Cage – Max Best Seller n. 1 – Recensione Panini Comics
Pubblicato il 29 Giugno 2013 alle 12:00
Panini Comics inizia a proporre le migliori produzioni Max in formato economico e si comincia con la versione blaxploitation di un classico supereroe Marvel degli anni settanta: Luke Cage! Non perdete questa nuova interpretazione realizzata dal magico duo Azzarello/Corben!
Max Best Seller n. 1 – Cage
Autori:Brian Azzarello (testi), Richard Corben (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: €5,50, 17 x 26, pp. 128, col.
Data di pubblicazione: maggio 2013
Nei primi anni settanta la Marvel sperimentò parecchio e propose comic-book spesso lontani dal genere supereroico. Infatti la Casa delle Idee pubblicò mensili horror, fantasy, di arti marziali, fantascientifici, cercando di attrarre lettori non interessati ai giustizieri in calzamaglia. Ma anche nell’ambito dei supereroi si tentarono nuove strade. Come stabilito nel decennio precedente da Stan Lee, l’eroe in maschera, pur oberato di problemi personali, era idealista e metteva le sue capacità al servizio della società, combattendo per la giustizia e la legalità.
Ma nel clima disincantato dell’America dei seventies scossa dallo scandalo Watergate che aveva gettato una luce negativa sull’autorità e ancora influenzata dalle contestazioni giovanili e dai conflitti generazionali, tale approccio risultava datato. Nelle storie Marvel si percepiva questo clima ma nel complesso i personaggi rimanevano immutati. C’era quindi bisogno di un eroe che rappresentasse l’ambiguità morale che influenzava l’immaginario collettivo. Anti-eroi come Dracula, Licantropus, Conan (che per giunta era pure ladro) non erano adatti. Di conseguenza fu creato Luke Cage che si differenziava nettamente dall’Uomo Ragno o da Capitan America.
Ideato dal compianto Archie Goodwin e dall’onnipresente Roy Thomas e disegnato dal mitico George Tuska (anche se il progetto grafico originario fu impostato dal grande John Romita Sr.), Luke Cage esordì in un mensile intitolato Hero for Hire. Luke era nero (fino a quel momento l’unico eroe di colore era la Pantera Nera) ma a differenza di T’Challa non era il sovrano raffinato di un esotico regno africano. Luke era un uomo del ghetto di Harlem e con un passato criminoso. Era quindi moralmente imperfetto. Una volta in carcere, si offre volontario in un esperimento che ha come risultato quello di fargli ottenere notevole forza fisica e una pelle pressoché indistruttibile. Dopo essere tornato in libertà, decide di tagliare i ponti con il crimine.
Come sarebbe stato lecito aspettarsi in un fumetto dei sixties Cage avrebbe indossato un costume, adottato un nome fantasioso e incominciato ad agire da supereroe. Invece niente di tutto ciò: Luke mette le sue capacità al servizio di coloro che possono pagarlo, alla stregua di un detective privato. In poche parole, Luke era ‘un eroe in affitto’, secondo il titolo del comic-book, e la molla che lo spingeva a combattere il male era il denaro. L’elemento del mercenarismo rese Luke peculiare e originale e almeno in principio la serie fu interessante, influenzata dai film polizieschi con protagonisti black stile Shaft. Era il cinema della cosiddetta blaxploitation che inseriva nei thriller e nei crime drama suggestioni da Black Power e che in anni recenti è stato rivalutato da registi del calibro di Quentin Tarantino.
Ma l’interesse nei confronti di Hero for Hire diminuì. Il fatto che Luke non avesse un nome di battaglia e un costume vero e proprio non piacque ai lettori Marvel più tradizionali. Si cercò di correre ai ripari chiamandolo Power Man e inserendolo nei Difensori e in contesti supereroici ma la conseguenza fu quella di snaturarlo. Quando poi fece coppia con Iron Fist in un mensile imperniato su entrambi, le atmosfere delle prime storie furono un lontano ricordo. Negli anni novanta si cercò di riproporlo chiamandolo semplicemente Cage, senza successo. Tuttavia, come sanno i Marvel fan, da qualche anno Luke ha assunto un ruolo rilevante nelle saghe dei Vendicatori e ha ottenuto visibilità in coppia con Jessica Jones.
Quando Joe Quesada divenne editor in chief della Marvel fece molto per innovare e svecchiare i fumetti della casa editrice. Tra le sue iniziative ci fu la nascita della linea Max, una divisione di comic-book for mature readers sulla falsariga della Vertigo. Gli autori Max potevano permettersi di realizzare storie più adulte e violente e non sembrò strano rivedere Cage. Panini Comics inaugura una collana da edicola che ristamperà varie opere Max in edizione economica. E si parte appunto con la miniserie Cage, scritta dal Brian Azzarello di 100 Bullets ed illustrata da un mostro sacro dell’underground, l’iperrealista Richard Corben.
Se vi aspettate le consuete atmosfere Marvel dovrete ricredervi. Azzarello riporta Luke alle origini ed esaspera l’elemento blaxploitation aggiornandolo con l’attitudine hip-hop che ormai è parte integrante dei giovani afroamericani. Luke agisce in un ghetto tormentato dalle gang di strada che ascoltano il gangsta rap, da spacciatori di crack, da prostitute, e dovrà vedersela con un villain noto ai fan dell’Uomo Ragno, il terribile Lapide, qui in versione più perversa ed estrema. La violenza abbonda ma non è mai gratuita e sempre adatta alle ambientazioni degradate descritte con incisività da Azzarello. E non manca l’erotismo sfrenato, ben rappresentato da procaci spogliarelliste e da prostitute visualizzate in maniera egregia da Corben.
I testi sono hard-boiled e la trama è avvincente, valorizzata da un ritmo serrato di impronta cinematografica e da numerosi colpi di scena. Dal canto suo, Corben porta la sua sensibilità underground in un prodotto Marvel e realizza tavole di grande impatto visivo che non potranno lasciare indifferente nessuno. Cage ha avuto il merito di riportare sotto la luce dei riflettori un personaggio intrigante e sottovalutato e la miniserie può senza dubbio essere considerata uno dei migliori esiti creativi della Marvel dell’era Quesada. Da provare.