Batwoman 4 – Recensione
Pubblicato il 24 Agosto 2013 alle 10:00
Continuano le tenebrose avventure di Batwoman e stavolta la singolare eroina di Gotham City collaborerà con l’amazzone Wonder Woman! Non perdete uno dei team-up DC più insoliti degli ultimi tempi in una nuova sconvolgente saga ideata da J.H. Williams III e W. Haden Blackman!
Batwoman n. 4
Autori: W. Haden Blackman, J.H. Williams III (testi), J.H. Williams III (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,95, 16,8 x 25,6, pp. 96, col.
Data di pubblicazione: luglio 2013
Tra le testate della Bat-Family quella dedicata a Kate Kane, alias Batwoman, è la più anomala nonché una delle migliori e non solo per le caratteristiche del personaggio (dedicare un comic-book a un’eroina gay è un’operazione coraggiosa perché omofobi e bigotti ancora abbondano sia negli Stati Uniti che altrove), ma pure perché le atmosfere narrative si discostano da quelle dei mensili di Batman e dei suoi alleati. Malgrado infatti le storie siano ambientate a Gotham City, Batwoman non affronta villain come il Joker o Due Facce e le minacce che la insidiano hanno a che fare con l’esoterismo e con l’occulto.
Negli episodi finora pubblicati non sono mancati elementi horror, dal momento che Kate ha dovuto subire le macchinazioni di una setta denominata Medusa implicata in agghiaccianti rituali, sparizioni di bambini e uccisioni efferate che hanno coinvolto spettri, esseri ancestrali, orribili mutaforma e classici avversari dell’Uomo Pipistrello come Killer Croc. Inoltre Flamebird, cugina di Kate, ha rischiato di morire a causa della Medusa, i rapporti tra Batwoman e suo padre non sono idilliaci e la storia d’amore con Maggie Sawyer (altro importante personaggio lesbo creato da Byrne nella sua run di Superman) non va a gonfie vele. Infine, la vita di Batwoman è resa difficile dal D.E.O., ente governativo che monitora le attività dei meta-umani gestito dal macabro Bones e coordinato da Cameron Chase, notoriamente ostile ai supereroi. Per una serie di motivi, Kate è costretta a lavorare per loro ma non ne è entusiasta.
In questo tp che include i nn. 12-14 nonché lo speciale numero zero della testata originale i nodi vengono al pettine. Batwoman scopre qualcosa di inquietante sulla Medusa e avrà bisogno di assistenza e non da un vigilante qualsiasi. Benché forte e coraggiosa, Kate non ha super poteri né legami con il mondo delle divinità greche. E quel mondo gioca un ruolo cruciale nella vicenda. Ecco perché Kate ricorre all’aiuto della Principessa Amazzone del DCU, la celeberrima Wonder Woman, in una sequenza che i bravi J.H. Williams III e W. Haden Blackwell intitolano ‘World’s Finest’, evidente omaggio a una gloriosa testata amata dai lettori.
World’s Finest era imperniata su Superman e Batman che vivevano insieme varie avventure. Gli autori di Batwoman cercano di realizzare qualcosa di simile in versione femminile, facendo interagire una semidea e una bat-vigilante che può contare solo sulla preparazione militare. Entrambe sono accomunate dal fatto di essere guerriere: Diana è appunto un’amazzone e Kate ha avuto un passato da soldato. Gli scrittori di Batwoman delineano una story-line macabra e avvincente, utilizzando monologhi interiori alternati, dando prova di notevole capacità di scrittura e di approfondimento psicologico. I testi sono adulti e sofisticati, tanto che Batwoman, più che a un albo mainstream, fa pensare a certi prodotti Vertigo. Anzi, la serie rappresenta la perfetta linea di demarcazione tra la divisione generalista e quella for mature readers della casa editrice di Superman e Batman.
Blackwell e Williams, con il pretesto di una storia di fantasmi, mostri e congreghe demoniache, svolgono un’acuta riflessione sul male della società contemporanea e su concetti importanti come la paternità, i rapporti affettivi, il coraggio e le problematiche morali insite nella lotta al crimine. L’analisi della crudeltà e dell’oscurità dell’animo umano è l’elemento fondamentale anche dello splendido numero zero di Batwoman in cui Kate, scrivendo un’intensa e struggente lettera al padre, rivela le sue fragilità, le debolezze e l’orrore provato di fronte alle brutture dell’umanità. È in questo episodio inoltre che si scopriranno dettagli essenziali sui contrasti tra Batwoman e il genitore che getteranno nuova luce al loro difficile rapporto.
Dal punto di vista grafico, Batwoman è eccellente grazie allo strepitoso stile di disegno di J.H. Williams III che con il suo tratto dark, oscuro, inquietante riesce a rappresentare le claustrofobiche ambientazioni della trama con abilità (basti riflettere sulla sequenza relativa a un allucinante labirinto sottomarino popolato da vermi giganteschi per accorgersene). Il lay-out è inventivo e la composizione delle vignette rimanda a varie figure, per esempio, mosaici, spirali di fumo, aquile, serpenti e così via. Batwoman è quindi la serie visivamente più graffiante e scioccante della DC post-reboot. Nel numero zero poi Williams si collega al David Mazzucchelli di Batman Year One con risultati pregevoli. Coloro che seguono il serial sanno di cosa sto parlando; ma chi l’ha finora trascurato ha a mio avviso commesso un grave errore e farebbe bene a prenderlo in considerazione.