Occhio di Falco n. 1 – Recensione Marvel Panini Comics
Pubblicato il 29 Luglio 2013 alle 11:00
Arriva la serie di Occhio di Falco nominata agli Eisner Award! Cosa succede all’arciere per eccellenza dell’Universo Marvel alle prese con la criminalità comune e pericoli di strada? Ce lo spiegano Matt Fraction e David Aja in un nuovo albo targato Panini Comics!
Occhio di Falco n. 1
Autori: Matt Fraction (testi), David Aja (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 3,00, 17 x 26, pp. 48, col.
Data di pubblicazione: luglio 2013
Occhio di Falco è uno dei personaggi storici della Marvel. Creato nei mitici anni sessanta da Stan Lee e Don Heck sulle pagine di Iron Man, diede subito filo da torcere a Tony Stark, benché non avesse superpoteri e fosse solo dotato di una mira infallibile che lo rendeva un perfetto arciere. In combutta con la bella spia russa Vedova Nera, gli esordi di Clint Barton furono dunque all’insegna del crimine. Era un villain a tutti gli effetti ma poi Lee decise di farlo entrare nella seconda formazione dei Vendicatori, spiegando che il suo passato criminoso era stato provocato da una serie di fraintendimenti.
E nel comic-book Avengers Occhio di Falco ottenne successo, divenendo nel giro di poco tempo una delle colonne portanti del team di eroi più potenti della terra. Pur essendo un semplice umano, non sfigurava di fronte a grossi calibri come Capitan America, Thor o Iron Man e i fan furono intrigati dalla sua psicologia, ben delineata da Lee e da Roy Thomas. Clint poteva essere indisciplinato, sarcastico, facilmente portato allo scatto d’ira, ma non privo di coraggio e meno che mai di simpatia. Insomma, l’arciere è uno dei character fondamentali del Marvel Universe e ha fatto parte anche di altri gruppi come i Difensori, i Thunderbolts e in tempi recenti i Secret Avengers. E non bisogna dimenticare che negli eighties divenne leader della filiale californiana dei Vendicatori, protagonista assoluto del comic-book West Coast Avengers.
Tuttavia, a parte un serial a lui dedicato pubblicato su Solo Avengers che non ebbe grandi riscontri, Clint Barton non ha mai avuto una testata a suo nome. E adesso la Marvel è corsa ai ripari varando Hawkeye che, come è facile intuire dal titolo, è appunto imperniata sull’irascibile giustiziere che in passato ha cambiato spesso identità, agendo come Golia e Ronin. A scrivere le sceneggiature è uno degli scrittori di punta della Marvel odierna e cioè Matt Fraction che finora ha dato buona prova di sé realizzando storie valide e interessanti.
Devo specificare che aspettavo con ansia e curiosità questo albo, anche perché Hawkeye in patria ha ottenuto notevole consenso da parte della critica e vanta cinque nomination agli Eisner Award. Clint Barton attualmente milita nei Vendicatori e fa coppia fissa con Spider-Woman. Tuttavia, Fraction ha deciso di inserire il personaggio in contesti poco supereroici e più realistici. Non troveremo quindi minacce cosmiche ma criminali di strada e spacciatori e lo stesso Clint sarà coinvolto in situazioni quotidiane che con le rutilanti battaglie vendicative hanno poco a che spartire. Inoltre, Fraction ha usato nella serie Kate Bishop, la ragazza che si era fatta chiamare Occhio di Falco nel periodo in cui questi era ritenuto morto, componente degli Young Avengers e vera e propria co-protagonista del comic-book.
In questi primi due episodi, quindi, Fraction descrive Clint alla prese con criminali di poco conto ma fanno la loro apparizione villain come Kingpin o Ringmaster e imbastisce una story-line che si preannuncia complessa e articolata. I testi sono ironici e i dialoghi mutuati dai polizieschi con qualche tocco pulp. Devo però dire che Hawkeye non mi ha entusiasmato. Fraction ha cercato di differenziarsi dalla produzione Marvel generalista e da questo punto di vista il serial è in effetti anomalo. Ma ho la sensazione che tutto sia superficiale e il personaggio non mi sembra Occhio di Falco ma un vigilante burbero e scazzato, lontano anni luce dal character amato dai fan. Anche i monologhi di Clint a lungo andare stancano, così come risultano noiose e risapute le situazioni stereotipate imbastite da Fraction, con riflessioni su un cane moribondo, battibecchi e battute a doppio senso con Kate, inseguimenti, sparatorie e cosi via. A tratti ho avuto pure l’impressione che Hawkeye intenda essere una copia (una brutta copia, intendiamoci) di un mensile DC non mainstream ed è la prova, a mio parere, dell’assoluta mancanza di idee della Marvel attuale, ormai ridotta a rincorrere le produzioni alternative made in DC con vent’anni di ritardo.
Le cose non vanno meglio nemmeno sul versante dei disegni. David Aja, che pure mi aveva convinto con le storie di Iron Fist, opta per uno stile grezzo e dimesso, con un’inventiva impostazione del lay-out, sicuramente adatto all’atmosfera della serie. Però ha fatto meglio in altre occasioni e in alcune tavole si limita a scopiazzare Michael Lark senza rivelare personalità. In definitiva, quindi, come definire Hawkeye? Per me è un passo falso della Marvel e non riesco a comprendere i motivi che hanno spinto parecchi ad entusiasmarsi tanto. Per quanto mi concerne, non sosterrò il mensile che reputo nel complesso mediocre.