L’Uomo d’Acciaio – Recensione in anteprima
Pubblicato il 15 Giugno 2013 alle 23:03
Il pianeta Krypton è condannato alla distruzione a causa dell’instabilità del suo nucleo. Lo scienziato Jor-El e sua moglie Lara mettono in salvo il neonato figlioletto Kal-El inviandolo sulla Terra con un’astronave. Atterrato a Smallville, in Kansas, il bambino viene trovato e adottato dai coniugi Kent che lo battezzano Clark. A causa della sua fisiologia aliena, Clark cresce sviluppando superpoteri che lo rendono un emarginato. Divenuto adulto, vaga per il mondo alla ricerca delle sue origini usando le sue capacità per fare del bene.
L’Uomo d’Acciaio
Titolo originale: Man of Steel
Genere: Supereroi – Fantascienza
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Russell Crowe, Kevin Costner, Diane Lane, Laurence Fishburne, Antje Traue, Ayelet Zurer, Christopher Meloni
Provenienza: USA
Durata: 143 min.
Casa di produzione: Warner Bros., Legendary Pictures, Syncopy, DC Entertainment, Third Act Productions
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 14 giugno 2013 (USA), 20 giugno 2013 (Italia)
Dopo il successo della trilogia del Cavaliere Oscuro, diretta da Christopher Nolan, la Warner Bros. ha deciso di affidare il reboot della saga cinematografica di Superman allo stesso team, con Nolan qui in veste di produttore e Zack Snyder alla regia. Tuttavia la produzione era partita con alcuni presupposti ed ha subito in corso d’opera una serie di variazioni. L’intenzione iniziale era quella di portare sullo schermo una saga con Superman come unico supereroe della Terra. Inoltre, Snyder e Nolan avevano dichiarato più volte e con forza che non era loro intenzione realizzare il film in 3D.
Le ingerenze della Warner hanno invece spinto il regista e lo sceneggiatore David S. Goyer a considerare il film come primo tassello di un DC Universe cinematografico condiviso da tanti supereroi, al pari di quello dei Marvel Studios, e la pellicola è stata riconvertita in 3D in post-produzione. Nolan sembra anche aver progressivamente preso le distanze dal progetto minimizzando, nelle interviste rilasciate, il peso della sua consulenza e ribadendo più volte che si tratta in tutto e per tutto di un’opera di Snyder.
I trailer e la massiccia campagna promozionale degli ultimi mesi hanno amplificato ulteriormente le aspettative del pubblico e dei fans DC, in particolare di quelli di Superman. Se permettete una nota personale, credetemi quando vi dico che quella che segue è una recensione che non avrei mai voluto scrivere. Ho sperato anch’io di trovarmi di fronte ad un capolavoro e, qualora così non fosse stato, mi ero ripromesso di cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno. Vivo la mia vita cinematografica in attesa dei film su Superman nello stesso modo in cui, da appassionato di calcio, aspetto il grande evento quadriennale dei mondiali. Se mi perdonate la metafora calcistica, vedere L’Uomo d’Acciaio è stato come assistere alla figuraccia degli Azzurri al Mondiale in Sudafrica: due pareggi e una sconfitta contro tre squadrette men che mediocri e Italia eliminata.
Spiace dirlo ma L’Uomo d’Acciaio è un film orribile e completamente sbagliato, dettato da una sceneggiatura pasticciata, confusa e priva di idee e da una regia che mescola il realismo di un mockumentary ad elementi digitali e fantatecnologici esasperati in un pasticcio visivo che non è né carne né pesce. Dimenticatevi la trama articolata de Il Cavaliere Oscuro, l’approfondimento psicologico di Batman Begins, la solida struttura narrativa di X-Men o le tematiche ben sviluppate di Spider-Man. Quello imbastito da Snyder è un videogioco piatto e senz’anima incapace di suscitare la benché minima emozione, costituito da scene tagliate con l’accetta e appiccicate con lo sputo.
Lo script si rifà alla rilettura fumettistica delle origini di Superman apportata da John Byrne a metà degli anni ’80. Sul pianeta Krypton le nascite sono controllate. I kryptoniani vengono generati e modificati geneticamente per essere predisposti a rivestire ruoli ben precisi nella società. Contravvenendo alle leggi del pianeta, Jor-El e Lara hanno deciso di avere un figlio in maniera naturale per concedergli libero arbitrio sul suo avvenire. Mentre il pianeta sta collassando e il Generale Zod tenta un colpo di stato, Jor-El invia suo figlio sulla Terra con il codice genetico kryptoniano. Le tematiche dunque sono anche interessanti, con il protagonista che deve scegliere tra le sue origini e il pianeta d’adozione, ma tutto viene sviluppato in modo superficiale e sommario.
Henry Cavill ha il fisico e il volto di Superman ma la sceneggiatura non lo aiuta a conferirgli il giusto spirito. Il suo passato viene ricostruito attraverso una serie di flashback in disordine cronologico. Niente che non si sia già visto in un qualunque episodio di Smallville. Oltretutto, Clark sembra portare sfortuna. Ovunque vada avvengono disastri: scuolabus che finiscono nel fiume, tornado, piattaforme petrolifere che esplodono e così via. Nella prima parte del film lo seguiamo mentre vagabonda per il NordAmerica facendo i lavori più disparati, un po’ come Bruce Banner nella serie tv anni ’70 de L’Incredibile Hulk. Vediamo perfino Clark a petto nudo con i pantaloni strappati e che riparte facendo l’autostop, proprio come succedeva nei telefilm sul Golia Verde della Marvel.
Non vengono mai gettate le basi del futuro di Clark come giornalista, risvolto che risulterà quindi incomprensibile. I suoi poteri non vengono né elencati né spiegati. I momenti più importanti del personaggio sono del tutto privi di enfasi e non riescono a suscitare emozioni nel pubblico. Il suo ruolo messianico e le scelte che è chiamato a prendere in tal senso sono appena abbozzati. I dialoghi sono preconfezionati, imbarazzanti e mancano completamente di spessore.
…CONTINUA E SI CONCLUDE NELLA SECONDA PARTE…
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Amy Adams, quattro volte nominata all’Oscar, è una Lois Lane priva di criterio. L’elemento che rende la giornalista interessante nelle storie di Superman è il suo rapporto con Clark e l’Uomo d’Acciaio, i sospetti che ha sulla sua identità segreta e i sentimenti che prova per entrambi. Qui tutto viene risolto al primo incontro tra i due e Lois diventa un pedina che sta un po’ dappertutto, in maniera peraltro pretestuosa, e non serve davvero a niente. La relazione sentimentale tra lei e Superman è affrettata, inconsistente e non coinvolge lo spettatore.
Michael Shannon, straordinario attore con all’attivo una nomination all’Oscar, è un Generale Zod monodimensionale, senza sfaccettature caratteriali. I trascorsi con Jor-El non bastano a renderlo un personaggio interessante. Non si riesce a biasimare davvero né lui né gli altri elementi del suo esercito, tra cui Faora, interpretata dalla bella Antje Traue, poiché si tratta di esseri modificati geneticamente, incapaci di provare discernimento morale e quindi nemmeno responsabili delle proprie azioni.
Russell Crowe conferisce a Jor-El la giusta intensità ma diventa insopportabile quando inizia a comparire in continuazione in forma di registrazione olografica troppo interattiva e sentimentale per essere credibile. Ayelet Zurer è una Lara incantevole e carismatica che fa il minimo sindacale. Kevin Costner, nel ruolo di Jonathan Kent, va avanti a prediche, dice quello che deve dire e il personaggio finisce lì. Il suo destino finale susciterà parecchie risate ed è inattendibile. Diane Lane fa un buon lavoro nel tratteggiare Martha Kent, forse l’unico personaggio che abbia una sua consistenza.
Laurence Fishburne è Perry White, direttore del Daily Planet, totalmente inutile e risolto in maniera banale. Il prof. Hamilton trascorre tutto il film a fare spiegoni assurdi su ogni elemento fantatecnologico. Christopher Meloni è il Colonnello Hardy, personaggio che dovrebbe rappresentare dapprima la diffidenza nei confronti di Superman e poi lo spirito di sacrificio dettato dalla forza ispiratrice del supereroe. Ma la transizione è affrettata e manca dell’appropriata spinta emotiva. Lo stesso dilemma che vede l’umanità costretta a scegliere se consegnare Superman agli alieni o meno resta irrisolto. Avete presente Spider-Man 2, quando i newyorkesi decidono di schierarsi con l’Arrampicamuri e difenderlo da Octopus? Ci si aspetta che qui l’umanità prenda una decisione in tal senso ma non avviene mai. Ridicola tra l’altro la scena di Clark che ne parla apertamente con un prete.
La cosa peggiore è che, nell’ultima parte, il film si trasforma in uno stucchevole ed esageratissimo disaster movie (o addirittura disaster porn come ha detto nella sua recensione Mark Waid, autore di Superman Birthright, una delle più belle riletture delle origini dell’Uomo d’Acciaio) al confronto del quale un qualsiasi Transformers è un capolavoro assoluto. C’è tanta di quella distruzione che si dovrebbero contare cadaveri a centinaia e non se ne vede neanche uno. Superman combatte come un folle irresponsabile. Scaraventa gli avversari contro pompe di benzina, grattacieli, veicoli e quant’altro senza curarsi minimamente dell’incolumità della gente.
Gli effetti digitali sono roba di dieci anni fa. 225 milioni di dollari di budget, quasi quanto quello di Avatar, e pare di assistere ad un filmetto con effettacci visivi degni di un Paul W.S. Anderson (Resident Evil) o di un Len Wiseman (Underworld). I movimenti dei personaggi nei combattimenti sono innaturali, il 3D, come prevedibile, non funziona. Il finale richiama un episodio controverso del Superman di John Byrne ma non ne vengono gettate le basi e non ci sono risvolti. L’epilogo è antiepico. La colonna sonora di Hans Zimmer decolla solo durante i titoli di coda. Bisogna fare i complimenti solo a chi ha montato il trailer dando la sensazione di un grande capolavoro epico.
Una delle più grosse delusioni degli ultimi anni. Snyder non riesce a conciliare lo stile cinefumettistico che lo ha contraddistinto in prodotti come 300, Watchmen e Sucker Punch con il contesto realistico richiesto dall’opera. Goyer, che già aveva dimostrato in precedenza le sue lacune, firma la sceneggiatura più disastrosa della sua carriera. Un film osceno che offende, tradisce e distrugge 75 anni di mitologia.