L’Uomo d’Acciaio: il controverso finale e la sua complessità

Pubblicato il 24 Giugno 2013 alle 14:00

L’Uomo d’Acciaio esalta e delude, cosa c’è dietro il controverso finale?

Non è il Superman di vostro padre, di vostro fratello maggiore, di vostro cugino: è un Superman moderno, la cui modernità è da intendersi nella insicurezza e imprevedibilità degli eventi, nella difficoltà della scelta, nel percorso di crescita.

Man of Steel non è Batman Begins ma fortunatamente non è neanche Superman Returns.

Concettualmente è lontano dalla trilogia Nolaniana su Batman: se quella infatti era iper-realistica questa pellicola è meta-realistica privilegiando un approccio spettacolare nel senso più hollywoodiano del termine.

Si vede comunque l’imprinting di Christpher Nolan: l’attenzione per i dettagli e l’aver preso di peso materiale fumettistico più disparato e averlo riportato sullo schermo da John Byrne fino a Geoff Johns passando per J.M. Straczynski.

Di Zack Snyder si vede anche la mano e non sempre in positivo: il montaggio è singhiozzante ed alcuni passaggi sono lasciati in sospeso e/o lasciati “sottintesi” agli spettatori che non sempre riescono ad orientarsi così come i dialoghi che alternano grandi momenti a meri riempitivi.

MoS è un film d’azione – la battaglia finale di circa 1h e 10 minuti potrebbe non esaltare tutti – e di fantascienza unendo così le due anime principali e primordiali del personaggio, sì realistico ma anche fortemente debitore a quella suspension of disbelief tanto cara ai fumetti soprattutto quando c’è da applicare rigidi concetti scientifici ad un uomo che vola.

Mi è piaciuta molto l’organicità dei cambiamenti attuata sugli elementi classici del personaggio ed i suoi comprimari così come la scelta di una narrazione non lineare ovvero non abbiamo i 3 classici blocchi come sul Superman di Donner con Krypton, gli anni della crescita a Smallville e la comparsa a Metropolis ma un utilizzo di flashback sulla giovinezza/peregrinare del giovane Clark che rendono così il film meno prevedibile.

La Krypton di Snyder è meno algida di quella di Donner ma più altezzosa, meno asettica e più tecno-naturalistica Jor-El, interpretato da Russell Crowe,  è sorprendentemente fisico e la sua presenza, anche se in versione olografica, fa da guida spirituale al giovane Kal El distaccandosi così da quella perentoria ma univoca, seppur seminale, di Marlon Brando.

Analogo discorso si può fare per il villain del film il Generale Zod interpretato da un magistrale Michael Shannon che amplia l’interpretazione originale di Terence Stamp e vi aggiunge muscoli e risolutezza.

Dicevamo dei flashback sulla giovinezza di Clark a Smallville il cui climax è la rivelazione delle origini aliene da parte di Jonathan Kent.

Ci arriveremo,  prima però è importante sottolineare come l’esperienza televisiva di Smallville viene sapientemente filtrata qui per darci scene di vita quotidiana in cui l’elemento eccezionale, i poteri del giovane Clark, vengono tenuti segreti grazie alle cure amorevoli dei genitori adottivi Martha e Jonathan Kent appunto.

Jonathan Kent è il perno di queste scene interpretato da un indurito Kevin Costner le cui battute sono poche ma mai fuori posto, sempre pregne di un significato che sa di “vissuto” ma anche di un amore che non può esprimersi a parole ma soprattutto attraverso un gesto difficile come quello di rivelare a Clark le sue origini.

Henry Cavill è il Clark meno impacciato degli ultimi 75 anni ma anche il più combattuto, se vogliamo il più represso, avverte la gravità della “missione” che il padre biologico gli ha lasciato in eredità ed è quasi sollevato dall’apprendere la natura dei suoi poteri scaricandone il peso in un volo intorno al mondo una volta indossato il costume.

Cavill ha il merito non solo di riempire il costume con muscoli ben definiti ma anche di riuscire a rendere discretamente la parte umana/emozionale sia da figlio che da giovane uomo in cerca di risposte.

Amy Adams è una Lois Lane non più “damigella in pericolo” ma donna sicura, matura ed affascinante nonché giornalista d’assalto rendendo giustizia finalmente alla sua controparte fumettistica più moderna.

A discapito di una regia non impeccabile come detto sopra credo che MoS abbia una complessità importante che sfocia poi nel discusso finale.

E’ nozione fin troppo comune che Superman abbia una integrità morale superiore alla media, alcuni additano questo come il vero super-potere dell’Azzurrone, ma cos’è davvero questa integrità morale?

L’integrità morale è rintracciabile nell’aver imparato a conoscere i propri straordinari poteri, aver imparato a conviverci, averne preso coscienza: in un magistrale dialogo fra Jonathan Kent/Kevin Costner e Clark, con in mano un libro su Platone il filosofo che per esprimere il concetto di Bene usa la metafora del Sole ma anche quella “bancaria” del rapporto fra padre e figlio, sprona Clark dopo l’ennesimo atto di bullismo:

Avrei voluto colpirlo”

anche io a volte vorrei colpirli…ma dopo ti saresti sentito meglio?”

Clark devi decidere che tipo di uomo vuoi diventare…”

L’insieme di valori così forgiati dall’educazione “terrestre” è talmente forte da non poter rimanere sommerso, il bus scolastico che sommerso riemerge dalle acque del fiume spinto da un Clark adolescente, da questa paura che è la paura che ogni genitore ha distaccandosi da suo figlio e dal vederlo maturare e diventare un giovane uomo.

Jonathan Kent ha compiuto la sua missione ha cioè dato una Cosa a Clark che lo accompagnerà per sempre, ingombrante e pesante, inutile anche aggiungere altro: il gesto della mano nell’estremo sacrificio di fronte al tornado dello stesso Pà Kent è questo.

Clark urla: è l’urlo del sopravvissuto.

Il tema delle origini aliene, dell’unicità dei poteri e del sopravvissuto allora coincidono e si incastrano con la paura dell’altro/diverso che Snyder rielabora nel famigliare topos dell’invasione aliena.

E’ Perry White a gettare luce su questo aspetto chiedendo a Lois quale potrebbe essere la reazione dell’umanità se fosse confermata l’esistenza di un essere dai simili poteri.Preponderante non è la paura dell’altro dall’esterno, che l’esercito vuole liquidare e tenere a debita distanza con un semplice scambio con Zod, quanto la paura dell’altro simile a noi, nascosto fra noi. Superman deve allora guadagnarsi la fiducia dell’umanità attraverso l’azione, controbilanciando così gli ahimé sempre presenti richiami cristologici con quelli dell’etica protestante, e compiendo una scelta consapevole dapprima consegnandosi e poi mettendosi fra i soldati e i kryptoniani difendendo cioè coloro che di fatto vengono aggrediti e non possono difendersi.

Superman è il prodotto di una scelta o più scelte cosa che non è Zod, la scelta quindi è anche l’ago della bilancia che separa i due personaggi.

Come viene spiegato nel corso del film su Krypton vige una stretta politica eugenetica in cui ogni individuo viene generato con un preciso compito che per Zod è la guerra, la difesa del suo popolo che fallisce miseramente non con l’invasione della Terra ma già all’inizio con il colpo di stato fallito che costa la vita a Jor-El su Krypton.

Non è proprio Superman quell’eroe che doveva mostrarci la via nei momenti più bui e difficili?

Ecco il cuore del discusso finale: Zod mette Superman davanti ad una scelta:

può finire in un solo modo…o muori tu o muoio io!

La Cosa morale che muove Superman, eredità della sua cultura terrestre, è fortissima ed è ancora un urlo a suggellare la drammaticità dell’atto con cui lo scontro con Zod termina.

Qui la partita si gioca fra un’insieme insondabile di valori e l’essere pronto a superarli per un bene altro e più grande ed è il punto in cui confluiscono le esperienze dei genitori adottivi e di quelli biologici con Jor-El che “spiega” la vera natura del codice genetico trafugato da Krypton e affidato Superman.

La strada scelta è impervia quindi ed assolutamente di rottura simile per certi versi alla scelta che Batman compie alla fine di The Dark Knight.

E’ una iper-etica se vogliamo, una decisione folle che eccede qualsiasi regola o Legge: decidere in un attimo se salvare la Terra o risparmiare un solo uomo. Una decisione che un uomo normale non può capire né può prendere ma alla cui base vi è sempre la Cosa morale impartitagli dai genitori adottivi.

E’ un eroismo inedito, una conclusione su cui lo stesso Nolan sembra abbia espresso più di una perplessità, ma che inserita nel quadro più ampio del percorso in cui Snyder e Goyer hanno incanalato il personaggio risulta comprensibile.

L’urlo è questo: l’aver compreso di aver ecceduto quell’insieme di regole, di averle portate alla stremo ma anche di averle per certi versi applicate drammaticamente in una zona etica dove nessuno può/deve andare.

E’ una complessità quindi che merita senz’altro un approfondimento, magari nel sequel, un possibile trampolino di lancio ed un territorio che per i cine-fumetti è assolutamente inesplorato.

Sarebbe potuto finire in maniera diversa il film e più rispondente alla visione classica del personaggio? Probabilmente sì.

Avrebbe avuto senso far terminare la battaglia in maniera pacifica? Sì può darsi.

Il meta-testo del film sarebbe stato meno ricco? Assolutamente sì!

Perché il punto non è stabilire chi è più forte fra Superman o Zod nel tipico cliché della battaglia fra (super)eroi e non è neanche stabilire come mai un uomo-semplice dal cuore dell’America sia riuscito ad influenzare un bimbo alieno attraverso un crogiolo di valori semplici e universalmente condivisibili.

Il punto è comprendere la singolarità di Superman e della sua scelta.

Superman è in tal senso un Mucchio Selvaggio di una sola persona.

La presentazione finale di Clark Kent al Daily Planet è affermazione di questa singolarità rivelando definitivamente il ruolo della “identità segreta”: il mite Clark condivide i valori morali con Superman ma non può trascenderli, Superman sì e lo fa in maniera drammatica dimostrandone il valore eccezionale.

Nota: Ringrazio il Prof. Simone Regazzoni che mi ha permesso di usare i suoi concetti di Cosa Etica e Iper-Etica. Qualora voleste anche voi approfondire questi concetti vi consiglio il suo libro Sfortunato il paese che non ha eroi – Etica dell’Eroismo.

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