprende i nn. 156-168 di Strange Tales (dopo fu varato un comic-book a nome di Doc) e anche in questo caso Lee si alterna a Thomas e O’Neill. Merito di Thomas è quello di introdurre un pazzesco personaggio paragonabile all’Eternità di Ditko e cioè il Tribunale Vivente che nel corso degli anni apparirà sovente nelle saghe cosmiche della Casa delle Idee. A illustrare queste storie c’è sempre la brava Marie Severin ma le cose si modificarono ancora.

Al timone della serie giunse il misterioso Raymond Marais. Secondo alcuni, si tratta di uno pseudonimo; altri affermano che Marais era il fondatore della setta degli Hare Krishna che nei tardi anni sessanta lavorava in ambito fumettistico. Sia come sia, Marais ripesca Mordo e Umar e inserisce Strange in situazioni allucinatorie che non fanno rimpiangere l’era ditkiana. Queste storie inoltre rappresentano un’ulteriore modifica in campo grafico poiché la Severin fu sostituita da un altro maestro della letteratura disegnata, Dan Adkins, scomparso proprio quest’anno.

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Adkins concepì vignette più grandi e spaziose rispetto a quelle di Ditko e dei suoi sostituti, rappresentando con abilità le pazzesche e intimidenti dimensioni del mondo di Nebulos, altro villain nato in questo periodo, delle lande desolate di Stonehenge, delle caverne oscure del Tibet o dell’inquietante abitazione dello stesso Strange.

Gli ultimi episodi dell’albo sono scritti da Jim Lawrence, sceneggiatore ricordato per le sue versioni fumettistiche di James Bond. Costui inserisce Doc in situazioni più fantascientifiche che esoteriche, presentando il folle scienziato Yandroth che ricomparirà nelle avventure dei Difensori, ma verso la conclusione della story-line si ricollegherà ad orrori di impronta lovecraftiana più adatti alla testata del Maestro delle Arti Mistiche.

Bisogna infine segnalare la presenza di George Tuska, lodato penciler di Iron Man, che disegna da par suo uno dei capitoli riguardanti la lotta tra Strange e Yandroth. In definitiva, come giudicare quindi l’intera miniserie targata Panini Comics? Come una pietra miliare del fumetto. Un capolavoro indiscusso.

Un’opera eccezionale che ovviamente va giudicata sulla base degli standard espressivi del tempo in cui è stata concepita, non ha tavole dai disegni ipertrofici, influenze manga e colori computerizzati; ma non è priva di fascino ed è Storia con la maiuscola. E tanto basti. Bene ha fatto dunque la casa editrice a pubblicarla e auguriamoci di poter vedere anche un bel tp con la run di Strange disegnata da quell’altro grande illustratore che risponde al nome di Gene Colan.


Voto: 8 ½

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