Non costa niente di Saulne – Recensione Coconino
Pubblicato il 25 Giugno 2013 alle 16:00
Un racconto, un’esperienza, una riflessione. Un viaggio interiore alla ricerca delle cose importanti, scortecciando la società per eliminare tutto il superfluo e rendersi conto che la falsità domina un mondo troppo ricco e lussuoso per accorgersi dei singoli. Elevando così la nostra parte più pulita e più vera.
Non costa niente
Autore: SAULNE (Sylvain Limousi)
Casa Editrice: Coconino Press
Genere: Drammatico, Biografico
Provenienza: Francia
Prezzo: 19.00 €, 17×24, pp. 186, col.
Data pubblicazione: Aprile 2013
In una Shanghai del 2008, consumista e in attesa delle Olimpiadi, il protagonista-turista Pierre logora i suoi giorni tra ristoranti di lusso e night club con ragazze facili. Ma i giorni si esauriscono insieme al denaro.
Pierre comincia, quindi, a notare che all’ombra dei gargantueschi grattacieli e dietro alla vita frenetica e convulsa della città, coesiste una metropoli gemella scevra di sontuosità e fatta di sguardi torvi e malinconici, dove i palazzi lasciano il posto alle catapecchie e i mezzi sfasciati e decadenti si sostituiscono alle sfarzose automobili.
Le vignette di Saulne sono regolari e ricche di particolari. Suggestivo e interessane l’utilizzo dei colori che diventano inevitabilmente interpreti del racconto, quello che Pierre non riesce ad esprimere viene visualizzato e percepito dal lettore attraverso la visione cromatica delle vignette. All’inizio della narrazione sono caldi e accoglienti, mano a mano che il protagonista riflette sul suo operato e il suo denaro si esaurisce, il colore delle tavole segue lo stesso destino.
Dai colori caldi si passa a colori smorzati e sempre più atonici fino alla completa dissoluzione. Domina infatti solo più la gamma di grigi, simbolo che l’eccessivo è stato eliminato e che i pensieri e le riflessioni vivide e intime possono ora affiorare in tutta la loro semplicità. Assistiamo durante questa meditazione a momenti totalmente asettici (gli scatti fotografici) che rendono ogni sensazione sterilizzata, assumendo una connotazione quasi documentaristica.
Il racconto parte quasi come un manuale di sopravvivenza per i turisti di Shanghai. La città viene rappresentata come dinamica e sempre in movimento. Gli abitanti descritti come poco orgogliosi del loro lavoro e schiavi del denaro. Affianco a questo lusso incontrastato ci viene illustrato un degrado celato, che pone delle domande e fa riflettere sulle impressioni della gente e dei turisti che vivono e transitano per la città. L’intolleranza è di casa e traspare una forte critica verso la censura e il consumismo. Una graphic novel considerevole che si presta ad una lettura a più livelli.
Una discesa nel baratro dove i beni secondari sono futilità e l’assenza di cibo diventa l’artefice delle visioni e delle allucinazioni del protagonista: “Ho sempre creduto che si potesse pensare solo con la testa, con il cuore e col cazzo. Ed ecco che un’altra parte di me fa valere imperiosamente i suoi diritti. Lo stomaco.” Da questo momento viene dato libero sfogo alle visioni e il racconto assume una connotazione intima a cui segue una maturazione interiore e una riflessione sull’importanza della vita e dei suoi beni primari.
Il tutto si riassume con questa citazione: “Perché fai sempre lunghe passeggiate da solo, invece di andare al ristorante o uscire con gli amici?” – “Perché camminare non costa niente!”. Filosofia maturata in saggezza.
Voto: 7 ½