Superman Infinite City – Recensione Lion Comics
Pubblicato il 27 Luglio 2013 alle 09:00
Chi fra voi nutre un debole per gli struggenti super incontri in stile “Carramba” fra icone del fumetto e loro cari defunti reincarnatisi in robottini steampunk, potrebbe correre il rischio di trovare questo fumetto molto interessante. Tutti gli altri, probabilmente un po’ meno.
Superman Infinite City
Autore: Mike Kennedy, Carlos Meglia
Genere: Supereroi
Provenienza: USA, 2005
Casa editrice: DC comics, Rw Lion
Data di pubblicazione in Italia: maggio 2013
Prezzo: 13.95
La storia prende il via nel più classico dei modi: un criminale semina il terrore nel bel mezzo di Metropolis grazie ad un arma dalla potenza estrema e dalla tecnologia sconosciuta. Superman, dopo aver fermato il rapinatore e grazie ad un rapido controllo, risale dall’arma ad una minuscola cittadina della periferia californiana, dall’improbabile nome di “Infinite”.
Da questo momento la vicenda entra nel vivo: il sopralluogo di Clark Kent e dell’inseparabile fidanzata Lois Lane nella summenzionata cittadina, li catapulta nella vera Infinite, una città immensa e dalla tecnologia avanzatissima, abitata da razze provenienti da centinaia di mondi diversi e costruita in una dimensione tascabile creata artificialmente, nella quale per di più si parla il kryptoniano!
Ad accogliere il nostro eroe e futura consorte saranno diverse scazzottate con degli zelanti poliziotti a bordo di pterodattili, una squadra di inarrestabili cyberninja, quella che fin dall’inizio ha tutta l’aria di essere una versione ossigenata e notevolmente retrò dell’uomo d’acciaio, e un intrigo industriale che rischia di far collassare l’intera dimensione di Infinite, prontamente sventato da Superman e dal suo clone anni ’50.
La trama, classico plot da cartoon per una fascia di pubblico molto giovane, è sviluppata da Mike Kennedy in maniera molto lineare, nel rispetto pedissequo di tutti gli elementi e i clichè del genere. Dunque aspettatevi dialoghi piuttosto infantili, dimenticate qualsiasi caratterizzazione psicologica dei personaggi e siate certi di trovare esattamente quel che vi aspettate di trovare, pagina dopo pagina.
A risollevare un tantino le sorti del volume ci sono le tavole potenti di Carlos Meglia. La matita dalla forte impronta cartoonistica, pur essendo particolarmente adatta al tipo di narrazione, riempie la pagina di figure plastiche ed espressive e ambientazioni suggestive ed estremamente particolareggiate. In realtà l’intero fumetto poggia quasi esclusivamente sulla parte grafica, esteticamente appagante e di forte impatto visivo. Qualità che però non sopperiscono ai difetti della trama, debole oltre che trita.
In definitiva un fumetto noioso, la cui lettura può essere evitata senza alcun rimpianto.
Voto: 4