Doom Patrol di Grant Morrison n. 3 – Recensione

Pubblicato il 14 Luglio 2013 alle 14:00

Arriva il terzo volume che propone la celebrata run della Doom Patrol ideata dal geniale Grant Morrison! Cosa succederà a Niles Caulder e soci alle prese con il ritorno dell’assurda Confraternita del Dada e con altri folli criminali? Troverete la risposta in questa nuova uscita della collana DC Essential!

Doom Patrol di Grant Morrison n. 3

Autori: Grant Morrison (testi), Mike Dringerberg, Steve Yeowell, Richard Case, Vince Giarrano, Jamie Hewlett, Rian Hughes, Simon Bisley, Brian Bolland, Duncan Fegredo, Paul Grist, Shaky Kane, Ken Steacy (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 26,95, 16,5 x 25,2, pp. 336, col.

Data di pubblicazione: giugno 2013

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Che Grant Morrison sia folle e visionario è risaputo e basta leggere opere eversive e iconoclaste come Arkham Asylum o The Invisibles per rendersene conto. E uno dei suoi esiti creativi più folli e anti-convenzionali è rappresentato dalla sua run di Doom Patrol, realizzata verso la metà degli anni ottanta quando il geniale scrittore di Glasgow conquistò il comicdom con Animal Man. Proprio il successo delle storie di Buddy Baker spinse i vertici DC ad assumere Grant come sceneggiatore della strampalata Pattuglia del Destino.

La Doom Patrol era un supergruppo creato negli anni sessanta che poteva essere assimilato, fatte le debite proporzioni, agli X-Men prima maniera. Le storie erano più strane rispetto a quelle di Superman e company e furono in prevalenza scritte da Arnold Drake (che si occupò pure dei pupilli di Xavier) e influenzate dal clima psichedelico dei sixties. Il serial non ebbe grande successo ma fu ricordato con affetto da molti, incluso lo stesso Grant che da ragazzino, come si evince dal suo splendido Supergods, ebbe modo di leggerlo.

Nel DCU post-Crisis esisteva ancora la Doom Patrol e fu varato un mensile affidato a diversi autori, tra i quali Paul Kupperberg e John Byrne, ma fu solo quando giunse Morrison che il comic-book fece un salto di qualità notevole, divenendo un prodotto adulto, complesso e sofisticato che anticipò la linea Vertigo e il dirompente The Invisibles. Grant conservò della vecchia formazione il leader Niles Caulder, freddo e pronto a perseguire obiettivi personali a scapito dei compagni di squadra; il sarcastico Robotman; e il tormentato Joshua. E poi inserì character in linea con la sua ispirazione anti-convenzionale: una ragazzina down, Dorothy Spinner; la schizofrenica Crazy Jane e l’enigmatico Rebis. E le vicende della Doom Patrol si fecero assurde e deliranti.

La base programmatica della nuova Doom Patrol è semplice: nel DCU esistono minacce che i vari Superman, Batman e così via possono tranquillamente affrontare. Ma che succede quando giungono minacce che sfidano qualunque forma di razionalità? In questo caso ci vogliono eroi irrazionali e chi è più irrazionale di Robotman, Crazy Jane o Rebis? In questo terzo volume della collana DC Essential che include i nn. 42-53 della testata originale, la situazione della squadra, già di per sé schizoide, raggiunge livelli di pazzia incredibili. Dopo che Grant fa uscire dal cast Rhea Jones, ex componente della formazione originale della Pattuglia, si concentra sulle macchinazioni che il governo statunitense ha architettato ai danni della collettività e che si basano su qualcosa di indicibile nascosto nel Pentagono.

terra 1 inFlash dei due mondi All star Superman

La squadra intanto ha trasferito il suo quartier generale in un luogo che non può essere considerato uno qualsiasi. Si trova infatti nel cuore di Danny, la strada senziente transessuale introdotta nei numeri precedenti e che ora diventa co-protagonista della serie; e lo stesso dicasi per Flex Mentallo, il supereroe forzuto le cui origini saranno rivelate in questi episodi. Ma il culmine della sequenza ideata ha proprio a che vedere con i segreti del Pentagono e qui l’autore mixa horror, fantascienza e teorie della cospirazione con maestria encomiabile. Tuttavia, la conclusione della saga è il preludio al ritorno dell’assurda Confraternita del Dada, qui in una nuova incarnazione. Il terribile e sconclusionato leader della Confraternita, il Signor Nessuno, decide di candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti e se ne vedranno delle belle.

Con il pretesto di una delirante vicenda supereroica, Morrison descrive l’assurdità della politica americana e delle sue contraddizioni, dimostrando che in fondo non c’è tanta differenza tra un politicante e un pazzo.

Ovviamente nemmeno stavolta l’autore rinuncia al suo esasperato citazionismo e ci sono riferimenti alla fisica quantistica, al satanismo (il diavolo appare in prima persona e attacca il gruppo), al cut-up di Burroughs, alla letteratura post-moderna, alla poesia romantica.

Una storia ha a che fare con Albert Hoffmann e la sua scoperta dell’LSD e ci sono rimandi al movimento psichedelico, al Flower Power, ai Grateful Dead e ai Merry Pranksters di Ken Kesey. E, ben nascosto in una marea di accenni, il ragazzaccio di Glasgow si concede pure uno sfottò nei confronti di Alan Moore.

Tra trip lisergici, mondi che sembrano usciti da un incubo di Dalì, dimensioni parallele, bordelli specializzati in incontri sessuali con fantasmi, visioni degli inferi, suggestioni esoteriche e occulte, Morrison si diverte a prendere in giro i clichè fumettistici imperanti negli anni ottanta, specie di provenienza Marvel.

In una storia presenta il patetico Cacciatore di Barbe, vigilante che si rifà palesemente al Punitore, e la satira è sferzante e impietosa. Con pochi, riusciti tratti Morrison denuncia l’inutilità e la ridicolaggine degli anti-eroi violenti e adrenalinici che tanto fascino esercitavano sui lettori statunitensi. In un’altra sequenza ci delizia con i Sex-Men (e non c’è bisogno di essere un genio per capire a chi voglia riferirsi), giustizieri che cercano di contrastare le fantasie erotiche e la libido. E nell’ultimo episodio del tp Grant racconta una storia della Doom Patrol ispirata al Jack Kirby dell’epoca Marvel.

In questo caso, oltre a delineare versioni alternative di John Constantine, del Dr. Thirteen e di altri personaggi DC, descrive la Doom Patrol come se fossero i Fantastici Quattro alle prese con cattivi che si richiamano all’Osservatore e al divoratore di mondi Galactus e i testi mimano l’incedere ironico e dissacrante di Stan Lee, con tanto di spassose note analoghe a quelle che il Sorridente scriveva nei primissimi albi della Casa delle Idee. La satira è incisiva anche grazie ai disegni di Ken Steacy che cerca di evocare visivamente lo stile Marvel della Silver Age.

Quanto ai penciler coinvolti, Richard Case illustra buona parte degli episodi e il suo tratto, pur efficace, è grezzo e non si riscontrano miglioramenti rispetto alle prove precedenti. Ma sono coinvolti altri artisti come Vince Giarrano o il Mike Dringenberg di Sandman e tra i tanti una menzione d’onore va fatta per il britannico Jamie Hewlett, uno dei cartoonist responsabili di Tank Girl, che realizza pagine variopinte che rievocano la grafica underground degli anni sessanta. Insomma, il terzo volume della Doom Patrol morrisoniana è un must.


Voto: 8

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