Magico Vento Deluxe 3 – Lady Charity – Recensione
Pubblicato il 1 Agosto 2013 alle 11:00
Con il terzo volume di Magico Vento si ritorna in città, senza dimenticare quanto di buono visto finora.
Magico Vento Deluxe n. 3 – Lady Charity
Autori: Gianfranco Manfredi (testi), José Ortiz (disegni).
Casa Editrice: Panini Comix.
Provenienza: Italia.
Genere: Western – Horror
Prezzo: 3,50 Euro
Data di pubblicazione: Giugno 2013
Da Chicago alla riserva Sioux a Chicago di nuovo. Non si può certo dire che nei primi numeri le avventure di Magico Vento siano sedentarie. Con “Lady Charity”, volume numero tre della serie di Gianfranco Manfredi in corso di ristampa a colori per i tipi di Panini Comics in una bella edizione Deluxe, entriamo subito in media res.
Poche vignette, infatti, e assistiamo all’insoddisfazione di Willy Richards, noto come Poe, che saluta lo sciamano bianco suo ospite per far ritorno alla propria vita.
Lasciati gli spazi aperti e verdeggianti della riserva, il lettore è immerso in un orizzonte cupo, che trasuda pericoli e complotti a ogni poro. È il mondo di Chicago, dominato dall’oscuro Howard Hogan, già conosciuto tra le pagine del volume inaugurale della collana originariamente pubblicata tra il 1997 e il 2010.
Contro di lui Poe, raccolte le prove delle sue malefatte anche grazie all’ex soldato Ned Ellis, chiede l’aiuto dell’amico giornalista Henry, il quale si rivolge alla Lady Charity del titolo, vertice de La Gazzetta Nera, associazione di nostalgici del Presidente Lincoln che raccolgono informazioni sui ricconi per usarle contro di loro, convinti che “a nessuno dovrebbe essere consentito per legge di possedere più di ventimila dollari”.
In un albo caratterizzato da intrighi, dal tentativo di Poe di resistere all’alcol e di Magico Vento di ritrovare l’amico che sente in pericolo, emergono soprattutto gli straordinari disegni di José Ortiz, qui ravvivati da una colorazione sempre appropriata, capace di aderire alle scene, ora all’aperto, negli sterminati campi da caccia degli indiani, ora al chiuso, nei sottocoperta di una barca o in sordide bettole di periferia.
La trama realizzata da Manfredi, poi, è ancora una volta ben congeniata, chiara ma avvincente, e sa muoversi tra diversi generi generi: dal west al giallo, dall’horror al noir. Rende omaggio alle tradizioni dei nativi americani, inserisce nel west orrorifico elementi esotici come i cannibali tahitiani e sa fare accenno alle vicende storiche, dando profondità e verisimiglianza a un mondo che è, prima di tutto, un mondo in cui a farla da padrone deve essere la fantasia.