Gli Altri di Alessandro Di Virgilio e Luca Ferrara – Recensione Tunué

Pubblicato il 2 Agosto 2013 alle 11:00

Un interessante esperimento che attraversa la multiarte. Una graphic novel geniale, diretta al cuore dei napoletani e non solo. Una trasposizione fumettistica dell’opera teatrale “Gli altri fantasmi” di Maurizio di Giovanni.

 gli altriGli Altri

Autore: Alessandro Di Virgilio (Sceneggiatore), Luca Ferrara (Disegnatore), dal testo teatrale di Maurizio de Giovanni.

Casa Editrice: Tunué

Genere: Adattamento teatrale

Provenienza: Italia

Prezzo: 12.00 €, 17×24, pp. 94, b/n.

Data di pubblicazione: Aprile 2013

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Napoli. Il sipario si apre sulla città, scandita e affaticata dai suoi ritmi. Una voce narrante ci accompagna in una casa diroccata dove veniamo a conoscenza del narratore che ci invita a seguirlo presentandoci così tre storie. La canzone di Filomena: bambina rimasta orfana cerca disperatamente cibo per sfamare lei e i suoi fratelli; Papo e Bimbomio: l’indigeribile gesto di un padre che dopo la perdita della moglie, successivamente del figlio, incontrerà uno strano vecchio che gli indicherà la giusta via; La casa è il mio regno: l’amore non è più di casa e marito e moglie continuano a rimproverarsi a vicenda fino all’infinito…ed oltre.

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Una narrazione ben costruita che lega tre storie ambientate a Napoli presentate da un personaggio meraviglioso che risulta un mix tra pulcinella e Capossela, appariscente e compiacente ci introduce gli episodi raccontando aneddoti e rivelando indizi della storia che seguirà. Impossibile non notare tutta la simbologia e il folklore napoletano, dalle tradizioni alle usanze vengono coinvolte le anime dei personaggi che si confondono nello sfondo, raccontandoci la loro sofferenza e inquietudine, tutte e tre connesse dal dolore causato da un amore ormai perduto e che mai più tornerà.

Il tratto di Ferrara è originale e molto individuale. Una prospettiva ineccepibile e molto dinamica, i personaggi sono ben caratterizzati e molto espressivi, lo stesso narratore trasuda Napoli nelle movenze e nei gesti. Inquadrature e vignette fluide e mai statiche, fondali forse un po’ scarni ma  ricordiamoci che è pur sempre un’opera teatrale.

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Acquerelli, pantoni, matite e chine creano tutte sfumature tra il bianco e il nero, utilizzati sapientemente, ci raccontano incidendo, quando necessario, passioni, ricordi e dolore. Il lettore viene spinto violentemente in profondità, all’interno della vignetta, per poi esserne risputato più vuoto e più dolorante di prima. Conclude un finale inaspettato e riflessivo.

Una lettura alternativa che non può mancare ai lettori che amano le sperimentazioni narrative. Accattatevillo!


Voto: 8

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